# Una nuova interpretazione del mito del lupo mannaro: “The Beast Within”
Il fascino dei film horror risiede non solo nelle storie che raccontano, ma anche negli ambienti in cui sono ambientati. Questo è particolarmente vero per “The Beast Within”, un film che si distingue per la sua ambientazione unica nel cuore dello storico bosco di Harewood e nel castello situato nel West Yorkshire.
La trama di “The Beast Within” inizia con un prologo suggestivo che risale a secoli fa, introducendo una maledizione ereditaria che tormenta la famiglia protagonista. La storia si sviluppa in un contesto temporale vagamente definito, che può essere qualsiasi momento negli ultimi 50 anni. I personaggi principali vivono in un isolamento quasi medievale, gestendo una fattoria e allevando bestiame.
La giovane Willow è il centro di questo microcosmo. Interpretata da Caoillinn Springall (già vista ne “Il cielo di mezzanotte” accanto a George Clooney), è una bambina asmatica e fragile, senza fratelli né amici con cui giocare. Vive in una proprietà rurale che mescola un certo decadimento aristocratico con un’aria di trasandatezza. La madre Imogen (Ashleigh Cummings) e il nonno materno Waylon (James Cosmo) si prendono cura di lei con grande rigore.
Kit Harington, noto per il suo ruolo in “Game of Thrones”, interpreta Noah, il quarto membro della famiglia. Noah è un personaggio autoritario e mercuriale, ma spesso assente. Quando è presente, la sua autorità è una fonte di tensione con il nonno di Willow. Un giorno, Willow scopre un inquietante segreto su suo padre: torna a casa nudo, sporco di sangue e apparentemente selvaggio. Scopre così che Noah diventa un lupo mannaro con ogni plenilunio e che le sue pulsioni sanguinarie vengono placate con gli animali della fattoria che Imogen gli lascia.
La bellezza visiva del film è uno dei suoi punti di forza. La cinematografia di Daniel Katz è impeccabile, con scene di foreste incantate avvolte nella nebbia che sembrano uscite da una fiaba dei Grimm. Il design della produzione, curato da Russell De Rozario, è ricco di dettagli barocchi, come i lampadari di corna. Anche la colonna sonora, composta da Nathan Klein e Jack Halama, contribuisce all’atmosfera con note che richiamano il folklore tradizionale.
Nonostante l’esperienza visiva, il film soffre di una trama non sufficientemente sviluppata. I rapporti familiari sembrano forzati, con la giovane Willow che sospetta precocemente la natura del padre. Kit Harington offre una performance intensa, spesso nudo e selvaggio, ma il film aspira a essere anche un dramma psicologico domestico, senza però costruire una complessità e una sfumatura sufficienti a supportarlo.
“The Beast Within” cerca di affrontare temi profondi come la mascolinità tossica patriarcale, ma lo fa in modo troppo superficiale e tardivo per risultare efficace. C’è un vago suggerimento che Willow possa manipolare gli eventi attraverso i suoi giocattoli e la casa delle bambole, ma questo filo conduttore non viene mai esplorato appieno.
Alexander J. Farrell, al suo primo lungometraggio narrativo, dimostra una significativa padronanza tecnica e artistica. Tuttavia, il film manca di quelle idee forti che potrebbero elevare l’opera oltre il semplice esercizio di genere. Non riesce a generare la tensione e l’identificazione con i personaggi che sarebbero necessarie per lasciare un segno duraturo.
“The Beast Within” resta quindi un’opera visivamente affascinante, ma non memorabile. Un diversivo raffinato che si inserisce nei già ampi annali del cinema sui lupi mannari senza portare una novità sostanziale.
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