Peter Gabriel supporta un documentario sulle sfide degli indigeni del Canada
Una collaborazione inaspettata per una causa importante
L’iconico musicista britannico Peter Gabriel ha deciso di unirsi come produttore esecutivo al documentario New Blood, un film che esplora i traumi storici e le sfide contemporanee vissute dalle popolazioni indigene del Canada. Questa iniziativa nasce dalla grande stima di Gabriel per le culture indigene e dalla sua volontà di contribuire a un’importante opera di riconciliazione e guarigione.
La nascita del progetto
La storia dietro New Blood ha radici profonde. Inizialmente, Gabriel permise che la musica del suo nono album in studio, New Blood, fosse utilizzata in uno spettacolo di danza liceale ispirato alla vita del capo della Siksika First Nation, Vincent Yellow Old Woman. Il progetto era basato su una poesia che correlava le dure esperienze vissute dal capo in una famigerata scuola residenziale.
Adam Solway, il regista e sceneggiatore alle spalle dello spettacolo di danza originale, ha poi trasformato questa rappresentazione teatrale in un documentario per CBC, l’emittente pubblica canadese. La pellicola intende unire la comunità di Alberta tramite un potente racconto di guarigione e riconciliazione.
Un album che si trasforma in narrazione visiva
Quando si è trattato di ottenere i diritti musicali per il documentario, Peter Gabriel ha mostrato grande generosità. Secondo Austin Ladouceur, produttore di New Blood, Gabriel ha concesso l’uso dell’intero album nel film. L’album contiene alcuni tra i più grandi successi di Gabriel, ora riarrangiati con orchestrazioni strumentali, inclusi brani come San Jacinto, In Your Eyes e Wallflower. Queste canzoni accompagnano e arricchiscono ulteriormente la narrazione della vita di Vincent Yellow Old Woman.
Guarda il trailer di New Blood
Un’anteprima attesa
Il documentario New Blood debutterà il 22 novembre su CBC Gem in Canada. Ne emerge una cronaca intensa della vita e dell’eredità del capo Vincent Yellow Old Woman, facendo luce sul devastante periodo delle scuole residenziali per nativi canadesi gestite dalla Chiesa Cattolica, terminate solo negli anni ’90. Questa dolorosa storia è stata messa ulteriormente a nudo dalla recente scoperta di tombe senza nome di giovani indigeni, evidenziando le gravi conseguenze di un tentativo sistematico di cancellare le radici indigene.
La narrazione attraverso le generazioni
Il documentario è stato girato a Calgary, Alberta, e vede la partecipazione dei nipoti di Vincent Yellow Old Woman e delle giovani generazioni di Blackfoot che danno vita alla sua storia. Questo, attraverso spettacoli di danza, dialoghi con gli anziani Blackfoot e l’insostituibile contributo musicale di Peter Gabriel.
“È una storia che parla dei nostri anziani, della nostra gioventù e di come stiamo cercando di andare avanti dopo ciò che abbiamo vissuto nelle scuole residenziali,” ha aggiunto il regista Solway in una dichiarazione.
L’impatto personale del progetto
Solway, un giovane uomo Blackfoot, ha sottolineato il legame personale che ha sentito con la storia, sentendo che la sua esperienza personale poteva portare una sensibilità e una comprensione uniche al progetto. Ha espresso la sua profonda umiltà e il suo onore nel contribuire a raccontare una parte così fondamentale della storia dei Blackfoot.
Cast e team di produzione
Il documentario vede la partecipazione di numerosi talenti emergenti e figure chiave della comunità indigena. Tra questi, Trinity Pretty Youngman, Vincent Yellow Old Woman e Hayden Yellow Old Woman, il primo a interpretare il ruolo del nonno nello spettacolo. I co-creatori Deanne Bertsch e Eulalia Running Rabbit, insieme a Na’tehya Curly Rider e Mirabel Goodstriker, le due nipoti di Vincent che attualmente partecipano allo spettacolo, forniscono ulteriori spunti e prospettive al racconto.
Austin Ladouceur ha co-scritto New Blood con Solway e ha curato il montaggio del progetto. Josh Boak ha svolto il ruolo di direttore della fotografia, catturando le scene sul tradizionale territorio Blackfoot della Siksika Nation.
New Blood si prospetta non solo come un documentario, ma come uno strumento potente di dialogo e di memoria storica, un progetto che invita alla riflessione e alla comprensione delle ferite ancora aperte lasciate dalle politiche assimilazioniste del passato.