Una gemma nascosta tra horror e polvere: “Hold Your Breath”
“Hold Your Breath”, il debutto alla regia del duo Karrie Crouse e Will Joines, rivisita i confini dell’horror gotico immergendosi nel cuore della Dust Bowl americana degli anni ’30.
Un’atmosfera soffocante tra vento e malattia
Ambientato nel 1933, “Hold Your Breath” ci porta dritto nelle devastanti tempeste di polvere che colpirono l’Oklahoma. Margaret (Sarah Paulson), che si trova a badare alle sue due figlie mentre il marito è lontano a lavorare, affronta la recente perdita di una terza figlia a causa di una misteriosa malattia. Questa sensazione di morte e disperazione permea ogni scena, accentuata da una palette visiva desaturata che rende palpabile l’aria polverosa.
Le nubi di polvere, così pericolose e pervasive, diventano quasi una metafora tangibile per il virus, facendoci rivivere le ansie della recente pandemia. La polvere entra ovunque, insinuandosi nelle crepe della casa, e Crouse e Joines sfruttano abilmente questi dettagli visuali per amplificare lo stato di paranoia.
L’equilibrio tra silenzio e rumore
Se da un lato il film esplora efficacemente i momenti di tensione grazie alle espressioni inquietanti di Paulson e a una regia attenta, dall’altro tende a sovraccaricarsi con bruschi scoppi di suoni improvvisi. Queste esplosioni sonore, inizialmente efficaci, diventano col tempo prevedibili e meccaniche, diminuendo così l’effetto di spavento.
Margaret, ossessionata dalla polvere che la circonda, vive una costante ansia. Ogni scena la vede lottare contro questa minaccia invisibile, amplificata dalle riprese in POV che catturano la luce riflessa sulle particelle di polvere.
La dualità del racconto: horror e fiaba
Le figlie di Margaret, Rose e Ollie, trovano consolazione in una fiaba oscura che narra del “Grey Man”, una figura tenebrosa che si infiltra nelle case e instilla paura. Questo racconto apocrifo diventa un elemento cruciale nel film, parallelo alla storia principale e simbolico del trauma e della paura che avvolgono la famiglia.
Con il trascorrere del film, emergono sottili accenni alla fragilità mentale di Margaret, che assume pillole per controllare il sonnambulismo e i comportamenti pericolosi. Questo porta inevitabilmente lo spettatore a intuire che il Grey Man non è altro che una manifestazione delle paure più profonde di Margaret.
Un villaggio in subbuglio e un predicatore enigmatico
Le dinamiche nel piccolo villaggio rurale sono altrettanto intriganti, con i residenti che adottano rituali di sicurezza, come legare corde alle porte per ritrovare la strada di casa durante le tempeste. L’arrivo di un predicatore misterioso (Ebon Moss-Bachrach), che afferma di conoscere il marito di Margaret e possiede strane abilità, aggiunge ulteriore tensione alla trama.
Moss-Bachrach interpreta perfettamente il sottile equilibrio tra conforto e sospetto, alimentando le paure delle figlie riguardo al Grey Man. Tuttavia, questo subplot sembra quasi staccato dal film principale, inserendo un elemento di confusione piuttosto che di coesione narrativa.
La maledizione della maternità e i segreti celati
La storia centrale di “Hold Your Breath” è quella di una madre in lutto che cerca disperatamente di proteggere le sue figlie da un mondo spietato, e da sé stessa. L’incapacità di Margaret di identificare nemici reali e immaginari culmina in un finale che, sebbene tardi a giungere, si rivela profondamente intimo e spaventosamente efficace.
L’intensità dell’interpretazione di Sarah Paulson emerge prepotente, dimostrando ancora una volta la sua maestria nel genere horror. Il film potrebbe non sempre riuscire a mantenere alta la tensione, ma l’abilità di Paulson lo rende comunque una visione avvincente. Nonostante alcune dissonanze narrative, “Hold Your Breath” riesce a creare un mondo oscuro e soffocante che lascia un segno duraturo.