Un nuovo genere di thriller: il cinema di Enrique Urbizu
Guardando i primi 12 minuti del crime thriller di Enrique Urbizu, “Quando nessuno ci vede”, durante l’anticipazione al Festival di San Sebastián, si percepisce immediatamente la qualità cinefila delle scene, quasi a ricordarci il leggendario slogan della HBO: “Non è TV, è cinema di altissimo livello”.
La combinazione unica di cinema e TV
Nel prologo, un uomo in una tunica cerimoniale bianca s’inginocchia, impugna una spada e, con calma, la posiziona sul suo addome per commettere seppuku. La scena si sposta poi in un piccolo villaggio andaluso, Morón de la Frontera, durante la Settimana Santa. Una processione si snoda lungo case imbiancate a calce e, quando si ferma, un giovane esce dalle file di penitenti e cade a terra, sanguinante dagli occhi, mentre ha visioni di confratelli incappucciati che levitano.
Personaggi e narrazione
Due delle protagoniste principali, Magaly Castillo, una tenente della polizia militare statunitense, e Lucía Gutiérrez, una colonella della Guardia Civil spagnola, si dedicano alle loro rispettive indagini. Castillo viene inviata alla base per scoprire la scomparsa di un soldato americano, mentre Gutiérrez si ritrova a dover investigare sul suicidio rituale dell’uomo in tunica bianca durante la processione. Le loro strade si incrociano inaspettatamente, rivelando un caso complesso che tocca sia la comunità locale sia il personale militare della base.
Una produzione di qualità
“Quando nessuno ci vede”, prodotto dalla spagnola Zeta Studios per Warner Bros. Discovery, rappresenta un capolavoro di regia e fotografia. Urbizu, famoso per il neo-noir “No Rest for the Wicked” che si aggiudicò il Goya come miglior film nel 2012, dimostra ancora una volta il suo talento nel combinare generi diversi. Le scene girate a Morón de la Frontera durante la primavera, con una luce naturale che esalta i paesaggi, contribuiscono a creare un’atmosfera tanto luminosa quanto misteriosa.
Un incontro tra due mondi
Il contrasto tra la tradizione andalusa e il mondo militare americano è forte e evidente. La base militare degli Stati Uniti, situata a Morón, è un microcosmo regolato meticolosamente dove si fa fatica a distinguere gli edifici spagnoli da quelli statunitensi. La combinazione di questi due mondi crea una tensione che pervade l’intera serie, illustrando un confronto culturale pronto a scatenarsi mentre le due protagoniste, Castillo e Gutiérrez, sviluppano una chimica e una complicità investigative .
Cast di spicco e attese future
La serie è interpretata da un cast di alto livello tra cui Maribel Verdú (nota per “Il labirinto del fauno” e “The Flash”) e Mariela Garriga (“Missione Impossibile: Dead Reckoning II”), supportati da Austin Amelio (“The Walking Dead”) e Ben Temple (“30 Coins”). Le prime riprese rivelate durante il festival di San Sebastián mostrano una cura meticolosa per i dettagli con inquadrature che catturano il fervore delle processioni e il rigore della base militare.
Aspetti tecnici ed estetici
Enrique Urbizu ha articolato la serie con una precisione da maestro, creando un universo unico dove mondi contrastanti convivono, ma con regole ben definite. Ogni episodio trasporta il pubblico attraverso le tradizioni di Morón e la rigida disciplina della base militare. Gli esterni, illuminati dalla luce andalusa, danno una trasparenza che si contrappone alla cupezza dei crimini narrati.
Riflessioni dell’autore
Urbizu descrive la serie come una mescolanza luminosa e trasparente, nonostante i temi oscuri trattati. Le riprese effettuate durante la primavera catturano un paesaggio ancora verdeggiante, contribuendo a mantenere una certa freschezza visiva. Le processioni di Morón, filmate rispettando ogni dettaglio tradizionale, fungono da sfondo vibrante e autentico per le intricate vicende del thriller.
Se vuoi saperne di più, guarda il trailer su Movieetv.
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui tuoi social e fai conoscere la tua opinione! Non perderti i prossimi aggiornamenti! Seguici sui nostri canali social per rimanere sempre informato.