L’arte del cinema: un viaggio attraverso “The Girl With the Needle”
Quando il direttore della fotografia polacco Michal Dymek lesse per la prima volta la sceneggiatura di “The Girl With the Needle,” — vincitore del premio principale a Camerimage di quest’anno — si trovò immediatamente a visualizzare scene cupe e ombrose di uno slum danese decadente. In questi ambienti della Prima Guerra Mondiale, operai di fabbrica si piegano su macchinari cigolanti, immersi in una quotidianità misera e senza speranza.
Una visione in bianco e nero
“Era incredibile, forte – come la migliore sceneggiatura che avessi mai letto,” afferma Dymek. Sapeva subito che il film doveva essere in bianco e nero. “Volevo creare una macchina del tempo. Tutto ciò che conosciamo di quell’epoca proviene da fotografie in bianco e nero, quindi dovevamo girare in quel modo.”
Per due anni di preparazione, mentre la produzione cresceva in un progetto danese-svedese-polacco, Dymek e il suo team optarono per le lenti Leica Hugo, rinomate per creare distorsioni del vetro antico. Questo avrebbe garantito una fedeltà visiva agli archivi fotografici della vita operaia dei primi del ‘900.
La trama ruota attorno a una serial killer che promette sollievo, a caro prezzo, per donne che non possono permettersi di mantenere i loro bambini. Questa storia cruda e realistica è basata su eventi veri di uno dei capitoli più oscuri della storia danese moderna.
La fusione di storia e tecnica
La sceneggiatura di “The Girl With the Needle” è stata scritta dal regista Magnus von Horn e Line Langebek Knudsen. Segue la vita di Karoline, un’operaia tessile che combatte disperatamente per migliorare la sua vita, ma che si trova intrappolata in un vortice di pericoli sempre più crescenti.
Per catturare il mondo decadente di Karoline, interpretata con potenza silenziosa da Vic Carmen Sonne, Dymek ha scelto location vicino alla scuola di cinema di Łódź, dove aveva studiato. “A differenza di Copenhagen, che ora è pulita e moderna, ci sono città che hanno ‘tutto storto, rotto e che cade a pezzi’, proprio come era Copenhagen un secolo fa,” afferma Dymek.
Creazione di ambienti opprimenti
Per gli interni bui e soffocanti della fabbrica, della casa di Karoline e delle stanze sopra una confetteria, Dymek e von Horn decisero di costruire set dove avrebbero potuto controllare completamente gli spazi. “Doveva essere angusto, dove le persone sono schiacciate e non si possono muovere e non c’è luce, né aria,” dice il direttore della fotografia.
Le riprese con una Arri Mini LF, usando un sensore a colori, permettevano loro di utilizzare filtri su immagini in bianco e nero per manipolare i toni della pelle e gli spettri delle ombre. Volevano che quel mondo fosse “spiacevole” e che facesse sentire sudorazione, fumo, vapore.
Un ritmo narrativo guidato dalle emozioni
Il ritmo della narrazione sarebbe stato regolare e formale, con inquadrature statiche e lunghe riprese in cui gli attori si muovono attraverso le scene senza tagli, rendendo omaggio al cinema della Nuova Ondata Polacca. Tuttavia, insiste Dymek, “non volevamo il dogmatismo. Seguiamo l’emozione: tagliare quando sembra giusto tagliare, mantenere l’inquadratura quando sembra giusto mantenerla.“
Un lavoro di squadra
La recitazione mutevole di Sonne, che oscilla tra speranza, paura e disperazione, è spesso catturata con il minimo gesto visibile in una ripresa ampia, accentuata da improvvisi cambi di luce. La macchina da presa è vincolata quanto la vita di Karoline, con movimenti minimi per evitare di mostrare scorci del XXI secolo.
Gli scenari creati dalla designer di produzione Jagna Dobesz sono straordinariamente evocativi del periodo, facendo percepire visceralmente la povertà assoluta di Karoline e, al contempo, il soffio di libertà della sua unica possibilità di vasta ricchezza. Ogni parete bianca veniva immediatamente dipinta in modo che il tono della pelle di Karoline fosse invariabilmente la sfumatura più chiara nella scena.
L’arte dell’improvvisazione
Trine Dyrholm, nei panni della malevola Dagmar, basata sulla notoria serial killer di Copenhagen, offre un personaggio più complesso e tecnico, contrastando con l’approccio più improvvisativo di Sonne. Questo permette ai cineasti di coreografare con precisione i movimenti della sua letale decepzione.
Ispirati dai classici del dramma oscuro, da “Schindler’s List” a “In Cold Blood” e all’espressionismo tedesco, Dymek e von Horn hanno cercato di rendere omaggio a grandi opere che esplorano la follia, creando l’inquietante orrore psicologico di “The Girl With the Needle”.
Un sound design immersivo
Un paesaggio sonoro surreale e sonoro creato da Kim Dalum, Morten Pilegaard e Oskar Skriver aggiunge un livello distintivo alla realizzazione del film, imprimendo un timbro fresco a convenzioni consolidate. Riflettendo su questo lavoro, Dymek commenta, “Penso che questo film sia stato un tributo a come i maestri ci hanno insegnato a pensare al cinema.“
Con una combinazione di ricerche storiche, maestria tecnica e un approccio narrativo emozionante, “The Girl With the Needle” rappresenta una potente testimonianza di come il cinema possa trasportarci in epoche lontane e farci riflettere su temi eterni dell’umanità.