Sylvester Stallone affronta una nuova sfida cinematografica
Sylvester Stallone raramente ha interpretato ruoli da cattivo sul grande schermo. Questo aspetto del suo repertorio si riflette anche in “Armor”, dove interpreta uno dei principali antagonisti del film diretto da Justin Routt. “Armor” offre un’esperienza che, sebbene competente, non riesce a emergere dalla mediocrità a causa di una sceneggiatura debole e dialoghi poco ispirati.
La trama di “Armor”
Il film ruota attorno all’ex poliziotto James Brody, interpretato da Jason Patric, e suo figlio Casey, interpretato da Josh Wiggins. I due lavorano insieme come conducenti di veicoli blindati, trasportando fondi bancari. La loro routine viene interrotta da una rapina orchestrata da Rook (Stallone) e la sua banda.
Un’ambientazione unica ma poco sfruttata
La maggior parte del film si svolge su un ponte rurale nel Mississippi, dove si instaura un prolungato stallo tra i “buoni” e i “cattivi”. Le azioni e le riprese del film sono tecnicamente competenti, ma non riescono a trascendere i limiti imposti dalla sceneggiatura di Adrian Speckert e Cory Todd Hughes. Lo scenario del ponte, sebbene promettente per un thriller ad alta tensione, risulta in gran parte non sfruttato a fondo.
Una sceneggiatura con molte falle
Problemi di plausibilità
Uno dei principali difetti del film è la sua mancanza di plausibilità. Rook e i suoi uomini riescono a prendere controllo del veicolo blindato in pieno giorno, ma nessuno sembra notare o chiamare la polizia, nonostante la presenza di numerose strutture nelle vicinanze e l’evidente frenesia della situazione. Inoltre, il film solleva molte domande: perché il veicolo non è monitorato tramite GPS? Perché non ci sono altre vetture che attraversano il ponte notando l’incidente?
Dialoghi mediocri
Il film, purtroppo, soffre anche di dialoghi poco ispirati. Un esempio emblematico è rappresentato dalla battuta “Quel vigilante è un bastardo tosto” che, sebbene pronunciata con una certa ammirazione dai malviventi, esemplifica il livello generico delle conversazioni nel film.
Performance degli attori
Sylvester Stallone: una presenza sottotono
Il ruolo di Stallone, benché centrale, risulta fiacco. La sua prestazione appare disinteressata, simile a quella di Bruce Willis nei suoi lavori più recenti, dove il grande nome sembra partecipare più per il compenso che per l’entusiasmo. Anche il suo personaggio, Rook, viene dipinto con tratti contraddittori: nonostante si autodefinisca “non un assassino”, i suoi sottoposti sembrano pronti a uccidere senza esitazione. Questo crea una discrepanza nella narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi.
Aspetti tecnici e di produzione
Fotografia e ambientazione
Uno degli elementi positivi è la fotografia di Cale Finot che, sebbene non sfruttata al massimo, riesce a catturare la bellezza dei paesaggi bayou. Queste immagini, insieme agli scorci rurali del Mississippi, offrono un’atmosfera autentica che poteva essere ulteriormente valorizzata.
Colonna sonora
La colonna sonora del film merita una menzione speciale. Composta da vari artisti, prevalentemente in stile rock blues del sud, contribuisce a creare un’atmosfera regionale distintiva, aggiungendo un tocco di autenticità che manca in altre aree del film.
Considerazioni finali
“Armor” potrebbe aver beneficiato di un approccio più dinamico e innovativo sia nella sceneggiatura che nella regia. Mentre alcune componenti tecniche e musicali risollevano leggermente il prodotto finale, le numerose falle narrative e la mancanza di entusiasmo da parte del cast principale trattengono il film, privandolo di quella scintilla necessaria per diventare un thriller davvero coinvolgente.
Per esplorare ulteriormente i dettagli del film e vederne il trailer ufficiale, visita Armor.