Un passato che non muore
L’intricato The Antique, secondo lungometraggio della talentuosa regista Rusudan Glurjidze, ci trasporta nella Russia del 2006, un periodo segnato da tentativi aggressivi di espellere le comunità etniche georgiane stabilitesi nel paese. Ambientato in uno scenario gelido e invernale, il film usa oggetti e ambienti in decomposizione come metafora della resistenza al cambiamento.
Il fascino malinconico dell’antichità
Il titolo stesso del film, The Antique, può riferirsi a diversi elementi. I mobili antichi importati illegalmente dalla Georgia alla Russia dalla protagonista Medea (interpretata con intensità da Salome Demuria) simboleggiano un passato intrappolato in un presente che fatica a evolversi. La decrepita e affascinante San Pietroburgo, con i suoi appartamenti decadenti, incarna una bellezza antica che si sgretola sotto il peso del tempo e delle istituzioni ormai obsolete.
Un passato che persiste
Vadim (interpretato dal defunto Sergey Dreyden), l’anziano e irritabile ex proprietario dell’appartamento che Medea acquista, rappresenta un altro aspetto dell’antico: un carattere burbero, resistente ai cambiamenti, intriso di pregiudizi. Questa figura ostinata e controversa rappresenta un paese intero che lotta per mantenere la sua identità in una realtà che cambia rapidamente.
Personaggi e narrazione: una danza di solitudine e speranza
La regia di Glurijidze, coadiuvata dalla magnifica fotografia di Gorka Gomez Andreu, trasforma ogni scena in un’immagine poetica e struggente. La narrazione si snoda attraverso i rapporti tra i personaggi principali, Medea e Vadim, entrambi personaggi solitari costretti a convivere. Le loro interazioni inizialmente fredde iniziano lentamente a scongelarsi, rivelando una reciproca vulnerabilità e un’improbabile solidarietà.
Aspetti tecnici e artistici
Glurjidze dimostra una maestria nella rappresentazione delle emozioni umane attraverso un uso sapiente della cinepresa e della luce. Le inquadrature di Andreu sono caratterizzate da texture ossidate e colori pastello scoloriti, che evocano una sensazione di tristezza e di decadimento. Questo stile visivo, già apprezzato in House of Others, primo lungometraggio della regista, è qui ulteriormente perfezionato.
Una riflessione sociopolitica
Oltre ad essere un dramma personale e intimo, The Antique offre una riflessione sul più ampio contesto sociopolitico della Russia degli anni 2000. La vicenda legata ai tentativi di espulsione dei georgiani è un chiaro riferimento alle tensioni etniche e politiche di quel periodo. Questo tema viene trattato con delicatezza, senza scivolare nel didascalico, ma piuttosto attraverso le vicende personali dei protagonisti.
Evoluzione dei rapporti umani
L’evoluzione del rapporto tra Medea e Vadim è al cuore del film. Medea, pragmaticamente disillusa, tenta di costruirsi una nuova vita in una città che non la accoglie facilmente. Vadim, da parte sua, lotta contro i cambiamenti imposti dalla società e dalla sua stessa vecchiaia. Il loro graduale avvicinamento è rappresentato con un realismo toccante e performances attoriali di alto livello.
Un viaggio attraverso il tempo
Le ambientazioni e gli oggetti antichi presenti nel film non sono solo decorativi, ma giocano un ruolo fondamentale nella narrazione. Rappresentano un passato che persiste e che si scontra con il bisogno di rinnovamento. Questi elementi creano una metafora potente della lotta tra vecchio e nuovo, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere.
Un finale senza conclusione
La maestria di Glurjidze risiede anche nel lasciare aperte le domande e le riflessioni dello spettatore. The Antique non offre soluzioni facili né risposte definitive, ma invita a una profonda riflessione sui temi della memoria, dell’identità e del cambiamento.
In definitiva, il film rappresenta un’esperienza visiva ed emotiva che risuona a lungo dopo i titoli di coda, confermando Glurjidze come una delle voci più autentiche e potenti del cinema contemporaneo.