Nella mente di Frankie: Un noir moderno dal tocco unico
Frankie (interpretata da Ariella Mastroianni) è una giovane madre single che cerca disperatamente di sbarcare il lunario, avendo appena perso il suo lavoro come benzinaia. Trovare un altro impiego non sarà semplice. Frankie vive con una rara condizione cerebrale degenerativa chiamata discronometria, che la rende incapace di percepire correttamente il trascorrere del tempo. Il suo cervello diventa dunque il narratore inaffidabile della sua stessa realtà. Come ogni eroe noir che si rispetti, Frankie registra nastri audio per aiutarsi a organizzare i pensieri su “una vita vissuta senza un ordine specifico”, come dice lei stessa in uno di questi nastri.
Un film noir a budget ridotto ma di grande impatto
Questo è il promettente punto di partenza per un mistero elegante a basso costo, diretto dall’elettricista diventato regista Ryan J. Sloan, che lungo il percorso trova il tempo di omaggiare tutto, da Memento a Videodrome. Nella migliore tradizione del film noir, l’offerta iniziale, che potrebbe aiutare la protagonista a uscire da una situazione difficile, sembra troppo buona per essere vera. A Frankie viene offerto $3.000 per portare un’auto da un punto A a un punto B. Semplice, no? Chiunque sia familiare con questo tipo di scenario sa che le offerte semplici sono inevitabilmente complicate e raramente si rivelano vantaggiose, ammesso che il povero illuso veda mai quei soldi. E così si dimostra anche in questo caso.
Le sfide emotive di una protagonista complessa
In linea con il genere, la protagonista porta con sé un pesante bagaglio emotivo mentre affronta il resto dei suoi impegni. In questo caso, la tragedia è legata al gruppo di supporto per il lutto dovuto al suicidio cui partecipa, dove i parenti delle persone che si sono tolte la vita si aprono e condividono i loro sentimenti. “La persona che conoscevo non avrebbe mai fatto una cosa del genere”, “Stavano vivendo un’altra vita” e “Non l’ho mai conosciuto davvero” sono i tipi di sentimenti espressi, ed è sorprendente come queste lamentazioni servano anche da base per i presupposti del noir: il tizio o la tizia che si trova sopraffatto dagli eventi, trascinato dalla corrente, fino a quando è troppo tardi per tirarsi indietro.
Un’interpretazione che fa la differenza
Anche se sfortunatamente manca di quel ritmo narrativo tipico dei migliori film gialli, trascorrere del tempo con Frankie non è affatto una difficoltà, grazie alla performance attentamente calibrata di Mastroianni. Co-scrittrice del film, Mastroianni non è solo un’aspirante attrice che si inserisce in un progetto autoprodotto. È perfetta per il ruolo. Ha uno di quei volti affascinanti in cui si riesce a distinguere la forma elegante del cranio, con taglio pixie, zigomi alti, una mascella forte ma delicata e occhi grandi con ombre notturne che contribuiscono a un personaggio ben calibrato tra il duro e il fragile. La storica protagonista cinematografica che evoca maggiormente è Renée Jeanne Falconetti nei panni di Giovanna d’Arco; Frankie potrebbe essere la sua incarnazione contemporanea di New Jersey.
Un’attenzione particolare ai dettagli tecnici
Una colonna sonora incantevole, che include ottoni malinconici e sleali sovrapposti a un pulsare di basso sonnolento, aggiunge un tocco di classe all’opera, ma non fraintendere: questo non è un film a basso budget che si regge solo su una colonna sonora cool. Gazer è un film ben assemblato, girato su pellicola 16mm nonostante i vincoli di bilancio dell’autofinanziamento. La scelta del 16mm è stata quella giusta: la granulosità della pellicola dà al film una spinta innegabile, collegandolo alla lunga tradizione dei noir di piccole misteri economici che attiravano il pubblico con la promessa di dialoghi taglienti e azioni più dure. In effetti, è solo un lieve peccato che il tratto distintivo del noir, l’intrigo sessuale, non sia particolarmente presente qui. L’attenzione è focalizzata su Frankie, e l’impegno risiede più nello studio del suo personaggio che nei suoi intrecci romantici.
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