Una vampira famigliare: The Radleys – analisi e riflessioni
Premessa narrativa e sfondo del film
The Radleys, tratto dal romanzo di Matt Haig, è una commedia horror vampirica che fatica a trovare un tono definitivo, finendo il più delle volte in una mediocrità priva di mordente. Questa produzione britannica vede come protagonisti Damian Lewis e Kelly Macdonald nei panni di Peter e Helen Radley, genitori vampiri in riabilitazione la cui apparente normalità suburbana nasconde segreti inquietanti: il loro sangue vampirico, che contagia anche i loro figli.
La scoperta adolescenziale e l’ingresso del fratello punk
Quando la figlia adolescente Clara (Bo Bragason) scopre la sua vera natura in una scena complessa di violenza che si ribalta su se stessa, i genitori chiamano in soccorso Will, il fratello gemello punk di Peter, interpretato dallo stesso Lewis. Will, a differenza di Peter, continua a vivere attivamente come vampiro. La pellicola introduce la vampirismo come una ”malattia di famiglia,” rapprentando le brame ereditarie che modificano il comportamento, accennando a una metafora sulla dipendenza da sostanze.
Temi e sottotesti
Parallelamente, il figlio gay Rowan (Harry Baxendale) prova un’attrazione silenziosa per il suo affascinante vicino Evan (Jay Lycurgo), creando una ulteriore analogia tra la vita segreta dei vampiri e quella dei queer che vivono nascosti. Tuttavia, queste tematiche restano abbozzate, i loro potenziali significati non vengono mai sviluppati a pieno ritmo, rimanendo solo delle suggestioni all’interno della trama.
Limiti visivi e ritmo della pellicola
Dalle prime scene, The Radleys si presenta con una semplicità visiva disarmante che mai evolve, spesso esprimendo una sensazione di staticità. La camera e il montaggio raramente tengono il passo con la colonna sonora energica e propulsiva di Keefus Ciancia, causando un’immediata dissonanza tra immagine e suono che risulta difficile da ignorare.
Per esempio, le osservazioni del narratore e dei vicini vedono Clara come eccezionalmente pallida, ma visivamente non c’è una rilevabile differenza rispetto agli altri personaggi bianchi del film.
Le incongruenze del folklore vampirico
I momenti mal riusciti sono quasi infiniti. Il sospettoso Jared (Shaun Parkes), padre di Evan, sospetta che i Radley possano essere vampiri, ma le sue ragioni restano poco chiare poiché la famiglia fa di tutto per mantenere il segreto.
L’uso frammentario del folklore vampirico genera confusione: alcuni tropi vengono rispettati (controllo mentale, inviti necessari per entrare, avversione all’aglio) mentre altri vengono abbandonati (assenza di riflesso e combustione alla luce del sole) senza definire chiaramente i parametri, dato che si presume la familiarità del pubblico con i moderni media sui vampiri. Le idee introdotte appena prima di essere risolte portano a una commedia referenziale fugace e a momenti drammatici solo temporanei.
Performance attoriali e gestione dei personaggi
Gli attori mettono grande impegno, ma il copione non valorizza appieno i loro talenti. La doppia interpretazione di Lewis come un medico austero e il suo gemello più spensierato funziona grazie al contrasto. Solo Macdonald sembra realmente entrare nella metafora della dipendenza, offrendo una performance complessa e avvincente, pronta a esplodere in qualsiasi momento. Tuttavia, la sua intensa repressione non trova mai uno sfogo, facendo stagnare il suo personaggio.
Conclusioni sull’efficacia complessiva
Guardare The Radleys provoca delusione dopo delusione. Non è mai spaventoso, raramente raffigura un mondo più ampio al di là della casa principale e le uniche risate derivano dalle reazioni esagerate di Lewis quando Peter è esposto al sangue. Tuttavia, data la naturalezza altrimenti trattenuta del film, è difficile capire se fosse intenzionale.
Per un film che dedichi tanto ai simbolismi classici del genere, manca di qualsiasi scintilla di malizia o intrigante. Spesso si allontana dalle sottotrame che riesce a stabilire. Quel che il vampirismo significhi per qualsiasi dei suoi personaggi sembra mutare a seconda delle esigenze della trama, siano essi adulti che lentamente perdono il controllo o adolescenti in preda alle scoperte personali. Le potenzialità del film vengono rapidamente sperperate, lasciandoci con un senso di spreco palpabile.
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