La creazione dell’Isola della Tartaruga raccontata attraverso l’animazione: un racconto coinvolgente
Il mito della creazione
Ogni cultura ha i propri miti di creazione. Dai racconti dei Maya ai due resoconti presenti nella tradizione giudeo-cristiana con il libro della Genesi, l’umanità ha sempre cercato di dare un senso alla propria esistenza e di comprendere il proprio posto nel grande disegno della creazione. Con un’animazione stilizzata e distintiva, il film ungherese “Four Souls of Coyote“, diretto da Áron Gauder, offre una visione alternativa della formazione della Turtle Island (oggi conosciuta come Nord America) e delle creature che la abitano, esseri umani inclusi. Questa narrazione è condivisa da diverse popolazioni indigene del nord-est del continente.
La trama attuale e la dimensione mitologica
La narrazione si svolge nel presente. Un’azienda petrolifera senza scrupoli tenta di avviare un progetto di pipeline senza considerare le questioni ambientali. Un gruppo di manifestanti, composto da nativi americani e sostenitori della causa, cerca di fermare l’iniziativa. Tra loro, un anziano uomo indigeno racconta di come, in tempi antichi, un Vecchio Creatore (doppiato da Lorne Cardinal, un attore canadese indigeno) costruì il mondo basandosi sui sogni, frutto dello spirito misterioso.
La nascita del mondo
Dal nulla emerse l’acqua e poi una papera che consegnò al Vecchio Creatore il materiale con cui plasmare la terra e poi gli animali. Il Vecchio Creatore manipola il quadro della narrazione con una sorprendente giocosità. Il design angolare del personaggio del Vecchio Creatore fa sembrare che le rughe sul suo volto siano incise come su un intaglio di legno, aggiungendo un tocco terreno all’animazione.
Gli elementi visivi e l’animazione
Gli altri personaggi presentano un aspetto elementare e artigianale che distingue il film da altre opere di animazione europee e lo allinea visivamente ai temi di connessione e rispetto per la natura. Gauder e il suo team hanno combinato personaggi disegnati a mano e sfondi pittorici con elementi generati al computer per rendere la mitologia in immagini affascinanti. A metà del film, il Vecchio Creatore, in un impeto di rabbia, genera un fulmine, rappresentato come un serpente volante e parlante, progettato per sembrare un disegno a matita. L’aspetto di questo personaggio secondario è volutamente ancora più rudimentale, esprimendo la qualità istintiva dei nostri impulsi peggiori e più primitivi.
La figura del Coyote
In un altro sogno, il Vecchio Creatore vede quattro coyote birichini, incarnazione della disobbedienza e della sfida. Li condensa in un’unica entità, il Coyote (doppiato da Diontae Black con una voce umoristicamente malvagia), concedendo al trickster quattro vite da vivere prima di bandirlo. Spinto dalla fame, Coyote crea l’Uomo (Danny Kramer) e la Donna (Stephanie Novak) dalla stessa materia usata dal vecchio saggio per formare tutto il resto.
A questo link potrete vedere il trailer del film: Four Souls of Coyote.
Il Coyote e i suoi meccanismi
Il Vecchio Creatore impedisce a Coyote di mangiare e lo mette a guardia del loro pozzo, poiché sono più deboli delle altre creature sulla terra. Gauder aveva già utilizzato la figura del Coyote in precedenti cortometraggi animati. Qui, il suo desiderio di uccidere (per mangiare carne) e il suo cuore vendicativo (che alla fine porta al colonialismo britannico) guidano la favola avanti. La sua insaziabile voracità che lo spinge a complottare richiama alla mente il personaggio del Coyote goffamente inetto di Chuck Jones.
L’arroganza e la redenzione del Coyote
L’arroganza del Coyote, la sua umiliazione finale e, il suo sacrificio giusto – un arco che pone il personaggio da qualche parte nello spettro tra il bene e il male – ricordano che il ruolo degli esseri umani nello schema grandioso delle cose non è di maggiore importanza rispetto alle altre creature nel ciclo della vita prestabilito. C’è una saggezza fondamentale nell’apprezzare il Coyote non come un villain, ma come un agente caotico di cambiamento.
L’assemblea degli animali
Nel mezzo della favola popolare, il Vecchio Creatore tiene un’assemblea in cui gli animali grandi e piccoli, che all’inizio non potevano riprodursi ma ora sono gelosi dell’Uomo e della Donna, chiedono compagnia all’interno della loro specie. La relazione armoniosa presenta una visione idealizzata di come dovrebbe funzionare la realtà.
L’origine del film e le collaborazioni
L’origine del film è sorprendente: una produzione ungherese senza legami ovvi con il materiale di partenza. Sebbene una versione doppiata in ungherese sia stata la candidatura del paese per il miglior film internazionale agli Oscars l’anno scorso, quella con una traccia vocale in inglese è attualmente proiettata negli Stati Uniti. Gauder ha spiegato che l’ispirazione è venuta in parte dal cantante ungherese Tamás Cseh, che si interessò ai racconti folkloristici dei nativi americani, li tradusse in ungherese e li rese popolari nel paese europeo. Furono pubblicati con illustrazioni fatte dal figlio di Cseh.
Il supporto musicale e la produzione
Il film è arricchito da una colonna sonora e canzoni eseguite da gruppi musicali nativi americani come Ulali, Northern Cree e l’artista Joanne Shenandoah. Le molteplici voci che si elevano con fervore conferiscono al progetto una gravitas spirituale.
Conclusioni
La produzione di “Four Souls of Coyote” ha comportato la collaborazione di consulenti nativi americani, Gauder e il co-sceneggiatore Géza Bereményi sono riusciti a trovare un equilibrio tra solennità e divertimento, quest’ultimo derivato principalmente dalle disavventure del Coyote. Nonostante la sua ambizione risulti talvolta eccessiva e la componente contemporanea del film si concluda troppo bene, l’estetica artigianale e i precetti ancestrali ancora rilevanti rendono il film un’esperienza illuminante.