Audrey Diwan e il suo “Emmanuelle”: un viaggio sensoriale alla ricerca del piacere
Un’inizio inaspettato al Festival di San Sebastian
Quest’anno il Festival del Cinema di San Sebastian ha visto l’apertura con il nuovo lavoro di Audrey Diwan, “Emmanuelle”. Dopo aver vinto il Leone d’Oro con “Happening”, Diwan ci sorprende con un adattamento letterario che esplora il piacere fisico e la frustrazione ad esso associata. Come afferma Diwan, “Il progetto è stato un rinnovamento. Rivivere le sensazioni e condividerle con il pubblico”.
Un adattamento contemporaneo di un classico del 1967
L’opera, ispirata al romanzo del 1967 di Emmanuelle Arsan, presenta una Emmanuelle trentenne (interpretata da Noémie Merlant), incaricata di testare un lussuoso hotel a Hong Kong gestito da Naomi Watts e frequentato da un misterioso ospite, interpretato da Will Sharpe. Anche se il tema centrale è il piacere, il film si concentra altrettanto sulla frustrazione, come sottolinea Diwan: “Il piacere, e la sua ricerca, dovrebbero rimanere un mistero”.
Scopri il trailer di “Emmanuelle”
La scelta del progetto: una sfida personale
Diwan confessa di essere una persona che diffida del comfort. “La mia spinta creativa si nutre di passione e paura”, spiega. Non era subito convinta del progetto proposto dai produttori, ma la lettura del romanzo di Arsan l’ha affascinata. “Due terzi del libro si fermano per dare spazio a una lunga conversazione sulla natura del desiderio. Mi sono chiesta se l’erotismo potesse ancora essere un motore narrativo rilevante e come questi temi del 1967 potessero tradursi nel linguaggio cinematografico contemporaneo”.
Erotismo come tensione visiva
Diwan riflette sull’erotismo come tensione tra ciò che viene mostrato e ciò che resta nascosto. “Negli anni ’70, il desiderio era mostrare di più. Io invece trovo più interessante ciò che resta celato”, dice. La regista ha voluto coinvolgere attivamente il pubblico, chiedendogli di collaborare con la storia. L’idea di una donna che non riesce più a provare piacere e decide di intraprendere un viaggio per recuperarlo è stato il limito che l’ha convinta a impegnarsi nel progetto.
Un’ambientazione suggestiva: il lusso di un hotel a Hong Kong
Il setting del film in un hotel di lusso aggiunge un ulteriore livello di vertigine. “L’hotel ha un profumo, una musica, tutto è eterno e immutabile”, racconta Diwan. Emmanuelle, che lavora nel controllo qualità, si trova a garantire esperienze piacevoli ma artificiali. Come sottolinea Diwan, “Queste esperienze fanno parte di un decoro”.
L’influenza de “The White Lotus”
Il paragone con “The White Lotus” è inevitabile. “Anche ‘The White Lotus’ gioca con l’idea delle apparenze e dell’individualità”, dice Diwan. Gli hotel creano una distanza sociale e separano le persone dietro una sorta di armatura. Questo spazio narrativo racconta la solitudine moderna: incontriamo persone ma non le conosciamo veramente.
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Intimità e solitudine: una scelta registica
Molte scene intime del film mostrano Emmanuelle da sola, per riflettere questa relazione vuota con il mondo. “Per trovare vero piacere è necessario uscire dalla propria bolla solitaria e interessarsi realmente agli altri”, osserva Diwan. Il film esplora come il piacere artificiale può diventare soffocante, e l’impulso a rompere questo decoro per respirare è centrale nel racconto.
Un dialogo con il passato: riferimenti e influenze
Diwan non ha cercato di evitare l’influenza di Wong Kar-wai, soprattutto con “In the Mood for Love”. “Non puoi evitare quel riferimento a Hong Kong”, afferma. Durante le ricerche, ha trovato l’hotel perfetto online e ha scoperto che era stato decorato pensando proprio a “In the Mood for Love”.
Scopri il trailer di “In the Mood for Love”
Rappresentazione dell’orgasmo femminile
L’orgasmo femminile è difficile da rappresentare sinceramente. Diwan e Merlant hanno lavorato insieme per evitare rappresentazioni false. “Abbiamo cercato di allontanarci dalle rappresentazioni precedenti, facendo sembrare veritiero qualcosa di falso”, spiega Diwan. Questa sfida è stata esasperante ma alla fine produttiva, portando a una rappresentazione che univa fatica e ispirazione.
Collaborazione e scoperta: un lavoro collettivo
La collaborazione con attori che sono anche registi, come Noémie Merlant e Will Sharpe, ha arricchito il processo. “Entrambi hanno una profonda comprensione di come vogliono rappresentare il corpo sullo schermo”, dice Diwan. Questo ha permesso un’interazione dinamica e intuitiva, creando un’aura sensoriale che pervade il film.
Guarda il trailer di “Emmanuelle”
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