Paul Schrader torna a sorprendere con “I tradimenti”: Un’esplorazione profonda del cinema e della verità
Un nuovo capitolo cinematografico: La quinta collaborazione tra Schrader e Gere
Nel 1980, regista e sceneggiatore Paul Schrader e l’attore Richard Gere avevano fissato un’icona del nuovo decennio con “American Gigolò”. Quasi mezzo secolo dopo, il duo torna a collaborare in un altro affascinante progetto: “I tradimenti” (titolo originale “Oh Canada”), l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Russell Banks. Per chi vuole dare un primo sguardo alla pellicola, il trailer è disponibile a questo link: https://trailers-ita.movieetv.com/search/i-tradimenti.
Leonardo Fife: Un uomo tra realtà e inganno
Richard Gere interpreta Leonard Fife, un documentarista rinomato per il suo impegno politico e per documentari che hanno fatto storia. In preda a una malattia terminale, Leonard accetta di essere intervistato da due suoi ex allievi, anche loro documentaristi, alla presenza della moglie Emma, interpretata da Uma Thurman. Ma invece di focalizzarsi sul suo lavoro, Leonard inizia a svelare verità nascoste sulla sua vita.
Una confessione intricata: Leonard ammette che la sua celebre fuga negli anni ’70 dal Vietnam verso il Canada non era motivata da ideali eroici, bensì da motivi personali molto più oscuri. In un alternarsi di flashback, il giovane Leonard è interpretato da Jacob Elordi, mentre lo stesso Gere assume il ruolo del Leonard più anziano, aggiungendo ulteriore profondità alla narrazione.
Realtà o delirio? L’ambiguità cinematografica di Schrader
L’opera di Schrader gioca intelligentemente con l’ambiguità. Leonard, ormai consumato dalla malattia e dai medicinali, inizia a mescolare le sue storie rendendo difficile discernere realtà e fantasia. Schrader riesce a mostrare come l’immagine cinematografica possa essere una scorciatoia per la verità ma anche una bugia permanente.
Una riflessione sulla vita e sulla morte: Il film esplora l’ambivalenza dell’immaginario cinematografico, che può eternizzare non solo la vita, ma anche la morte. Di sequenza in sequenza, Schrader gestisce con abilità questa progressione delicata, offrendo alla storia una chiara ma inquietante deriva.
Un viaggio attraverso il disordine umano
Gere e Thurman offrono interpretazioni potenti, immergendosi nei loro ruoli con una naturalezza disarmante. Leonard, uomo di indiscussa integrità pubblica, viene rappresentato nella sua lotta interiore per riconciliare le sue azioni passate con il suo io presente.
Un’introspezione cinematografica: Schrader non cerca di svelare verità assolute. Piuttosto, usa la macchina da presa per narrare la disordinata realtà del protagonista, nei suoi chiaroscuri, nella sua affascinante complessità. Proprio in questo disordine, forse, possiamo trovare un ordine superiore, un significato nascosto, una dimensione eterna.
Conclusioni aperte: Un invito alla riflessione
Paure, tradimenti, ricordi e malattie si intrecciano in un film che naviga attraverso la complessa struttura della memoria e dell’identità. Schrader, con la sua caratteristica delicatezza narrativa, ci offre una storia che lascia spazi vuoti da riempire con le nostre riflessioni.
“I tradimenti” si inserisce così nella tradizione del cinema come specchio dell’anima e, come ogni specchio degno, restituisce un’immagine che è tanto più veritiera quanto più ambigua. Una pellicola da vedere e rivedere, per perdersi e ritrovarsi nelle pieghe di una vita vissuta e narrata. Una storia eterna, mai trita, sempre attuale.