Quando tutto crolla: il viaggio di Karim Kassem con “Moondove”
Un progetto in stallo
Due settimane prima dell’inizio delle riprese, tutto è andato a rotoli. Il regista Karim Kassem aveva trascorso due anni a sviluppare il suo quarto lungometraggio, ”Moondove”, pianificando meticolosamente ogni dettaglio. Il film doveva raccontare la storia di una giovane donna che, dopo anni trascorsi all’estero, ritorna in un piccolo villaggio del Monte Libano, connettendosi con le diverse persone che lì vivono. Ma, improvvisamente, a soli 14 giorni dall’inizio delle riprese, sia l’attrice protagonista che il direttore della fotografia hanno abbandonato il progetto.
Reinventarsi da capo
“Ho dovuto bruciare il copione,” dichiara Kassem durante il Cairo Film Festival, dove “Moondove” è in competizione. “Avevo due opzioni: o piangere per tutto il mese di agosto, oppure improvvisare un film completamente nuovo.” Kassem ha scelto di fare quest’ultimo, scrivendo freneticamente un nuovo script e improvvisando una lista di shot, assumendosi anche il ruolo di direttore della fotografia.
Temi fondamentali e nuovi spunti narrativi
“Sono sempre stato affascinato dai temi che avevo sviluppato,” continua Kassem. “Tutti gli elementi erano già lì; si trattava solo di portarli in primo piano. La città, con i suoi abitanti, è diventata la mia scenografia.” Kassem ha deciso di utilizzare le prove di una recita cittadina come dispositivo narrativo, creando un legame organico tra le diverse storie.
“Durante la pre-produzione, camminavo per la città e vedevo i volantini per la recita che uno dei protagonisti stava realmente preparando. Ho deciso che ogni narrativa avrebbe ruotato intorno al tema del congedo. Ho quindi immaginato il film come un’opera teatrale, con i protagonisti che mettono in scena momenti della loro vita.”
Un’analisi intima e vulnerabile
Questa metodologia ha permesso a Kassem di catturare momenti di intimità e vulnerabilità psicologica, spesso difficili da rappresentare nel contesto del documentario. Uno dei temi predominanti è quello della mortalità. Molte scene scorrono lentamente, mostrando i protagonisti confrontarsi con il loro destino.
In una sequenza particolarmente toccante, Kassem mette in rilievo una coppia novantenne che, sdraiata nel letto, si osserva silenziosamente per accertarsi che l’altro stia ancora respirando. “Quando trascorri molto tempo con queste persone,” spiega Kassem, “si fidano di ciò che stai facendo. Messa in scena di una sequenza del genere non è facile, ma se c’è una comunicazione onesta e trasparente sul significato del film, alcuni sono disposti a farlo.”
Ritagliare silenzio nel caos
Dopo aver trascorso un decennio a New York, dove ha trovato successo come DJ e come direttore della fotografia per spot pubblicitari, Kassem è tornato a Beirut il giorno prima dell’esplosione al porto del 2020, che ha devastato gran parte della città. Mentre si riprendeva, ha risposto artisticamente con un film dal tono pacato: “Octopus”, un film muto realizzato per catturare il silenzio funebre che aveva avvolto Beirut.
“Ho deciso di girare un film silenzioso invece di uno aggressivo o politico,” afferma Kassem. ”Octopus” ha vinto il premio come miglior film nella competizione Envision di IDFA nel 2021.
Guardando al futuro
Con “Moondove” ora in competizione al Cairo Film Festival, Kassem sta considerando il suo prossimo progetto. Aveva in mente un film kafkiano sulla disfunzione burocratica intitolato “Before Now, Later”, ma la guerra tra Israele e Libano rende la produzione impossibile. “Tutte le zone dove avevo pianificato di girare sono state bombardate,” dichiara. “Quindi il progetto è in sospeso.”
Ha altri due lungometraggi in cantiere, ma la situazione attuale, sia psicologica che logistica, rende difficile qualsiasi progresso. “Ci sono droni 24 ore su 24 e bombardamenti ogni ora; è davvero difficile concentrarmi su qualcosa. Ma anche quando la mia città e io siamo circondati dal caos e dalla guerra, c’è sempre uno spazio di tranquillità nel mio cuore e nella mia mente.”
Riflessioni finali
Riflettendo su come continuare il suo lavoro tra il caos, Kassem rimane fiducioso. “Ci sono sempre quei momenti semplici alla Kiarostami che accadono nel mezzo del caos. E faccio arti marziali e yoga, medito da 14 anni, quindi cercherò di rimanere calmo e resistere. Ma davvero, devo sedermi e pensare a cosa sia possibile.”
Karim Kassem rappresenta con il suo lavoro una voce distintiva nel panorama cinematografico, capace di trovare bellezza e silenzio anche nei momenti più tumultuosi.