Un viaggio tra nostalgia e perdita in “The Good Half”
Un ritorno a casa tra passato e presente
Un uomo riservato con questioni irrisolte del passato torna nella sua città natale per il funerale di un genitore: è questa la premessa di “The Good Half”, il film di Robert Schwartzman. Questa storia non è nuova nel panorama cinematografico americano; film come “Elizabethtown”, “La mia vita a Garden State” e “This Is Where I Leave You” trattano temi simili. Ma riesce “The Good Half” a distinguersi e proporre un punto di vista nuovo sulla tematica del lutto familiare?
Il film comincia con un giovane Renn Wheeland (interpretato da Mason Cufari) e la sua eccentrica madre Lily (Elisabeth Shue) che lo rassicura dopo averlo dimenticato in un centro commerciale. Una promessa fatta nel parcheggio diventa il filo conduttore della loro relazione e delle paure di Renn. “Non mi lascerai mai? Al cento per cento?” chiede il piccolo Renn, inconsapevole del fatto che sua madre non potrà mantenere quella promessa per sempre.
Guarda il trailer di “The Good Half”
Il viaggio del lutto e i legami familiari
Passano decenni e troviamo il Renn adulto (interpretato da Nick Jonas) che riceve finalmente la chiamata che ha sempre temuto: sua madre è morta. Mentre si avvia all’aeroporto per tornare a Cleveland, una serie di messaggi vocali ci informano sulla sua vita attuale: uno scrittore a Los Angeles con un lavoro che non gli piace ma che gli garantisce una promozione.
Una volta sull’aereo, Renn incontra Zoey (Alexandra Shipp), una terapeuta con un vivace senso dell’umorismo e una tendenza a citare film d’azione degli anni ‘80 e ‘90. Zoey diventa una presenza solare che lo accompagna nel suo difficile ritorno a casa.
Le dinamiche familiari e i cliché del genere
Il dramma familiare rappresentato nel film segue schemi piuttosto prevedibili. Oltre a Renn, ci sono sua sorella Leigh (Brittany Snow), il secondo marito fastidioso di Lily, Rick (David Arquette), e una serie di momenti di riflessione ai funerali e nei bar locali. Sebbene Snow riesca a dare un morso notevole alla sua interpretazione, il film in generale non riesce a uscire dai binari del già visto.
Le scene di flashback tentano di approfondire il personaggio di Lily, ma non riescono a creare un quadro completo della sua unicità. Nonostante gli sforzi di Elisabeth Shue, la narrativa non riesce a rivelare le complessità del suo personaggio, riducendola a un insieme di bizzarre abitudini come quella di rubare oggetti insignificanti qua e là.
Un potenziale inespresso
Robert Schwartzman, che proviene da una famiglia famosa nel mondo del cinema, dirige “The Good Half” in maniera piuttosto ordinaria, senza uno stile distintivo. Nick Jonas, al contrario di Shipp e Snow, non riesce a trasmettere la vulnerabilità richiesta dal suo personaggio, risultando spesso dimenticabile.
Ciononostante, il film riesce a catturare l’attenzione in alcuni momenti grazie all’umorismo e alle note di grazia attorno ai personaggi secondari. Una delle scene più toccanti vede Renn interagire con un dipendente di un negozio di abbigliamento che ricorda affettuosamente come Lily si fosse presa cura di lui una volta. Questo e altri piccoli momenti fanno rimpiangere il film più ricco che “The Good Half” avrebbe potuto essere.
Ascolta la colonna sonora di “The Good Half”
In definitiva, “The Good Half” è una raccolta di temi e situazioni già esplorate in modo più profondo in altre pellicole. Tuttavia, i suoi momenti di grazia e umorismo lo rendono comunque un’esperienza cinematografica da considerare, soprattutto per chi apprezza le storie di lutto e riconciliazione familiare. La speranza è che future opere di Robert Schwartzman possano evolversi con una maggiore originalità e vigore stilistico.
Scopri altre storie commoventi”
Riflessioni personali
Il cinema ha sempre offerto una finestra aperta sulle emozioni più profonde dell’animo umano, e “The Good Half” non fa eccezione. Nonostante le sue limitazioni, il film riesce a ricordarci quanto siano importanti i legami familiari e come la perdita possa riappacificare vecchie ferite lasciando spazio alla crescita personale. Per gli appassionati di cinema che cercano riflessioni autentiche sulla famiglia e sulla perdita, “The Good Half” potrebbe ancora offrire momenti di connessione emotiva e riflessione.