Le visioni ancestrali di Lemohang Mosese: un viaggio personale tra memoria e esilio
Introduzione
Lemohang Mosese, regista pluripremiato al Sundance, è in fase di post-produzione del suo quarto lungometraggio, “Ancestral Visions of the Future“. Presentato al workshop “Final Cut pics-in-post” del Venice Production Bridge, dedicato ai film provenienti dall’Africa e dal mondo arabo, il film si preannuncia come una profonda esplorazione dell’identità, dell’infanzia, della morte e dell’esilio.
Un’esplorazione personale
“Ancestral Visions of the Future” è descritto come un saggio allegorico che racconta la storia di un burattinaio in un mercato di una città africana anonima. Egli desidera che i locali ritornino ai modi ancestrali. Attraverso gli occhi di un burattinaio, una madre, un ragazzo, un contadino e una città, il film promete una narrazione ricca ed evocativa.
“L’erborista, il predicatore e il profeta un tempo“, spiega Mosese, “sono personaggi che vogliono prolungare le vite dei villager, perché credono che la vita umana sia magnifica ma troppo breve per correggere gli errori dei predecessori.”
Ancestral Visions of the Future
Riflessioni autobiografiche
Mosese descrive ‘Ancestral Visions‘ come il suo film più autobiografico, un tentativo di creare qualcosa di unitario dalle memorie frammentate del suo passato. “È la cosa più vicina a come penso”, dice il regista, “e agli eventi reali accaduti durante la mia infanzia”.
Cresciuto a Lesotho, un piccolo regno montuoso nell’Africa meridionale con uno dei tassi di omicidio più alti al mondo, Mosese ha vissuto la violenza come una realtà quotidiana. L’esperienza di essere sfrattato da giovane e costretto a trasferirsi alla periferia di Hlotse ha segnato profondamente la sua vita.
La lotta con l’esilio
Nel corso degli anni, Mosese ha combattuto con il tema dell’esilio sia nella sua carriera che nella sua vita personale. Stabilitosi a Berlino, non ha mai sentito il bisogno di restare permanentemente in Germania. “Ho sempre pensato di essere in transito,” dice, “che un giorno sarei tornato a casa, in un luogo meraviglioso.”
Un’esperienza in un caffè berlinese, dove ha incontrato un uomo africano disordinato che parlava nella sua lingua madre, ha scosso Mosese profondamente. “In quel momento, mi sono sentito riflettuto”, racconta. “Il nostro passato e presente si sono fusi. L’unica differenza era che io non indossavo stracci. Ma ci siamo uniti in quel momento, e ho capito che l’idea di tornare a casa era solo una miraggio.”
Domande sul passato
Questa realizzazione ha portato Mosese a interrogarsi sul suo passato e sulla decisione di lasciare Lesotho. “Quel luogo che ho lasciato era davvero così terribile? Cosa mi ha spinto ad andarmene? Qual è stato il costo?”
Mosese ha trovato ispirazione nel film “Mother, I Am Suffocating. This Is My Last Film About You“, un docufiction elegiaco che affronta l’esilio del regista da Lesotho e che ha esordito alla Berlinale del 2019. Cinque anni dopo, “Ancestral Visions” continua questa esplorazione introspettiva.
Mother, I Am Suffocating. This Is My Last Film About You
Il successo di “This is not a burial, it’s a resurrection”
Il film successivo di Mosese, “This Is Not a Burial, It’s a Resurrection“, ha debuttato al Sundance Film Festival nel 2020, dove ha vinto un premio speciale della giuria per la cinematografia visionaria. Questo film racconta la storia di una vedova ottantenne il cui villaggio viene minacciato da un progetto di reinsediamento forzato per la costruzione di una diga. La pellicola è stata descritta come una narrazione mitica e avant-garde, degna di una rara attenzione da parte del circuito dei festival internazionali.
This Is Not a Burial, It’s a Resurrection
Un tributo alle radici
Mosese riconosce che la sua madre, fonte di ispirazione per “Ancestral Visions“, ha giocato un ruolo cruciale nella sua sopravvivenza a un’infanzia difficile. Dopo lo sfratto, sua madre insisteva nel dire: “È solo temporaneo. Costruirò qualcosa per voi”. Questa speranza e fede nei sogni sono state fondamentali per Mosese.
“L’idea dei sogni e del credere viene da mia madre”, afferma il regista. “Venendo da Lesotho, bisogna quasi essere deliranti per credere di poter farcela nel cinema.”
Mosese ci ricorda che, indipendentemente dalle avversità, i sogni sono la spina dorsale della resilienza umana. Un messaggio potente che trabocca attraverso le sue opere, offrendo al pubblico uno sguardo unico e profondamente personale su temi universali.
Miglioramento delle esperienze visive
Per approfondire queste opere e immergersi nelle visioni cinematografiche di Mosese, si consiglia di visitare i link ai trailer forniti per un’esperienza completa e coinvolgente. Lo spettatore potrà così cogliere l’essenza delle narrazioni e delle visioni artistiche del regista.