L’adattamento cinematografico di un’amata storia per bambini: tra magia e kitsch
Dall’infanzia al grande schermo
Crescere leggendo il romanzo per bambini “Chitty-Chitty-Bang-Bang” significava immergersi in un mondo di avventure affascinanti e surreali. Così, quando arrivò la versione cinematografica di Hollywood, l’aspettativa era altissima. Come il libro, il film doveva raccontare la storia di una famiglia con un padre che costruisce un’auto volante magica. Tuttavia, le somiglianze si fermavano qui. Il tono del libro era asciutto e irriverente—non sorprende, dato che l’autore era Ian Fleming, noto per i romanzi di James Bond—mentre il film si rivelava un pezzo colorato di kitsch musicale, quasi in stile Disney.
La delusione di una rilettura forzata
La pellicola prese una via completamente diversa dal testo originale, sostituendo l’assurda saga di gangster e fughe miracolose con una fiaba più ampia e meno affascinante. Guardando il film, mi chiedevo quando sarebbe iniziata la vera storia—quella che avevo amato. Ma non iniziò mai. Alla fine del film, provai l’equivalente di un trauma per un bambino di nove anni: una disillusione totale.
L’economia dello spettacolo
Era evidente che i veri ‘cattivi’ non fossero i personaggi del film, ma gli executive della United Artists, ansiosi di adattare il libro al cinema. Distrussero la bizzarria del racconto di Fleming per creare un film più commerciabile. Tuttavia, bisogna ammetterlo: questi executive hanno impostato un modello per molte future adattazioni cinematografiche di libri per bambini.
La formula del successo dubitativo
Prendi un adorato libro per bambini, elimina le sue peculiarità più intriganti, sostituiscile con elementi di intrattenimento standard, e voilà, hai un successo! (O almeno, questa è la teoria). Per ogni film come “Charlotte’s Web”, che rappresenta un’autentica e tenera trasposizione di un classico, ci sono molte più esperienze deludenti come “Harriet the Spy” oppure “Stuart Little”, che distorce il melanconico fascino del libro originale con gag slapstick.
L’ultimo esempio: “Harold e la matita viola”
Alla lunga lista di adattamenti cinematografici che sviliscono lo spirito originale del libro, possiamo ora aggiungere Harold e la matita viola. L’opera, tratta dal libro illustrato di Crockett Johnson pubblicato nel 1955, racconta di Harold, un bambino di quattro anni con una grande matita viola che permette di disegnare nel vuoto qualsiasi cosa immagini, facendola diventare reale.
Harold e la matita viola affascinò per la sua semplicità, ma la sua trasposizione cinematografica è una celebrazione degli effetti speciali. Il personaggio principale, interpretato dall’attore adulto Zachary Levi, si allontana dal disegno animato per essere catapultato in un mondo reale, trasformando il film in una commedia su un pesce fuor d’acqua.
Un cast singolare per un progetto ambizioso
Levi, noto per il suo ruolo in “Shazam!”, qui appare fuori luogo nel ruolo di Harold. Il suo performance è esasperata, mai riflessiva come l’originale. Al suo fianco, vediamo apparire Moose – interpretato con entusiasmo da Lil Rel Howery – e Porcupine, una punk dal ciuffo viola incarnata dalla fiammeggiante Tanya Reynolds, perfetta per un potenziale biopic su Sinéad O’Connor.
Le dinamiche narrative
Diretto da Carlos Saldanha, un veterano dell’animazione (“Rio”, “L’era glaciale”), il film adatta le dinamiche del libro in una narrazione superficiale e scontata. Harold e i suoi amici stringono un legame con Mel e sua madre Terry (Zooey Deschanel), una delle poche figure razionali del film. La ricerca di Harold per il suo misterioso “vecchio” termina con una visita alla casa di Crockett Johnson, un tocco marginalmente emozionante.
La libertà dell’immaginazione
La questione si complica ulteriormente con l’introduzione di un bibliotecario malvagio (Jemaine Clement) che vuole usare la matita viola per animare il suo romanzo fantasy. Questo twist arriva troppo tardi per ravvivare la vicenda. Il film conclude con un appello all’immaginazione, ma il vero potere creativo della matita viola viene tralasciato a favore di formule già sperimentate.
In breve, “Harold e la matita viola” tenta di celebrare la fantasia, ma finisce per ridurre il desiderio di evasione e di stupore del libro originale a una mera scala di algoritmi prevedibili. Tuttavia, per chi desidera approfondire questa nostalgica produzione, si può sempre guardare il trailer e fare un viaggio nel passato.