Menti e macchine: un gioco tra AI e narrazione
Il documentario non-documentario
“About a Hero” sfida apertamente le convenzioni tradizionali del cinema documentario. Diretto da Piotr Winiewicz, il film si presenta come una riflessione sui poteri e i limiti dell’intelligenza artificiale, adottando una struttura narrativa che confonde realtà e finzione. Non sorprende che abbia aperto l’IDFA, uno dei festival documentari più prestigiosi al mondo, sollevando subito dibattiti sulla sua stessa natura.
La trama: un mistero tra virtualità e vita quotidiana
Al centro della storia c’è Dorem Clery, un impiegato di una fabbrica in una cittadina immaginaria tedesca, Getunkirchenberg, trovato morto in circostanze misteriose. L’indagine sulla sua morte viene continuamente sviata da un progetto altrettanto enigmatico, noto solo come “la Macchina”, che simboleggia lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e potrebbe essere legato al destino di Clery.
Un narratore inaspettato
Il narratore di questo intricato racconto è Kaspar — un’imitazione creata dall’AI del celebre regista Werner Herzog. Questa figura, eterea ma profondamente inquietante, presenta un mix di autenticità e stranezze che solo un’AI potrebbe generare. La voce profonda e un po’ fuori posto di Herzog viene ricreata con una precisione imperfetta, che rispecchia l’intero progetto del film: affascinante nella sua imprecisione.
Un esercizio di autoironia e critica
Il film di Winiewicz non nasconde i suoi difetti. Anzi, li sottolinea volontariamente, a volte fino al punto di irritare lo spettatore. I continui errori ortografici come il ripetuto “police” scritto in modo errato nelle parti procedurali del film sono solo uno degli esempi di come il regista ci inviti a non prendere troppo sul serio le capacità narrative dell’AI.
Discussioni intellettuali e cameo di lusso
Nella parte “documentaristica” del film, varie personalità del mondo culturale e intellettuale, tra cui Stephen Fry e il critico culturale Charles Mudede, offrono riflessioni sulla natura e il futuro dell’AI. Tuttavia, le loro considerazioni, sebbene interessanti, si rivelano spesso vaghe e non riescono a dare un vero corpo alla tesi del film.
La sfida di Herzog all’IA
Il progetto di Winiewicz trae ispirazione da una famosa affermazione di Herzog: “Un computer non sarà mai in grado di fare un film come il mio in 4.500 anni”. In “About a Hero”, il regista e la sua AI si confrontano con questo pensiero in un viaggio che alterna scene di finzione sconnesse a interviste che sembrano uscire da un saggio accademico. Non manca l’ironia: false dichiarazioni del ”modello Herzog” e situazioni volutamente assurde come la vedova di Clery, Eleonore (interpretata da Imme Beccard), che sviluppa una strana affinità con gli elettrodomestici.
Stile visivo e recitazione
Nonostante i voluti difetti della narrazione, “About a Hero” è visivamente affascinante. Le scenografie sono dettagliate e la fotografia è curata, creando un’atmosfera che alterna normalità e distorsione. La performance di Vicky Krieps, che interpreta una giornalista alle prese con il caso Clery, aggiunge un tocco di umorismo secco che rende il film ancora più godibile.
Riflessioni finali
Winiewicz ci offre un film che, pur nella sua struttura apparentemente frammentata, vuole farci riflettere sulla nostra percezione dell’intelligenza artificiale e sul suo impatto sulla narrazione e sulla vita quotidiana. ”About a Hero” non è solo un esperimento o una provocazione, ma una dichiarazione audace sulla collaborazione tra mente umana e macchina, fondamentale nel nostro mondo sempre più digitale.
Per vedere il trailer di “About a Hero” visita qui.