Nuove prospettive sul cinema e le serie TV
Un nuovo capitolo nella saga di “Alien” sta per terrorizzare i cinema di tutto il mondo con “Alien: Romulus”, portando con sé un rinnovato e inquietante incontro con i famigerati xenomorfi. Questo nono film nella serie, iniziata 45 anni fa, prelude a una rinascita del franchise, anticipando anche la serie “Alien: Earth” di Noah Hawley, che arriverà nei prossimi mesi. Con questa nuova uscita, vale la pena rivedere e analizzare i precedenti film della serie.
Analisi e riflessioni sulla saga di “Alien”
Il fascino dell’orrore contro l’azione pura
Valutare il merito di un film della saga di “Alien” richiede un criterio unico e talvolta altamente personale. Le prime due puntate della serie, con i loro indiscutibili successi artistici e commerciali, impongono di considerare ciò che risuona maggiormente con il pubblico: l’orrore o l’azione? E tra gli altri film, quale ha più peso, l’intenzione o l’esecuzione? O magari l’autenticità canonica contro un distacco più originale? Ogni spettatore può produrre una risposta diversa, curiosamente simile al motto di “Aliens vs. Predator”: chiunque vinca, noi perdiamo.
Un viaggio nella storia dei film di “Alien”
Aliens vs. Predator: Requiem (2007)
Il capitolo del 2007 viene spesso considerato il meno incisivo nell’universo “Alien”. I fratelli Strause, maestri degli effetti speciali, presentano una storia che risulta non solo crudelmente inutile (mascherata da violenza irriverente), ma anche eccessivamente carica di CGI deludente, presumibilmente per contenere i costi. Impossibile non notare un parallelo con serie TV orientate agli adolescenti popolari in quegli anni. Il risultato? Un film che manca di personaggi memorabili o di momenti di vero suspense.
Alien: Resurrection (1997)
Diretto da Jean-Pierre Jeunet, “Alien: Resurrection” continua la tradizione della serie di selezionare registi forti nella visualizzazione, ma scambia l’anonimato del taglio teatrale di Fincher per l’eleganza degli anni ’90 di Joss Whedon. Ambientato 200 anni dopo “Alien 3”, il film riporta in vita Sigourney Weaver nei panni di Ripley, questa volta come un clone con DNA alieno. Nonostante la regia agile di Jeunet e alcune sequenze d’azione intriganti (compreso il primo sguardo a un alieno nuotatore), molte delle battute del film sembrano prese in prestito da film d’azione degli anni ’80 e ’90, non necessari di alta qualità.
Alien 3 (1992)
Uno dei capitoli più discussi della serie, “Alien 3”, risulta un tentativo deludente dopo il successo dei primi due film. Il regista David Fincher posiziona Ripley su un pianeta tetra popolato da assassini e condannati, ma invece di sfruttare al massimo questo setting, il film si perde in scene soporifere che non aggiungono né suspense né profondità emotiva alla decisione di Ripley di uccidersi o no.
Aliens vs. Predator (2004)
Nonostante sia controverso posizionare questo film sopra qualsiasi opera di Fincher, il crossover di Paul W.S. Anderson unisce due mitologie semplificate con una devozione sincera e una sorprendente efficienza. La trama, che coinvolge una piramide antica nascosta sotto il ghiaccio dell’Antartide, offre un percorso eroico soddisfacente alla protagonista Alexa Woods (Sanaa Lathan), pur mantenendo l’azione priva di eccessi di autoironia.
Alien: Covenant (2017)
Conosciuto anche come “Prometheus 2”, “Alien: Covenant” combina l’epica interplanetaria di Ridley Scott con il mito di David interpretato da Michael Fassbender, e una missione di colonizzazione che devia verso il pianeta d’origine degli Ingegneri. Se da una parte risulta eccessivo nell’affrontare i dilemmi filosofici del suo predecessore, dall’altra Scott riesce a presentare scene di grande impatto operatico. L’uso del CGI rende le creature particolarmente realistiche, donando una soddisfazione viscerale agli attacchi degli xenomorfi adulti.
Prometheus (2012)
L’atteso prequel della serie “Alien” porta con sé un misto di filosofia e spettacolarità visiva. Ridley Scott ritorna come regista, esplorando le origini degli xenomorfi e intrecciando questioni esistenziali con una narrativa visivamente affascinante.
Conclusione
Ogni nuovo capitolo della saga “Alien” porta con sé un misto di aspettative e critiche. La serie, con le sue alte e basse, ha sempre trovato il modo di rivoluzionare il genere fantascientifico, spingendo i limiti della nostra immaginazione e della narrativa cinematografica. Con “Alien: Romulus” all’orizzonte, i fan non possono far altro che aspettare con ansia, pronti a essere spaventati ancora una volta dai terribili xenomorfi.# Un viaggio tra mito e innovazione nel mondo di Alien
Ridley Scott e l’origine di Alien
Nel lontano 1979, Ridley Scott ci regalò un capolavoro senza tempo: Alien. Questa pellicola non solo ridefinì il genere horror/sci-fi, ma innalzò il cinema a un livello artistico superiore. Le immagini create da Scott, come i dettagli meccanici della nave Nostromo o la raccapricciante fine dei membri dell’equipaggio, sono rimaste impresse nella mente degli spettatori per decenni. L’artista H.R. Giger contribuì a questo con i suoi design futuristici, dando vita all’iconico xenomorfo e fissando un nuovo standard per il genere. Questo film, pur appartenendo a un genere spesso considerato di serie B, dimostrò che il cinema horror può essere una piattaforma per esplorazioni psicologiche ed estetiche senza precedenti.
Il ritorno di Ripley
James Cameron ha preso le redini del franchise con Aliens nel 1986, trasformando un film puramente horror in un’entusiasmante pellicola d’azione centrata sui personaggi. Sigourney Weaver conquistò una meritata nomination agli Oscar per il suo ruolo di Ellen Ripley, un’eroina che incarna la forza e la vulnerabilità femminile in un modo che raramente si vedeva all’epoca. Questo film non solo esaltava i ruoli femminili forti, ma offriva anche una rappresentazione multidimensionale di tutti i suoi personaggi. Ogni sequenza d’azione era accompagnata da una colonna sonora iconica di James Horner che aggiungeva intensità a ogni scena.
Nuove speranze per la saga: Alien: Romulus
Fede Álvarez, acclamato regista di film come Don’t Breathe, tenta di riportare la saga sui giusti binari con Alien: Romulus, previsto per il 2024. La trama segue un gruppo di giovani coloni che, mentre cercano di recuperare apparecchiature da una struttura abbandonata nello spazio profondo, si trovano ad affrontare minacce ben oltre le loro aspettative. Álvarez, insieme allo sceneggiatore Rodo Sayagues, riesce a bilanciare tecnologia e ritmo, creando un ponte tra l’opera del 1979 di Scott e il seguito di Cameron del 1986. Sebbene alcuni aspetti del film possano risultare meno efficaci di altri, nel complesso si percepisce un omaggio rispettoso ai capolavori originali.
Prometheus e le domande senza risposta
Con Prometheus, Ridley Scott torna alla regia per esplorare le origini dell’umanità e della stessa saga di Alien. Se da una parte il film affascina con la sua bellezza visiva e la magnificenza della sua messa in scena, ci sono aspetti della trama che generano più domande che risposte. Una delle parti più intriganti è l’androide David, interpretato da Michael Fassbender, che riesce a catturare l’attenzione più degli stessi alieni. Tuttavia, l’incoerenza e alcune scelte irrazionali dei personaggi umani rischiano di compromettere l’intero potenziale del film.
L’era d’oro e l’eredità del franchise
Il potere della narrazione visiva
Ridley Scott è maestro nel creare immagini che non solo raccontano una storia, ma che rimangono incise nella memoria collettiva. Ogni inquadratura in Alien è pensata con precisione artistica, trasformando il film in una vera opera d’arte visiva. Questo livello di dettaglio e cura ha influenzato non solo i film di fantascienza, ma anche la cinematografia in generale.
La musica e il cinema
Un aspetto spesso sottovalutato di questi film è la colonna sonora. James Horner, con le sue composizioni per Aliens, ha creato una colonna sonora che non solo accompagna ma potenzia ogni azione sullo schermo. Questa musica ha così tanto impatto che è stata utilizzata in numerosi trailer cinematografici per quasi un decennio.
Riflessioni per appassionati di cinema
La saga di Alien offre molto più di semplici scene di tensione o mostri spaventosi; è una riflessione continua sull’umanità, sulla paura dell’ignoto e sulla lotta per la sopravvivenza. Ogni film, che sia un classico del passato o una nuova interpretazione, aggiunge un tassello a questa complessa mitologia cinematografica.
Per chi ama il cinema, è interessante notare come ogni regista porti la propria visione, arricchendo e espandendo l’universo di Alien. Da Scott a Cameron, fino ad Álvarez, ognuno ha proposto una lettura unica e appassionata della serie, dimostrando che, anche dopo decenni, la saga ha ancora molto da offrire.
Guardare questi film, e riflettere su di essi, offre non solo un’esperienza di intrattenimento, ma anche una fonte inesauribile di ispirazione e di discussione per cinefili e creativi.
In questo viaggio tra mito e innovazione, la saga di Alien continua a influenzare e ad affascinare nuovi spettatori, mantenendo sempre alta la bandiera del cinema di qualità.