Paddington in Peru: un promettente ritorno alle origini latine
Un orso iconico torna sul grande schermo
Paddington, l’orsetto con il cappotto di duffel e la passione per la marmellata, aveva già quasi sessant’anni di carriera culturale alle spalle prima di debuttare nel suo primo film una decina di anni fa. Il successo di Paddington e del suo seguito Paddington 2 ha trasformato questo diminutivo eroe dei libri per bambini in un tesoro nazionale: una mascotte globale per il tipico coraggio e la cortesia britannica, al punto di essere coinvolto in uno sketch con la defunta Regina Elisabetta II per celebrare il suo giubileo di platino nel 2022.
Nuova direzione e nuovi scenari
Con l’annuncio del terzo film della serie, Paddington in Peru, non solo cambia lo scenario, con l’orso che torna alle sue radici latine, ma ci sono anche nuovi volti dietro la macchina da presa e la sceneggiatura. Paul King, il regista dei primi due film, cede il posto a Dougal Wilson, alla sua prima esperienza alla regia di un lungometraggio. La scrittura, invece, è affidata a un nuovo team di sceneggiatori, tra cui spiccano Jon Foster e James Lamont.
Analisi tecnica e artistica
Il passaggio di testimone alla regia si avverte. Mentre i primi due film beneficiavano della visionaria immaginazione visiva e del caotico umorismo di King, che li rendeva amati da adulti e bambini, il nuovo capitolo sembra più convenzionale. L’intricato mix di disordine e fascino dei precedenti film si perde in una narrazione più rigida, con una trama d’avventura meno ispirata.
Olivia Colman, nei panni di una suora dal sorriso passivo-aggressivo, porta un soffio di fresca ironia, ma il film manca dell’originalità visiva e dell’umorismo assurdo che caratterizzavano la regia di King. Fortunatamente, la performance di Ben Whishaw nel dare voce a Paddington rimane brillante, con il suo caratteristico tono solare e ansioso.
Una storia di inclusione e valori familiari, riproposta con nuove sfumature
Pur riciclando molti dei temi dei film precedenti, come l’identità dell’immigrante e i valori familiari inclusivi, Paddington in Peru riesce a mantenere la sua freschezza grazie all’ambientazione esotica e alle avventure che si susseguono tra animali pericolosi e rapideschi scene acquatiche.
Ricerca dell’identità fra giungle e città antiche
Il film si apre con un prologo che mostra il giovane Paddington, ancora senza il suo famoso cappotto, separarsi dalla sua tribù nella foresta pluviale peruviana in un tentativo goffo di rincorrere un’arancia matura. Salvato dalle rapide, viene accolto dall’affettuosa zia Lucy (Imelda Staunton). Fast forward ai giorni nostri, Paddington è ormai un cittadino britannico a pieno titolo, impegnato in una divertente scena con una cabina fotografica per il passaporto, il che rappresenta uno degli elementi più spassosi del film.
Quando giunge una lettera dal Peru da parte della Madre Superiora (interpretata anch’essa da Colman), Paddington decide di partire in visita dalla zia Lucy prima che le sue condizioni di salute peggiorino. La famiglia Brown, suoi guardiani umani, non esita un attimo a unirsi a lui per questa avventura.
Attraverso le avventure alla ricerca di El Dorado
La trama si sviluppa con la ricerca dell’anziana zia Lucy dispersa nella giungla, che magicamente si trasforma in una caccia al tesoro per la leggendaria città d’oro, El Dorado. Hugh Bonneville e Emily Mortimer (che sostituisce Sally Hawkins) nei panni di Henry e Mary Brown accompagnano Paddington in questa quest, aggiungendo un ulteriore strato di affettuosa dinamica familiare.
Aspetto visivo e effetti speciali
Gli effetti visivi continuano a mantenere un alto livello, con una rappresentazione fotorealistica di Paddington che rimane impeccabile. Anche se il film mantiene un tono leggero e vivace, la gestione della narrazione e della commedia non raggiunge le stesse vette anarchiche dei film precedenti. Tuttavia, il film offre abbastanza situazioni di pericolo e momenti movimentati per tenere il pubblico impegnato e interessato.
Direzione artistica e atmosfere
Dougal Wilson, noto per le sue elaborate pubblicità natalizie per il grande magazzino John Lewis, dirige con sicurezza senza strafare, mantenendo un ritmo rapido e un’attenta cura nei momenti sentimentali. Tuttavia, l’assenza della caratteristica originalità formale e tonale di King si fa sentire, rendendo il film un po’ più convenzionale rispetto ai precedenti.
In definitiva, Paddington in Peru mostra come l’orso amato da tutti rimanga una figura di riferimento per il pubblico di tutte le età, anche se perde un po’ della particolarità che lo ha reso unico nei film precedenti.