Thom Browne: l’uomo che cuce sogni
Un’estetica unica in un documentario affascinante
Il regista tedesco Reiner Holzemer, noto per i suoi lavori sui grandi nomi della moda come Dries Van Noten e Martin Margiela, affronta questa volta un designer dal tratto distintivo ma dal carattere riservato: Thom Browne. Il suo stile è immediatamente riconoscibile, un mix di eleganza e stravaganza che lascia senza parole. Tuttavia, Browne preferisce mantenere la scintilla creativa ben nascosta, lasciando che siano i suoi abiti a parlare per lui.
Un esempio lampante di questa filosofia è il suo ultimo show alla Paris Haute Couture Week 2023. La scenografia mozzafiato del Palais Garnier, con quasi 2.000 sagome in completo grigio firmato Thom Browne, offre un impatto visivo straordinario. La sfilata, che mischia il fantastico con l’umorismo irriverente, cattura l’essenza del designer: una minuziosa cura nei dettagli e una spiccata eccentricità.
Il fascino dietro le quinte
Holzemer, consapevole della possibile mancanza di accesso personale, sceglie di iniziare con un’immagine di forte impatto drammatico. Questo permette di mettere subito in evidenza l’importanza del contesto scenografico, che nei lavori di Browne è tanto importante quanto gli abiti stessi.
Durante lo show di debutto alla Haute Couture Week, due “portatori” vestiti nel consueto completo con gonna – un’icona della moda fluida di genere di Browne – salgono sul palco, seguiti da una modella in piattaforme vertiginose. La scena si sviluppa come un racconto onirico: passeggeri immaginari, personale ferroviario, gargolle e persino piccioni chic con elaborati copricapi.
Guarda il trailer di “Thom Browne: The Man Who Tailors Dreams”
L’arte nella quotidianità
Diversamente dai designer che vediamo spesso nei documentari della moda, Browne non è pieno di ansie e tensioni. Sempre calmo e gentile, sembra quasi immune alle crisi che spesso caratterizzano questo settore. Questo aspetto del suo carattere è sia un punto di forza sia una debolezza del film di Holzemer, poiché la mancanza di dramma personale rende la narrazione un po’ piatta.
Ci sono brevi accenni a crisi passate, come quando quasi dovette chiudere l’attività nel 2009 a causa della crisi finanziaria. Tuttavia, queste difficoltà sono rapidamente superate, e l’attività riprende a pieno ritmo. Anche il tentativo infruttuoso di Adidas di citare Browne per la violazione del marchio a tre strisce viene toccato solo superficialmente.
Un’opera di tailoring che sorprende
Il documentario è ricco di testimonianze di amici e colleghi che lodano le abilità sartoriali di Browne, la sua creatività senza limiti e la sua unicità. Tuttavia, questa narrazione incentrata sulle lodi può dare l’impressione di un video promozionale. La mancanza di una prospettiva critica esterna rende la narrazione un po’ monotona, sebbene il racconto visivo delle collezioni di Browne degli ultimi 20 anni sia spettacolare.
Un momento di svolta nella carriera di Browne è stata la collezione primavera 2018, quando ha inviato modelli maschili sulla passerella con versioni modificate della sua collezione femminile, dimostrando che gli uomini in gonna potevano apparire potenti e maschili. Nello stesso anno, Browne ha venduto una quota di maggioranza della sua azienda al gruppo italiano Ermenegildo Zegna per 500 milioni di dollari.
Riflessioni sull’uniformità
Browne non discute spesso delle sue influenze. Secondo Anna Wintour, Browne è un designer che non presta attenzione a cosa fanno gli altri, rimanendo concentrato al 100% sulla sua visione. Questo si riflette nella sua continua revisione e sovversione delle uniformi americane: l’uomo d’affari, lo sportivo, il cowboy, la coppia del ballo di fine anno, e l’élite dell’Upper East Side. Come dice un intervistato nel film, “Celebra l’uniformità nel modo più prodigo possibile.” È questo spazio per l’espressione individuale che rende i suoi abiti così desiderabili.
Holzemer riesce a catturare questa essenza nel documentario. Le sfilate di Thom Browne, che spaziano da omaggi ad Alice nel paese delle meraviglie a rivisitazioni de Il piccolo principe, mostrano come il lavoro del designer sia sospeso tra infanzia e età adulta, tra innocenza e esperienza.
Uno degli spettacoli più evocativi raffigura un tema funebre: i modelli emergono dalle bare, e una storia si sviluppa attorno a due donne con il cuore spezzato. Il documentario esplora l’abilità di Browne nel trasformare il più semplice dei capi d’abbigliamento, il completo grigio, in una tela per una narrazione artistica e emozionante.
Un viaggio nella creatività
Nonostante qualche lacuna nella profondità analitica o nella rappresentazione della realizzazione degli abiti, il documentario offre un viaggio visivo affascinante attraverso la carriera di Thom Browne. Mostra come i modelli portano il dramma, mentre le sfilate invitano alla fantasia e all’immaginazione.
La narrazione visiva, profondamente coinvolgente, rende questo documentario un must per gli appassionati di moda e per chiunque voglia esplorare l’universo unico e affascinante di Thom Browne.