Un viaggio dietro le quinte di “Anora” con Drew Daniels
L’approccio anti-Hollywood dietro “Anora”
Il direttore della fotografia Drew Daniels, insieme al regista Sean Baker, ha intrapreso un progetto ambizioso durante la realizzazione di “Anora”: creare un film il più possibile lontano dallo stile hollywoodiano. Daniels, che aveva già collaborato con Baker per il film “Red Rocket” del 2021, dichiara che entrambi condividono una passione per il cinema indipendente, d’autore e europeo. Questa impronta si riflette profondamente in “Anora”.
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Un omaggio al cinema europeo e agli anni ’70 di New York
“Anora” trae ispirazione da classici del cinema europeo come “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini, ma visivamente richiama i thriller newyorkesi degli anni ’70. Il film, girato interamente in pellicola da 35 mm, riflette una qualità fatta a mano con un’attitudine che rispecchia il carattere graffiante della protagonista, Ani.
La perfezione formale di Sean Baker
L’approccio di Baker alla regia è un curioso mix di controllo rigoroso e di improvvisazione. Daniels nota come Baker abbia una visione molto specifica e curata di ciò che vuole ottenere, il che include un’attenzione maniacale ai dettagli del montaggio già durante le riprese. Questa metodologia formale viene alternata a momenti più liberi e creativi.
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Esempi di tecniche miste durante le riprese
Un esempio di questa combinazione di supervisione e caos organizzato è la scena del tribunale, che, pur essendo molto controllata, permette agli attori di improvvisare all’interno della cornice. In contrasto, la scena dell’invasione domestica è stata pianificata e girata come un preciso film d’azione di Hong Kong, seguendo l’ordine del montaggio direttamente sul set.
Riferimenti visivi e ispirazioni cinematografiche
Baker e Daniels hanno preso spunto da film come “The French Connection” e “The Taking of Pelham 1 2 3”, entrambi caratterizzati da lunghe riprese uniche con un’aria di artigianalità. L’uso di vecchi obiettivi anamorfici russi ha aggiunto una qualità leggermente sfocata e morbida all’immagine, perfetta per il tono del film.
La scena d’apertura: un tuffo nel cuore di Ani
La scena d’apertura nel club è stata trovata immediatamente durante il sopralluogo. La telecamera posta in un corridoio stretto segue Ani, introducendo lo spettatore nel suo mondo con un impatto visivo potente e coraggioso. La decisione di mostrare la protagonista nuda nella prima scena ha richiesto coraggio, ma ha posto immediatamente Ani al centro del film.
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La sfida della scena dell’invasione domestica
La scena dell’invasione domestica è stata la più complessa da realizzare a causa della sua continuità temporale. Girata in 10 giorni con condizioni meteorologiche variabili, Daniels ha dovuto gestire l’illuminazione per mantenere un effetto naturale e uniforme, nonostante le risorse limitate.
Il linguaggio visivo specifico di Baker
Baker è molto preciso riguardo ai singoli scatti e inquadrature. Preferisce non riciclare le inquadrature, facendo in modo che ogni taglio porti a un nuovo scatto. Questo approccio, evidente anche in “Red Rocket”, crea una dinamica visiva unica e distintiva.
Una scena preferita: semplicità ed eleganza
Daniels ricorda come una delle sue scene preferite sia quella vicino alla fine, quando Ani e Igor fumano insieme e parlano. La semplicità e l’eleganza della scena, sostenuta da una fotografia minimalista e un blocco semplice, rappresenta una maturità e fiducia nel filmmaking e nella narrazione.
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Riflettendo sulle sfide e il successo
Il viaggio dietro le quinte di “Anora” rivela un impegno verso un cinema che sfida le convenzioni di Hollywood, proponendo una narrazione e una visione uniche. Daniels e Baker hanno saputo creare un’opera che risuona per la sua autenticità e maestria tecnica, dimostrando che il cinema indipendente può competere con i grandi studi in termini di qualità e impatto.