Debutto internazionale di “I, The Song”: un viaggio attraverso l’anima del Bhutan
Introduzione a un film dal forte impatto culturale
Dechen Roder, rinomato regista bhutanese, ha recentemente portato la sua nuova opera “I, The Song” all’attenzione internazionale grazie all’acquisizione da parte di Fidalgo Film Distribution per la distribuzione in Norvegia. La prima mondiale di questo film si è tenuta al Tallinn Black Nights Film Festival, seguita dalla premiere asiatica all’International Film Festival of India (IFFI) a Goa.
Trama e tematiche centrali
In “I, The Song”, una maestra scolastica si trova a dover salvare il suo lavoro e la sua reputazione. Per farlo, viaggia nel sud del Bhutan alla ricerca del proprio doppelganger. Durante la sua ricerca, la protagonista si immerge nella vita del suo sosia, scoprendo di essere l’unica persona in grado di risolvere la scomparsa del doppelganger e di recuperare una canzone sacra rubata.
La trama tocca molti temi profondi: dall’identità e la riscoperta di sé, fino alla spiritualità e alla sacralità delle tradizioni. Questi temi sono ricorrenti nel lavoro di Roder, che si ispira fortemente alle storie e alle tradizioni del Bhutan.
Cast e produzione
Il cast del film include Tandin Bidha, Jimmie Wangyal Tshering, Tshering Dorji, Sonam Lhamo e Dorji Wangdi. La produzione è stata gestita da Roder per Dakinny Productions (Bhutan) e Johann Chapelan per Girelle Production (Francia).
Il film è stato co-prodotto da una serie di partner internazionali, tra cui Fernanda Renno (Fidalgo Films, Norvegia), Stefano Centini (Volos Films, Taiwan/Italia), Paolo Maria Spina (Revolver, Italia), Mikaël Barre (Actarus Productions, Francia), Michaël Gauthier & Mathilde Solimeo (Follow Back Films, Francia) e Nyema Zam (Samuh, Bhutan).
Un cinema che riflette la realtà bhutanese
Roder ha dichiarato di essere profondamente influenzata dalle narrazioni magiche e surreali del Bhutan. Questa influenza è evidente nei suoi film, che sono permeati di intuizione e forze magiche. Tuttavia, la realizzazione di “I, The Song” non è stata semplice. Roder ha sottolineato le difficoltà finanziarie incontrate durante la produzione, menzionando anche le pressioni ricevute per includere più scene paesaggistiche, tipiche delle aspettative verso i film bhutanesi.
Nonostante queste pressioni, Roder ha scelto di mantenere la sua visione autentica, girando prevalentemente nelle aree urbane del sud del Bhutan, lontano dai classici scenari montani, con l’intento di mostrare un Bhutan diverso, più vicino alla sua esperienza personale.
Impegno sociale e tematiche contemporanee
Chapelan, co-produttore del film, ha espresso il suo orgoglio per aver contribuito a una storia che affronta temi rilevanti non solo per l’Asia, ma per il mondo intero. “I, The Song” si inserisce nel dibattito post-#MeToo, trattando temi come il consenso, la tossicità e la violenza maschile, e i comportamenti abusivi nei luoghi di lavoro.
Il film va oltre i diritti delle donne, esplorando questioni di identità, globalizzazione e l’alienazione nella era digitale. Questi temi risuonano con la perdita dell’identità e della sacralità, e con l’uniformazione delle culture nella modernità.
Una nuova era di consapevolezza cinematografica
Chapelan ha riconosciuto l’importanza di coinvolgere registi asiatici nel dialogo sui diritti delle donne e altre questioni sociali. Egli è stato influenzato dal pensiero di Pankaj Mishra sulla storia moderna, il nazionalismo e il patriarcato nel “global south”. Crede fermamente nella responsabilità dei cineasti di sensibilizzare il pubblico, e considera “I, The Song” un film intelligente, sensibile e coinvolgente che affronta queste tematiche.
Scopri di più su “I, The Song”
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“I, The Song” rappresenta un viaggio unico che riflette la ricchezza culturale e le sfide della realtà contemporanea del Bhutan. Con una narrazione profonda e uno sguardo critico sulle questioni sociali attuali, questo film è un must-watch per chi è interessato a storie potenti e significative.