Riflettere sul cinema: lezioni e speranze per il futuro delle sale
È consuetudine alla fine dell’estate riflettere sull’andamento del box office, cercando di comprendere quali film hanno funzionato e perché. Tuttavia, questo approccio spesso si limita a tracciare una linea tra i successi e i fallimenti stagionali, ricavando conclusioni superficiali su ciò che “il pubblico vuole”. La verità è che ogni film è un’unicità, anche quelli progettati per afferrare segmenti di pubblico già collaudati.
L’ossessione per i numeri: la falsa narrazione delle sale sovrasature
Una delle generalizzazioni più comuni è che la diminuzione degli spettatori significhi che l’America abbia troppe sale cinematografiche. Tuttavia, nessuno può veramente definire un numero ottimale di schermi. La realtà è che parlare di un’America ‘sovrasaturata’ è un gioco di aneddoti o spunti corporativi, distogliendo l’attenzione dalle vere questioni strutturali.
Il vero problema: una scarsità di film per il grande pubblico
Il punto cruciale, che ferisce profondamente l’industria, è la mancanza di film destinati a un ampio pubblico. Questo fattore è stato evidente sin dal recupero post-pandemia, quando la percentuale di uscite larghe si è mantenuta costantemente inferiore rispetto al 2019, provocando una diminuzione proporzionale degli incassi. Anche i ritardi causati dagli scioperi nel 2023 hanno aggravato questa scarsità. Di fatto, c’è stata una continua diminuzione delle uscite già dal 2004, con un conseguente calo del 39% delle entrate box office tra il 2004 e il 2019.
Nel 2004, durante il picco del boom dei DVD, gli spettatori andavano al cinema e compravano o noleggiavano film per casa. La riduzione del numero di film è stata una scelta consapevole dei produttori per concentrare l’attenzione su un mercato specifico piuttosto che seguire l’evoluzione del pubblico.
Perdite finanziarie e strategiche
L’enorme potenziale di entrate che si perde a causa della riduzione delle uscite è sconvolgente. Ci sono stati 261 milioni di biglietti in meno venduti nel 2019 rispetto al 2004, che equivalgono a circa 2,4 miliardi di dollari di entrate mancate. Inoltre, i film rilasciati al cinema tendono a mantenere il pubblico meglio, anche una volta approdati sulle piattaforme di streaming.
Lo strapotere degli studi cinematografici, che detengono circa il 73% del mercato, limita enormemente la flessibilità delle sale in termini di programmazione e prezzi. Questo monopsonio porta a condizioni contrattuali esorbitanti per le sale, limitando la loro capacità di diversificare e innovare.
Un paragone con i mercati europei
Contrariamente a ciò che avviene negli Stati Uniti, i mercati cinematografici europei con industrie cinematografiche locali robuste hanno registrato una ripresa positiva, con molte regioni quasi completamente recuperate dal punto di vista del box office nel 2023 rispetto al 2019. Questo accade perché gli studi non detengono lo stesso potere, obbligandoli a competere.
La frammentazione del settore indie
Il settore del cinema indie negli Stati Uniti è caratterizzato da una frammentazione inefficiente: troppi film da troppi distributori con risorse limitate cercano di superare troppe barriere all’entrata. Questo porta a una saturazione di film nelle grandi città, mentre molte altre zone del paese rimangono largamente ignorate.
Innovazione e competizione: le chiavi per il futuro
Perché l’industria cinematografica possa prosperare, è necessario un approccio più sperimentale e competitivo in termini di programmazione, servizi offerti e politiche di prezzo. Questo stimolerà la crescita del pubblico e delle entrate. Ma soprattutto, occorrono più film. Tanti, tanti film.
L’articolo riflette su come l’industria cinematografica possa imparare dagli errori del passato e adattarsi alle nuove realtà. Si auspica un futuro in cui le sale siano popolate da una varietà di titoli che sappiano attrarre e intrattenere un pubblico sempre più eterogeneo, riducendo la dipendenza eccessiva dai grandi studi.