L’eredità del passato nel cinema: “Legacy: The De-Colonized History of South Africa” di Tara Moore
Un racconto di speranza e riflessione
Nel vasto universo del cinema, emergono opere che portano avanti messaggi potenti, capaci di rievocare e reinterpretare i complessi percorsi storici delle nazioni. “Legacy: The De-Colonized History of South Africa”, diretto e interpretato da Tara Moore, è uno di questi film, aprendo la 45a edizione del Durban International Film Festival il 18 luglio. Attraverso questo documentario, Moore, nata in Sudafrica ma ora stabilita negli Stati Uniti, affronta la brutale storia del suo paese d’origine, celebrando il 30º anniversario del governo della maggioranza nera.
Per scoprire di più su questo avvincente documentario, puoi guardare il trailer e la scheda informativa del film Legacy: The De-Colonized History of South Africa.
Dalla colonia alla democrazia: un viaggio faticoso
Descrivendo il film come un’“esplorazione” del lungo viaggio dal periodo coloniale alla nascita di una nazione democratica, Moore esamina come l’eredità dell’oppressione sistematica che ha cercato di sopprimere i diritti e le speranze della maggioranza nera abbia gettato le basi per una nazione moderna che ancora lotta per mantenere le sue promesse. “Il Sudafrica è il paese più diseguale del mondo,” dichiara la regista. “La domanda è perché resta così diseguale se abbiamo la democrazia? Perché quella disuguaglianza persiste se nel ’94, per legge, tutto era presumibilmente uguale?”
Vita tra due mondi: un’infanzia nomade
Nata nel 1986, nei ultimi anni dell’apartheid, Moore ha vissuto un’infanzia nomade, oscillando tra il Sudafrica e gli Stati Uniti. La sua storia ricorda quella di Trevor Noah, come lei stessa ammette: “Proprio come il libro di Trevor Noah, sono nata come un crimine.” Figlia di accademici – la madre politologa sudafricana di origine indiana e il padre economista canadese – ha trascorso parte della sua giovinezza in vari paesi tra cui Singapore e Corea del Sud, a causa degli impegni lavorativi dei genitori.
Dove si intrecciano passato e presente
Nel 1994, con il Sudafrica sull’orlo delle prime elezioni democratiche, la famiglia di Moore si trasferì a Stellenbosch, una città storica nel cuore della comunità afrikaner. La madre di Moore divenne la prima professoressa di colore all’Università di Stellenbosch, un’istituzione fondata nel 1874 che annovera tra i suoi ex alunni alcuni dei fautori dell’apartheid. Nonostante la vita relativamente privilegiata, Moore ha sperimentato di prima mano la profonda disuguaglianza: la sua pelle marrone suscitava incredulità e sospetti tra i locali, evidenziando il divario razziale ancora esistente.
Analisi della persistenza delle disuguaglianze
“Legacy” segue in gran parte il percorso che ha portato alle elezioni del 1994, che hanno visto Nelson Mandela salire al potere, ponendo fine a quasi cinque decenni di dominio bianco sotto l’apartheid. Il film contiene ampi filmati d’archivio e interviste con accademici, attivisti e figure politiche di primo piano, tra cui Wilhelm Verwoerd, il cui nonno, Hendrik, è considerato l’“architetto dell’apartheid.” Queste interviste aiutano Moore a fare luce sulla legislazione coloniale e dell’apartheid che ha privato di diritti più dell’80% della popolazione, e su come quelle politiche abbiano posto le basi per l’ineguaglianza persistente.
Per capire meglio l’importanza storica e sociale, guarda il trailer e consulta la scheda informativa di Nelson Mandela: The Struggle for Freedom.
Un viaggio verso il futuro
Se in qualche modo “Legacy” funziona come “Una storia del popolo del Sudafrica,” non è per caso. Il film è il frutto di un lungo periodo di riflessione e introspezione da parte di Moore, che nella sua vita adulta ha combattuto con la consapevolezza che gran parte dell’esperienza del colonialismo e dell’apartheid sudafricano era assente dai libri di testo della sua infanzia. “Avrei voluto imparare questa storia crescendo,” dice.
Mentre la regista riflette su come i suoi coetanei dell’infanzia siano oggi i decisori e i leader di pensiero del Sudafrica, osserva che molti sono rapidi a incolpare l’African National Congress (ANC) per i mali del paese, senza comprendere che è stato l’apartheid a mettere il Sudafrica in quella difficile situazione. “Sì, questo governo è corrotto. Non sono una fan,” dice. “Ma non ci ha portato qui. Non sta solo riuscendo a tirarci fuori.”
La speranza per una nuova generazione
Nonostante le sfide, Moore è ottimista per il futuro del Sudafrica. “Trent’anni è un periodo molto breve per un paese,” afferma. “Il 1994 è stato l’inizio del nostro viaggio. È stata la fine dell’apartheid e del dominio razziale, ma l’inizio della democrazia. È stato l’inizio di un paese.” E continua: “Ci sono voluti centinaia di anni per arrivare alla democrazia, quindi, naturalmente, ci vorranno quattro secoli e mezzo di danni da invertire. E ci vorrà del tempo.”
Il viaggio del Sudafrica è ancora lontano dal concludersi, e “Legacy: The De-Colonized History of South Africa” serve non solo come riflessione sul passato, ma anche come promemoria delle sfide e delle opportunità che attendono un futuro migliore.
Per esplorare ulteriormente queste storie potenti, consulta anche Stories of South African Democracy.