Un viaggio nel cuore di “Furia suburbana”: la storia di Sara Jane Moore
Un documentario avvincente su un tentato assassinato presidenziale
Chi è Sara Jane Moore?
Nel panorama dei documentari moderni, “Furia suburbana” si distingue per la sua esplorazione unica della figura di Sara Jane Moore, la donna che tentò di assassinare il presidente Gerald R. Ford nel 1975. Entrando in questo racconto avvincente, ci si ritrova a confrontarsi con molte domande: Chi era veramente Moore? Cosa l’ha portata a voler compiere un atto così estremo?
Moore, al momento del tentato omicidio, era una figura apparentemente normale: una madre single di 45 anni che avrebbe potuto essere facilmente interpretata dall’attrice Maureen Stapleton. Tuttavia, la domanda che incombe su ogni atto violentemente insolito è sempre “Perché?”. “Furia suburbana” risponde a questa domanda, offrendo una motivazione specifica e raramente esplorata per il crimine infame di Moore.
L’unica voce protagonista
Una delle caratteristiche uniche di “Furia suburbana” è la scelta del regista Robinson Devor di intervistare unicamente Sara Jane Moore. Questo approccio dà al documentario una qualità intimamente personale, pur lasciando spazio a numerosi interrogativi. Anche nei suoi 90 anni, Moore si dimostra essere un fiume di parole: brillante e sicura di sé, con una narcisismo patologico che la rende affascinante e inquietante allo stesso tempo. La sua memoria è capricciosa, e le sue narrazioni, benché spesso contraddittorie, sono rese in modo così spontaneo da sembrare sempre nuove.
Un passato complesso e sorprendente
Per comprendere appieno il tentato omicidio del 22 settembre 1975 fuori dal St. Francis Hotel di San Francisco, è fondamentale conoscere il passato straordinario di Moore. Nata nel 1930 a Charleston, West Virginia, Moore affermava falsamente di appartenere all’aristocrazia del Sud. Fu sposata e divorziata cinque volte e madre di quattro figli, la maggior parte dei quali abbandonò.
Dopo essersi trasferita a Danville, California, Moore si immerse nel caso del rapimento di Patty Hearst e divenne rapidamente radicalizzata. Identificandosi con il leader dell’Esercito di Liberazione Simbionese (SLA) e altri gruppi sotterranei di sinistra nella zona della Baia di San Francisco, accettò il ruolo di informatrice per l’FBI, riportando diligentemente ciò che accadeva all’interno di questi gruppi.
Un tumulto di disillusione e rabbia
Il tentativo di assassinare Ford da parte di Moore è nato dal caos post-Watergate, il disincanto dopo il Vietnam, e l’atmosfera disperata degli anni ’70. Jerry Ford, che era diventato presidente dopo le dimissioni di Richard Nixon, aveva scelto Nelson Rockefeller come suo vice, due figure che non erano state elette dal popolo. Questa mossa alimentò il cinismo di Moore, portandola a ritenere che l’uccisione di Ford avrebbe rivelato la corruzione dell’intero sistema.
Moore pensava: “Sto solo facendo quello che fanno loro”. Se avesse ucciso Ford, credeva, Rockefeller sarebbe diventato presidente, e la sua cattiva reputazione avrebbe smascherato la marciume del sistema.
Contraddizioni e ambiguità
Attraverso il documentario, scorgiamo le numerose contraddizioni di Sara Jane Moore. Un episodio significativo risale al 1950, quando a 19 anni crollò davanti alla Casa Bianca con un apparente caso di “amnesia”. Più tardi nella sua vita, Moore studiò recitazione con Lee Strasberg, rivelando una componente performativa nel suo comportamento. Questa dualità è evidente anche nelle sue attività come informatrice dell’FBI, che contrastavano nettamente con le sue inclinazioni radicali.
Influenze e coincidenze
Il documentario evidenzia anche le coincidenze tempestive che probabilmente influenzarono le azioni di Moore. Il rapimento e arresto di Patty Hearst avvennero poco prima del tentato omicidio di Ford, mettendo in luce la misura in cui eventi contemporanei potevano influenzare le sue decisioni. Anche l’attentato fallito a Ford da parte di Lynette “Squeaky” Fromme, avvenuto 17 giorni prima di quello di Moore, suggerisce una possibile emulazione, sebbene il film non approfondisca questa ipotesi.
Un’analisi critica delle motivazioni di Moore
Nel corso del film, vediamo Moore in vecchie clip d’archivio e nelle nuove interviste, mostrandosi sempre tanto orgogliosa quanto priva di rimorsi. Il modo in cui “Furia suburbana” trattiene l’attenzione degli spettatori è notevole, ma il documentario è, in definitiva, dalla parte di Moore? La sua razionalizzazione dell’evento – che l’attentato fosse destinato a servire come catalizzatore per la giustizia sociale – è difficile da accettare senza riserve. Eppure, forse è proprio questa la natura della follia: il dirupo tra giustificazione e realtà.
“Furia suburbana” non è solo un documentario su un tentato omicidio presidenziale. È un viaggio complesso e profondo attraverso le menti e i cuori di coloro che, in momenti di disperazione e delusione, tentano l’impossibile per far sentire la propria voce.