Venezia apre il sipario: Festival del Cinema tra luci e ombre
Per dieci giorni, il Festival del Cinema di Venezia sarà il centro del mondo cinematografico, illuminato dalla presenza di grandi star come Joaquin Phoenix e Lady Gaga con il loro attesissimo “Joker: Folie à Deux”, Cate Blanchett nella serie TV di Alfonso Cuarón “Disclaimer” e Daniel Craig nel nuovo film di Luca Guadagnino, “Queer”. Ma dietro tutto il glamour, il direttore artistico Alberto Barbera assicura che il festival mantiene una vena di impegno sociale e politico.
Sguardo oltre il glamour
Il mandato di Barbera al Festival di Venezia è stato esteso fino al 2026 dal nuovo presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco. Nonostante il cambiamento politico che ha portato alla sua nomina, Barbera ha ricevuto carta bianca per condurre il festival secondo la sua visione. In un periodo in cui i festival cinematografici stanno diventando strumenti cruciali per affrontare i problemi più pressanti del mondo, Venezia non fa eccezione.
L’edizione di quest’anno affronta due delle crisi geopolitiche più importanti del nostro tempo. “Non abbiamo mai evitato temi controversi”, afferma Barbera. “Quest’anno abbiamo documentari che esplorano entrambi i lati del conflitto Russia-Ucraina” — come “Russians at War” della regista russa esiliata Anastasia Trofimova e “Songs of Slow Burning Earth” della cineasta ucraina Olha Zhurba. “E ci sono film israeliani e palestinesi che riflettono sulle contraddizioni di questo conflitto.”
Il cinema tra crisi e rinascita
Riflessioni sul ‘box office’ globale
Uno degli argomenti caldi riguarda il declino del box office globale e le ripercussioni della pandemia sul settore cinematografico. “La caduta degli incassi è una conseguenza della pandemia e del periodo post-pandemico. Le persone sono state costrette a restare a casa per anni, il che ha portato a una crisi di produzione e distribuzione”, spiega Barbera.
La rinascita del cinema richiede investimenti, creatività e tempo. “Il settore cinematografico è, in alcuni aspetti, lento e non sempre reattivo. Ma possiamo sicuramente parlare della prospettiva di una ripresa, forse già dall’anno prossimo, quando torneremo a una produzione regolare e usciranno nuovi contenuti strategici. Sappiamo che il pubblico può essere riconquistato.”
La lunghezza dei film in un’epoca di streaming
Un’altra tendenza importante è la durata sempre più variabile dei film. Barbera osserva: “Una delle trasformazioni più significative dell’industria riguarda la durata dei film. I film di 90-120 minuti stanno diventando eccezioni.”
Da un lato, ci sono film brevi destinati a piattaforme come TikTok e YouTube. Dall’altro, pellicole con durate più lunghe cercano di competere con l’offerta ricca e complessa delle serie TV, offrendo esperienze cinematografiche più immersive e articolate.
L’erotismo e i conflitti politici
Il ritorno del cinema erotico
Quest’anno, il festival segnala il ritorno del cinema erotico “in tutte le sue forme”. Tra le opere più provocatorie, Barbera menziona “Disclaimer” di Alonso Cuarón, in particolare il quarto episodio della serie interpretata da Cate Blanchett, che è “davvero molto estremo”.
La complessità delle narrazioni sul conflitto israelo-palestinese
Uno dei temi più delicati trattati al festival è il conflitto israelo-palestinese. ”Non c’è un film palestinese sulla guerra a Gaza,” spiega Barbera, “ma c’è una sorta di film istantaneo di Dani Rosenberg, ‘Of Dogs and Men’, girato subito dopo l’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre. Il film racconta di una bambina che torna al suo kibbutz in cerca del suo cane e della madre, probabilmente rapita da Hamas.”
D’altra parte, il film palestinese “Happy Holidays” di Scandar Copti esplora un altro tipo di conflitto — quello tra due culture che non riescono a trovare un punto d’incontro. Racconta la storia di una famiglia palestinese che vive in Israele e la difficoltà di accettare il matrimonio dell’unico figlio con una ragazza israeliana.
La storia d’Italia rivisitata con “M. Figlio del Secolo”
Pensando alla storia recente, un’opera significativa è la serie “M. Figlio del Secolo”, diretto da Joe Wright, che esplora la salita al potere di Benito Mussolini. Barbera riflette sulla serie: “È un’opportunità per un’analisi approfondita che trascende qualsiasi controversia. È un lavoro altamente documentato di ricostruzione storica che riguarda tutti noi, non solo gli italiani. E, devo aggiungere, il periodo che descrive ha somiglianze piuttosto sorprendenti con il presente.”
Con un programma ricco e diversificato, il Festival del Cinema di Venezia si conferma un appuntamento imprescindibile per cinefili e appassionati di cultura, offrendo non solo entertainment ma anche spunti di riflessione su tematiche vitali e urgenti.
Scopri di più su Joker: Folie à Deux, Disclaimer e Queer. E per una visione più ampia della sinergia tra cinema, storia e attualità, tieni d’occhio le prossime edizioni del festival.