‘City of Dreams’: un tentativo fallito di sensibilizzazione
Il dramma “City of Dreams” del produttore diventato regista Mohit Ramchandani, cerca di ripetere il successo di film come “Sound of Freedom”. Questa volta, la storia si incentrata sul punto di vista di Jesús, un ragazzo non verbale di 15 anni dello stato di Puebla in Messico. Convinto da un trafficante legato al cartello che parteciperà a un campus di calcio, il padre di Jesús acconsente alla partenza del figlio. Tuttavia, il giovane viene poi trattenuto contro la sua volontà in una casa oscura e senza finestre a Los Angeles, utilizzata come fabbrica clandestina di abbigliamento.
Un cast di alta caratura, ma con scarsi risultati
Nel tentativo di attrarre spettatori latini, il film si avvale di produttori di alto profilo come l’attrice messicana nominata all’Oscar Yalitza Aparicio, il cantante portoricano Luis Fonsi e il regista Luis Mandoki. Nel cast troviamo anche Jorge Antonio Guerrero (già visto in “Roma”) nel ruolo del padre di Jesús. Tuttavia, nonostante la presenza di questi nomi influenti, il film fatica a superare gli ostacoli imposti dalla sua stessa sceneggiatura.
Ramchandani ha creato degli archetipi di personaggi latini poco interessanti e del tutto stereotipati. I dialoghi oscillano tra il ridicolo e l’assurdo, soprattutto nel contesto del sudore delle fabbriche, risultando una scelta narrativa poco convincente. Gli immigrati recenti, presumibilmente di origine latino-americana, sembrano parlare inglese tra loro senza una chiara ragione narrativa, rendendo il tutto ancor più stridente quando, in situazioni dove parlare inglese potrebbe sembrare più logico, preferiscono lo spagnolo.
Un messaggio potente, ma una realizzazione scadente
Il film tenta di umanizzare i suoi antagonisti con background personali, come la figura El Jefe, interpretata da Alfredo Castro, che desidera portare suo figlio negli Stati Uniti. Ma queste intenzioni, per quanto nobili, non riescono a sollevare la qualità complessiva delle sue interpretazioni, spesso esagerate e caricaturali.
L’attore emergente Ari López, che interpreta Jesús, offre una performance convincente nei limiti delle sue battute inesistenti. Tuttavia, il suo personaggio è immerso in elementi tematici mal concepiti, come una scena in cui viene aiutato da un’altra giovane prigioniera, che sembra voler fungere da allegoria religiosa. Alcuni passaggi insinuano che Jesús sia stato maledetto fin dalla nascita, alimentando ulteriormente una visione mal diretta e confusa.
Una regia competente e una produzione sontuosa
Nonostante una scrittura priva di profondità, la regia e la fotografia si dimostrano di alto livello. I direttori della fotografia Alejandro Chávez e Trevor Roach riescono a creare un ambiente opprimente e scuro che sottolinea le condizioni subumane in cui si trovano i prigionieri. Una scena di inseguimento ben realizzata all’interno di un grande magazzino si distingue per la sua tecnica vivace e realistica, mostrando l’abilità tecnica dietro le quinte.
Un impatto sociale mal calibrato
Il film si conclude con una chiamata all’azione, con López che si rivolge al pubblico fuori dal contesto del film, denunciando l’inattività di politici e celebrità nel combattere queste pratiche disumanizzanti. Sebbene il messaggio sia di fondamentale importanza, la sua esecuzione nel contesto di un film che ambisce all’arte appare più come un annuncio di servizio pubblico piuttosto che un’opera cinematografica autentica.
“City of Dreams” risulta un esempio di come un messaggio potente possa essere compromesso da una realizzazione inadeguata. Pur affrontando un problema serio e meritevole di attenzione, il film finisce per sembrare un esperimento ideologico, schiacciato dal peso del suo stesso intento.
Approfondimenti consigliati per appassionati di cinema e TV
Per chi desidera esplorare altre opere cinematografiche e serie TV che trattano tematiche sociali con maggiore successo, ecco alcuni suggerimenti:
- Innocent Voices di Luis Mandoki: Un racconto toccante su un bambino salvadoriano durante il periodo della guerra civile.
- Roma di Alfonso Cuarón: Un film vincitore dell’Oscar che esplora le dinamiche sociali e personali in Messico negli anni ’70.
- Babylon di Damien Chazelle: Un’opera che affronta la vita tumultuosa nel mondo del cinema.
Ogni titolo offre una prospettiva unica e appassionante, mirando a sensibilizzare e intrattenere allo stesso tempo.