Dietro le quinte
Le innovative tecniche di effetti visivi in “Kingdom of the Planet of the Apes”
Un salto tecnologico per la nuova saga delle Scimmie
Il film “Kingdom of the Planet of the Apes” rappresenta una pietra miliare tecnologica nel mondo degli effetti visivi. Il supervisore degli effetti speciali, Erik Winquist, ha dettagliato le avanzate tecnologie utilizzate nel film, rivelando come queste abbiano trasformato la visione del regista Wes Ball in una realtà visiva mozzafiato.
Gli effetti dell’acqua: una nuova frontiera
La tecnologia dietro le simulazioni d’acqua nel film ha radici profonde, evolvendosi da lavori precedenti come “Avatar: La via dell’acqua”. Winquist ha spiegato: “La Water Solver che abbiamo utilizzato è il frutto di anni di ricerca e sviluppo sulla simulazione dell’acqua. Questo ci ha permesso di affrontare con fiducia le sfide del film”.
La ferocia e la turbolenza dell’acqua in Kingdom of the Planet of the Apes differiscono notevolmente da quelle sperimentate in “Avatar”, offrendo nuove opportunità per migliorare ulteriormente gli strumenti a disposizione. La combinazione di acqua turbolenta e capelli (nel senso di pelliccia delle scimmie) ha rappresentato una sfida unica per il team degli effetti speciali.
La pelliccia delle scimmie: una sfida tecnica
Una delle sequenze più complesse presenta il personaggio Raka, interpretato da Peter Macon, che viene inghiottito dai rapidi tumultuosi. Winquist ha spiegato come il framework di simulazione Loki di Weta abbia reso possibile questa impresa: “Con Loki, possiamo simulare capelli e acqua insieme in modo che si influenzino reciprocamente”.
Gli effetti pratici e digitali: una collaborazione armoniosa
Winquist riconosce l’importanza degli effetti pratici nel fornire ancore visive per i loro corrispettivi digitali. Un esempio prominente è l’uso di un sistema di fuoco a GPL durante una sequenza di attacco al villaggio: “Forse non apprezziamo sempre abbastanza il contributo degli effetti pratici, ma ci forniscono un riferimento esatto su cui ancorare i nostri effetti digitali”.
Le nuove tute di motion capture
Il film beneficia enormemente anche dall’uso di tute di motion capture di terza generazione, indossate da attori come Owen Teague. Queste tute integrate internamente agli elementi tecnologici permettono movimenti più naturali e meno restrittivi: “Questo è cruciale quando l’attore deve muoversi agilmente attraverso ambientazioni naturali”.
Le sfide degli ambienti digitali
Il film contiene oltre 1.500 scene con effetti visivi e ben 33 minuti di film sono interamente digitali. Una delle sfide principali è la creazione di ambienti digitali realistici, come nella scena iniziale della scalata dell’uovo. Secondo Winquist, “Uno degli aspetti più complessi del lavoro sugli ambienti digitali è la gestione del materiale organico, come piante e vegetazione, che richiede un processo intensivo in termini di tempo e manodopera”.
Il gran finale: un’epica combinazione di effetti
Un momento chiave del film vede Noa appeso per la vita dopo che una barriera oceanica viene distrutta, inondando un bunker abbandonato. Questa scena utilizza al massimo sia gli effetti dell’acqua sia quelli della pelliccia, culminando in un finale avvincente e adrenalinico.
Con tecnologie all’avanguardia e un’integrazione armoniosa di effetti pratici e digitali, “Kingdom of the Planet of the Apes” rappresenta un esempio brillante di quanto lontano siano arrivati gli effetti visivi nel creare mondi immersivi e realistici sul grande schermo.
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