Un’epopea senza tempo: La rinascita di “C’era una volta in America”
La genesi di un capolavoro
La prima proiezione di “C’era una volta in America”, il 17 febbraio 1984, fu un fiasco colossale. La produzione si aspettava un film di non più di 160 minuti, ma Sergio Leone aveva in mente un’altra opera. Al montaggio finale, la durata della pellicola era di quattro ore e mezza, 269 minuti. Nelle sale americane uscì la versione imposta dalla Warner e da Arnon Milchan di appena 94 minuti, montata in ordine cronologico. L’epopea che conosciamo oggi, che procede per flashback e salti temporali, riproducendo i meccanismi della memoria, era stata ridotta a una banale gangster story, derubata del respiro universale che l’ha resa un simbolo della condizione umana. Alla luce di queste modifiche, Leone si rifiutò di firmare la versione americana.
Link al trailer di “C’era una volta in America”: https://trailers-ita.movieetv.com/search/c-era-una-volta-in-america
La riscoperta a Cannes
Al Festival di Cannes, il 20 maggio 1984, la durata di “C’era una volta in America” sarebbe salita a 229 minuti. Questa versione, sebbene meno estesa rispetto al montaggio originale, restituiva almeno parte dell’intenzione artistica di Leone. Tuttavia, molte scene cruciali erano ancora assenti, come la sequenza del cimitero con Louise Fletcher, premio Oscar per “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, nel ruolo della direttrice del cimitero.
Un restauro storico
Nel 2011, grazie all’acquisto dei diritti del film per l’Italia da parte di Andrea e Raffaella Leone, il restauro venne affidato alla Cineteca di Bologna, in collaborazione con The Film Foundation, New Regency e con il sostegno di Gucci. Il film ricomposto includeva scene eliminate nel primo montaggio, come la sequenza del cimitero e quella in cui Deborah (interpretata dalla talentuosa Elizabeth McGovern) recita a teatro nel ruolo di Cleopatra. L’attuale extended version-director’s cut dura 251 minuti, 22 in più della precedente.
Il sogno coltivato da una vita
Sergio Leone cominciò a pensare a “C’era una volta in America” tra la fine di “C’era una volta il West” e l’inizio delle riprese di “Giù la testa”, quindi alla fine degli anni Sessanta. Era affascinato dal romanzo “The Hoods” di Harry Grey, una storia autobiografica che parlava di un gruppo di gangster ebrei. Incontrò anche l’autore in carcere, ma questi era reticente nel dare dettagli sulla propria vita. Leone iniziò a girare il 14 giugno 1982, undici anni dopo aver terminato le riprese di “Giù la testa”.
Link al trailer di “C’era una volta il West”: https://trailers-ita.movieetv.com/search/c-era-una-volta-il-west
Un cast stellare
Sergio Leone scelse Robert De Niro per il ruolo di Noodles (David Aaronson), che accettò il progetto con entusiasmo. Inizialmente, il ruolo di Noodles era pensato per Joe Pesci, che poi interpretò Frankie Monaldi quando Leone decise che De Niro fosse più adatto al ruolo principale. Claudia Cardinale si propose per il ruolo di Carol, ma Leone scelse la meno nota Tuesday Weld. James Woods, relativamente sconosciuto all’epoca, divenne Max.
Luoghi indimenticabili
Le riprese durarono dieci mesi e si svolsero in location iconiche come New York, il lago di Como, Miami, Montreal, Parigi e Venezia. Una delle scene memorabili, in cui Noodles porta Deborah a cena in un albergo riservato solo per loro, fu girata all’Excelsior al Lido. Il film uscì con divieti per minori di 15 o 18 anni in diversi paesi come Brasile, Canada, Finlandia, Germania, Svezia, Irlanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.
Link al trailer di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”: https://trailers-ita.movieetv.com/search/qualcuno-volò-sul-nido-del-cuculo
La musica di un’amicizia
“C’era una volta in America” contiene due film: quello delle immagini e quello della musica. Sergio Leone ed Ennio Morricone, amici fin dai tempi della scuola, collaborarono per creare una narrazione parallela con la colonna sonora. Mai come in questo film, la musica di Morricone esalta e indaga nel profondo i personaggi, riflettendo la perdita dell’innocenza e la cruda violenza nel passaggio all’età adulta.
Un romanzo di formazione
“Dominic, il più giovane della banda di malviventi composta da Patsy, Cockeye, Max e Noodles, cade a terra e viene ucciso con un colpo di pistola da Bugsy, lo spietato boss del quartiere. Noodles lo soccorre e, prima di morire, Dominic gli sussurra: «Noodles, sono inciampato». Con questa tragica scena, inizia il “romanzo di formazione” di Noodles, che poi accoltella Bugsy e anche un poliziotto che tentava di disarmarlo. La galera e il passare degli anni plasmano la sua storia.
Una riflessione finale
“Un film che ha attraversato decenni tra revisioni e restauri, incapace di invecchiare per il suo linguaggio universale e per l’indagine profonda sull’animo umano. Forse, come gli specchi di memoria suggeriti dal montaggio non lineare, esiste una versione diversa di ciascuno di noi, nidificata tra il passato che non possiamo modificare e il futuro che ci sfugge sempre dalle mani. Che significato ha oggi, nel nostro presente instabile, un’opera così titanica come “C’era una volta in America”? C’è ancora tanto da esplorare sul suo conto, e ogni nuova visione offre audaci scoperte e rivisitazioni personali…”### I fantasmi del passato: La saga epica di “C’era una volta in America”
Un viaggio nel mondo di Sergio Leone
Il capolavoro di Sergio Leone, “C’era una volta in America”, è un mosaico complesso di amicizia, tradimento e reminiscenza. Interpretato da attori di calibro internazionale come Robert De Niro nel ruolo di David ‘Noodles’ Aaronson, James Woods come Max Bercovicz, Elizabeth McGovern nella parte di Deborah Gelly, e Joe Pesci che dà vita al personaggio di Frankie Monaldi, questo film ha segnalato una pietra miliare nella cinematografia mondiale. Guarda il trailer.
L’essenza del destino
Il destino è uno dei temi centrali del film. Gli spettatori, tramite il racconto di Noodles, si vedono travolti dalla stessa apatia e indecisione che il protagonista sperimenta. Max, interpretato magistralmente da James Woods, rappresenta il fulcro di contrasto e motivazione. “Noi siamo come il destino: chi va a star bene e chi va a prenderselo in culo,” dice Max in una scena memorabile, suggerendo che le loro vite erano già scritte.
Personaggi e introspezione psicologica
- Noodles: Il viaggio di Noodles è segnato dalla perdita e dalla redenzione. Nonostante i suoi atti criminali, c’è un’umanità intrinseca nel suo personaggio che fa riflettere lo spettatore su temi profondi di fallimento e rassegnazione.
- Max: Max è il vero antieroe shakespeariano, un Jago che tradisce senza scrupoli. La sua traiettoria nel film è un simbolo della corruzione assoluta che il potere può portare.
- Deborah: Elizabeth McGovern interpreta Deborah con una grazia e una forza che rendono il suo personaggio sia un simbolo di salvezza che di dannazione. Il suo legame con Noodles è enigmatico e tormentato.
La narrazione frammentata
La struttura non lineare del film offre un viaggio nel tempo che trascende la semplice cronologia. Da un 1933 al 1918, poi al 1930 e infine al 1968, lo spettatore viene immerso in un cerchio di ricordi che non si chiude mai completamente. L’inizio e la fine del film si fondono in un modo che riflette la natura ciclica del destino umano.
Confronti letterari e cinematografici
Il film si apre con Noodles che legge “Martin Eden” di Jack London, una scelta non casuale. Il percorso di Martin Eden, che parte dal nulla per conquistare tutto solo per perdere se stesso, rispecchia quello di Noodles. In una delle sequenze più evocative, Noodles parla del tempo perduto, e la sua dichiarazione - “Sono andato a letto presto” – echeggia l’introduzione della “Recherche” di Proust. Tuttavia, a differenza di Proust, per Noodles il tempo è perduto per sempre, senza possibilità di recupero.
L’amore e la violenza
Una delle dimensioni più complesse del film è rappresentata dalla relazione tra Noodles e Deborah. È una relazione definita dalla violenza e dalla passione sfrenata. La scena della cena e del successivo stupro in auto è particolarmente scioccante e dolorosa, evidenziando le contraddizioni di un amore che non conosce limiti ma che è destinato a essere distruttivo. “Nessuno t’amerà mai come t’ho amato io,” dice Noodles, un’affermazione cruda che racchiude tutta l’ambiguità della loro relazione.
Un’eredità indelebile
La capacità di Sergio Leone di esplorare temi universali attraverso il filtro del crimine organizzato ha reso “C’era una volta in America” un classico immortale. Questo film non offre risposte facili, ma piuttosto invita lo spettatore a riflettere sulle sue complessità. Il cerchio del destino continua a girare, e ogni visione del film rivela nuove sfumature e profondità.
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Guardare “C’era una volta in America” è come aprire una porta verso un passato che non si può recuperare, ma che continua a influenzare ogni decisione presa nel presente. Forse la vera domanda non è cosa farà Noodles, ma cosa faremo noi quando il Destino busserà alla nostra porta. Cosa significherà per ciascuno di noi la misteriosa lettera che ci prepara al futuro?Una volta Upon a Time in America: un’immersione profonda nel capolavoro di Sergio Leone
Il cinema, per molti di noi, è uno specchio che riflette le emozioni più profonde e i pensieri più nascosti. “C’era una volta in America” è uno di quei film che riesce a catturare l’essenza stessa dell’esistenza umana. Diretto da Sergio Leone, il film ha lasciato segni indelebili nella mente e nel cuore degli spettatori. Con nomi illustri come Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, e Jennifer Connelly nel cast, il film ha saputo radicarsi nel panorama cinematografico globale.
Rivelando il cuore del film
Il film narra la storia di David ‘Noodles’ Aaronson (Robert De Niro) e i suoi amici d’infanzia, che crescono e diventano importanti gangster nella New York degli anni ’20 e ’30. Il destino di Noodles è segnato da una serie di eventi tragici che lo porteranno ad un cammino di riscatto e vendetta. Guarda il trailer per avere un assaggio di questa epica saga.
Una trama di emozioni
In una scena particolarmente toccante, Noodles riflette: “Deborah esiste, è là fuori, esiste!”. Questa frase, carica di disperazione e speranza, riflette il profondo amore non corrisposto tra Noodles e Deborah (Elizabeth McGovern). Quando Noodles assiste Deborah recitare Cleopatra, sceglie di partecipare ad una festa, inconsapevole che quella festa sarà il preludio a una serie di rivelazioni devastanti.
Questo duplice aspetto, dove il protagonista è sia l’oppresso che l’oppressore, rende il personaggio di Noodles incredibilmente umano. Il rifiuto di riconoscere la vera identità di Bailey (James Woods) è il culmine della sua vendetta. Nella sua frase finale: “Buonanotte signor Bailey”, Noodles rifiuta di accordargli la giustizia che tanto desidera.
L’universo di Noodles
Analizzando il cuore pulsante di questo personaggio, possiamo percepire la forza della vendetta combattuta con il silenzio e l’assunzione di responsabilità. La sua consapevolezza enorme e pesante è la chiave della sua forza emotiva. La scena finale, con De Niro che sorride enigmaticamente dietro un velo in una fumeria d’oppio, è un simbolo potente della dissoluzione delle illusioni e della natura ciclica della memoria.
Una memoria contorta
Un’altra riflessione interessante da considerare è la natura stessa della narrazione del film. Sergio Leone aveva dichiarato che “C’era una volta in America” rappresenta un sogno di Noodles. Forse, il film è la rappresentazione della sua memoria, un viaggio attraverso la psiche umana dove ogni scena è invocata da uno squillo di telefono lontano.
Il richiamo al romanzo di formazione senza speranza è inevitabile. Non esiste provvidenza in questa storia; come ha detto lo stesso Leone, citando Joseph Conrad: “Credevo fosse un’avventura. Invece era la vita”.
La settima arte senza lieto fine
“C’era una volta in America” ha raggiunto uno status quasi leggendario nonostante non abbia vinto l’Oscar, il Golden Globe o il David di Donatello. Questo può essere indicativo di quanto il film fosse avanti rispetto al suo tempo, camminando su quel crinale sottile che separa realtà e fantasia.
Tease the future
Questo capolavoro offre una finestra aperta su una storia di vendetta, riscatto e perdita. La sua profondità emotiva e la sofisticata struttura narrativa continueranno a influenzare il modo in cui vediamo e comprendiamo il cinema. Forse, ogni volta che rivediamo questo film, c’è una nuova sfumatura da scoprire, un nuovo dettaglio che emerge dalle ombre del passato.
La forza di questo film risiede nella sua capacità di farci riflettere sulla natura della memoria e sulla complessità dell’animo umano. Chissà quali altre riflessioni ci riserva ”C’era una volta in America”.