# Una nuova luce su John Belushi: la rivelazione di un’intervista del 1979
Un’intervista inedita del 1979 con John Belushi, condotta dal critico musicale Steve Bloom del Soho Weekly News, è stata finalmente resa pubblica nell’audiolibro documentario “Blues Brothers: The Arc of Gratitude”. Questo imperdibile documento, uscito tre anni prima della morte di Belushi nel 1982, offre uno sguardo intimo e sincero sulle controversie legate ai The Blues Brothers, il gruppo musicale fondato da Belushi e Dan Aykroyd nel 1978.
Durante l’intervista, Bloom espose a Belushi diversi titoli di articoli che criticavano i The Blues Brothers. Le accuse principali riguardavano il fatto che due uomini bianchi stavano capitalizzando su un genere musicale profondamente radicato nella storia afroamericana, consolidato da artisti neri. Il comico rispose con tono deciso:
> “È semplicemente strano, sai? Perché dovrei fare queste cose? Le persone che mi guardano capiscono perché lo faccio, e pure i membri della band. Gli altri — c’è un certo grado di gelosia, penso, coinvolto… Perché faccio ciò che faccio? Prima di tutto, non ha niente a che fare con l’ego, con i soldi, o con il bisogno di essere amato dal pubblico. Non ho nessuno di questi sentimenti.”
Belushi era chiaramente turbato dalle critiche, evidenziando come queste danneggiavano non solo la sua immagine, ma anche quella della band:
> “Che cosa diavolo pensano che io sia, comunque? Non riesco a capire perché mi attacchino — vedi, quando attaccano me, attaccano la band, e odio quando attaccano la band, perché poi li fa sembrare dei deficienti per aver fatto quello che hanno fatto per me.”
Questa difesa appassionata sottolinea l’importanza della collaborazione e del rispetto reciproco all’interno del gruppo, che spesso includeva artisti neri.
Uno degli argomenti più delicati sollevati da Bloom riguardava la lunga storia di musicisti bianchi che traevano profitto dalla musica nera, mentre i musicisti neri non godevano dello stesso riconoscimento e guadagno. Belushi ribaltò la critica affermando:
> “Questo non è lo scopo dei Blues Brothers! Dico sul disco, ‘Compra quanti più dischi blues puoi’. Presento la mia band, cosa che non viene mai fatta. Condivido il palco con ogni membro del gruppo, cosa che non viene mai fatta. Ho, Danny Aykroyd, sai, dividiamo tutto alla pari, do alle persone, agli artisti delle parti dell’album. Li metto in un film, sai? Nessuno mi crede!”
Queste parole provengono da un uomo profondamente appassionato alla musica blues e alla sua comunità. Infatti, Belushi conclude dicendo:
> “Non sono fantastico, ma non è questo il punto!”
Il documentario “Blues Brothers: The Arc of Gratitude”, narrato da Dan Aykroyd, rappresenta un tributo a quasi 50 anni dall’esordio del duo su “Saturday Night Live” nel 1976. Il formato audio, arricchito con interventi di numerosi collaboratori della band e dei film, offre una prospettiva ineguagliabile su quella che è stata un’avventura artistica straordinaria.
Se vuoi scoprire di più sulle storie dietro queste leggende, puoi ascoltare l’intervista completa su Audible a partire dal 25 luglio.
Per coloro che vogliono approfondire da subito, ecco un link al documentario: Blues Brothers: The Arc of Gratitude.
I Blues Brothers non sono stati solo un fenomeno musicale ma un vero e proprio mito culturale. Da un lato, hanno portato la musica blues a un pubblico più vasto; dall’altro, hanno suscitato discussioni accese su tematiche razziali e appropriazione culturale. In quelle performance esplosive e nei celebri sketch comici di SNL, è racchiuso un pezzo di storia americana fatto di suoni, battute e ritmi irresistibili.
Rivedere oggi l’intervista di Belushi significa riportare alla luce un tempo in cui la musica poteva ancora essere un veicolo potente di cambiamento e riflessione. E se l’eredità dei Blues Brothers continua a brillare, è anche grazie a momenti come questi, che ci ricordano il valore dell’arte e la sua capacità di unire.
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Per maggiori dettagli sui Blues Brothers e il loro mondo, guarda il trailer del film originale del 1980 The Blues Brothers.
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