Angelina Jolie torna in grande stile con ‘Maria’: un’interpretazione indimenticabile
Quando ho assistito alla prima nordamericana del biopic di Pablo Larraín su Maria Callas al Telluride Film Festival, il pensiero è subito andato a una celebre battuta di Al Pacino in “Il padrino: Parte III” (1990): “Proprio quando pensavo di essere fuori, mi tirano di nuovo dentro!”.
Il ritorno di Angelina Jolie sul palco degli Oscar
È passato molto tempo dall’ultima volta che Angelina Jolie ha gareggiato per una statuetta: l’ultima sua nomination risale infatti al 2008 per “Changeling”. Da allora, si è dedicata a film d’azione come “Salt” e “Maleficent”, o a regie impegnative come “Unbroken”. Tuttavia, se ci fosse bisogno di un promemoria sulle sue straordinarie capacità recitative, basta guardare la sua trasformazione in una delle più celebri e influenti cantanti d’opera del XX secolo, Maria Callas.
Una performance trasformativa
La performance di Jolie in “Maria” è migliore descritta come una sorta di possessione cinematografica. Il film di Larraín, che segue Callas negli ultimi giorni della sua vita, potrebbe garantire a Jolie un’altra possibilità agli Oscar e forse concederle un secondo premio, dopo quello vinto per “Ragazze interrotte” nel 1999.
Questo è il tipo di ruolo che Jolie attendeva da oltre 25 anni, uno che sfrutta appieno il suo innegabile impegno verso il personaggio. Nei momenti finali del film, la sua bravura diventa visibile: le vene pulsano dalle tempie e le sue mani si arcuano come se stesse evocando i signori della recitazione per portarla attraverso l’angoscia che Callas potrebbe aver provato negli ultimi momenti della sua vita.
Il parallelismo tra la vita di Jolie e il personaggio di Callas
La performance di Jolie risulta ancora più potente grazie ai chiari paralleli tra la sua vita come una delle persone più famose al mondo e l’icona incompresa che interpreta. Hollywood adora una storia di ritorno trionfale, e questa potrebbe seguire il modello di Renée Zellweger, che ha dominato la stagione dei premi del 2019 interpretando Judy Garland in “Judy” dopo essere stata in gran parte assente dai riflettori degli Oscar dal suo successo con “Ritorno a Cold Mountain” nel 2004.
Maria è parte della trilogia di icone femminili di Larraín, iniziata con “Jackie” (2016), con Natalie Portman come Jacqueline Kennedy, e “Spencer” (2021), con Kristen Stewart nei panni di Lady Diana. È il capitolo più forte di questo insieme, grazie a un convincente studio del personaggio scritto dal nominato all’Oscar Steven Knight.
Una biografia che va oltre i tormenti psicologici
I film di Larraín vengono spesso descritti come “biopic horror”, ma con “Maria,” non si concentra solo sui tormenti psicologici subiti dalla Callas. Invece, utilizza un approccio musicale fantastico che risulta essere rinfrescante e coincide perfettamente con un anno che vedrà molti musical non convenzionali in lizza per gli Oscar, come “Emilia Pérez” e “Joker: Folie à Deux”.
Un’attenzione ai dettagli artistici
È interessante notare che, mentre le precedenti opere di Larraín hanno ottenuto nomine agli Oscar per i protagonisti, non hanno ricevuto molta attenzione in altre categorie. Netflix, che distribuirà “Maria”, tenterà di cambiare questa narrativa.
Questa volta, c’è molto da ammirare: una meravigliosa fotografia di Edward Lachman, costumi evocativi di Massimo Cantini Parrini e una scenografia di Guy Hendrix Dyas e Sandro Piccarozzi. Da non perdere la corsa al trucco e acconciatura, categorie in cui i film vincitori recenti hanno brillato.
Il ruolo di Netflix nella corsa agli Oscar
Con il supporto di Netflix, “Maria” potrebbe avere maggiori possibilità di successo nella corsa ai premi di quanto inizialmente previsto, ma dovrà superare alcune critiche miste. Sebbene Larraín sia coinvolto in altri progetti come “Emilia Perez,” “The Piano Lesson” e “His Three Daughters,” una possibile vittoria per Jolie è un obiettivo che Netflix probabilmente perseguirà con determinazione e, forse, raggiungerà.
Uno sguardo ravvicinato a Maria Callas attraverso gli occhi e il talento di Angelina Jolie trasforma un racconto biografico in una vera e propria esperienza cinematografica, dimostrando ancora una volta che la cinepresa può catturare l’anima di un’epoca e di una vita lasciando un segno indelebile.