Analisi dettagliata di “The Diplomat”: Un tuffo nella serie Netflix del momento
Un mix innovativo di toni
“The Diplomat”, il dramma targato Netflix con protagonista Keri Russell nei panni di una diplomatica di carriera, affascina per la sua continua alternanza di toni che tiene lo spettatore sempre sulle spine. Creato da Debora Cahn, un’ex allieva di celebri serie come “The West Wing” e “Homeland”, “The Diplomat” combina l’intrigo internazionale del secondo con il dialogo veloce del primo. Tuttavia, c’è anche un tocco di “Scandal” nella figura della protagonista, una professionista straordinariamente capace che gestisce tanto gli affari di cuore quanto quelli di stato, con un’aggiunta di stranezza trascendentale che rende la serie unica. Gran parte di questo fattore X si trova nella dinamica tra Kate Wyler (Keri Russell), la nuova ambasciatrice americana nel Regno Unito, e suo marito Hal (Rufus Sewell), un maverick affascinante che si abitua a stare in seconda linea dopo aver guidato l’ambasciata americana a Beirut.
Evoluzione nella seconda stagione
Nella prima stagione, questi elementi talvolta contrastanti potevano risultare più un mix eterogeneo che un blend uniforme—o forse era solo necessario del tempo per abituarsi alla peculiare frequenza della serie. La seconda stagione, che riprende subito dopo l’attentato automobilistico di Londra che ha lasciato i fan col fiato sospeso un anno e mezzo fa, appare più focalizzata in senso letterale: il numero di episodi è stato ridotto a solo sei. Ma la nuova stagione si presenta anche come una versione più sicura e convincente di sé stessa. Non è priva di difetti, tra cui una reverenza non critica per lo stato di sicurezza americano e per Kate come sua rappresentante. Tuttavia, “The Diplomat” ora soddisfa il proprio obiettivo in modo più efficace che mai.
Urgenza e competenza
La sensazione di urgenza contribuisce al successo della serie. In seguito all’attentato, che ferisce sia Hal che il vice di Kate, Stuart (Ato Essandoh), l’ambasciatrice è completamente in modalità di crisi, che è chiaramente il suo stato preferito e, apparentemente, anche quello dello show. Tutto, dal suo matrimonio al suo futuro politico, viene messo in secondo piano mentre cerca di scoprire chi ha ordinato l’attentato e confermare il suo sospetto che il Primo Ministro Nicol Trowbridge (Rory Kinnear) abbia organizzato un attacco sotto falsa bandiera per provocare una guerra con la Russia. Nei primi episodi, “The Diplomat” si dimostra abile nel rinfrescare la memoria dello spettatore sulla trama densa e intricatata della serie. L’esposizione di questi dettagli può risultare noiosa, ma è il genere di lavoro dietro le quinte che mostra l’esperienza di Cahn come showrunner.
Ritorno alla routine
Con l’aumentare dello spazio dedicato alla ripresa delle attività quotidiane dell’ambasciata, “The Diplomat” torna a concentrarsi sulla commedia situazionale. Kate—che aveva sognato un incarico a Kabul—si trova costretta a gestire le formalità sociali di un incarico cerimoniale, come l’organizzazione di una lussuosa festa del 4 Luglio. E una volta che Hal si è rimesso in sesto, possiamo vedere di nuovo la dinamica volatile del loro matrimonio, con Rufus Sewell che offre una performance che spazia tra fascino malizioso, grande visione e meschino egoismo.
Momenti memorabili e critica al personaggio
Alcune delle migliori scene di “The Diplomat” coinvolgono discussioni tese interrotte da momenti imprevedibili di caos. Kate confessa vulnerabilità a metà di un litigio mentre urina, o interrompe un altro scambio schiacciando una teiera con la mano nuda. Non da meno, uno degli interlocutori di Kate fa il suo caso trascinando una mappa gigantesca per fare un punto. “The Diplomat” riempie gli spazi tra questi momenti con una competenza tecnica che è altrettanto soddisfacente.
Questi piaceri distraggono da alcuni problemi con “The Diplomat” come studio di personaggio, ma non all’infinito. Non è mai stato plausibile ritrarre la luminosa Russell come una maschiaccio disordinata che non si preoccupa di pettinarsi. Inoltre, c’è qualcosa di falso nel modo in cui “The Diplomat” idealizza Kate, spesso implicando che la sua mancanza di femminilità tradizionale simboleggia la sua virtù purissima.
Nuovi personaggi e prospettive
La seconda stagione provoca lo spettatore con un punto di vista opposto quando un traumatizzato Stuart inizia a risentirsi della sua nuova capo, portando a discussioni riccamente stratificate con la sua ex, Eidra (Ali Ahn), capo della stazione CIA. Troppo rapidamente, però, Stuart cambia idea, unendo di nuovo tutti i personaggi in un’adorazione di Kate che risulta irrealistica e poco interessante.
La novità più significativa della seconda stagione è Allison Janney nel ruolo della Vice Presidente Grace Penn, segnando una sorta di reunion con la collega di “The West Wing” Cahn. Penn è destinata a essere deposta in uno scandalo in crescita, e il tentativo di posizionare la riluttante Kate come sua successora la dipinge come una prescelta messianica. Nonostante la prospettiva di perdere il suo posto, Penn non viene introdotta come avversaria di Kate, ma come modello.
Anticipazione della serie
Tutti e sei gli episodi della seconda stagione di “The Diplomat” saranno disponibili su Netflix dal 31 ottobre. Non importa se si condivida o meno l’ideale delle donne al potere proposto dalla serie: “The Diplomat” è tanto sincera quanto i suoi personaggi possono essere cinici.