L’impatto dei documentari sulla percezione dell’industria sanitaria americana
Il caso di Michael Moore e l’indignazione popolare
Michael Moore, il regista vincitore di un Oscar noto per documentari come Bowling for Columbine e Sicko, ha recentemente espresso il suo rifiuto nel “mitigare” la rabbia pubblica contro il sistema assicurativo sanitario degli Stati Uniti. Tale sistema, secondo Moore, è avido, sanguinario e spietato. L’indignazione è stata esacerbata dopo che Luigi Mangione è stato accusato di avere assassinato l’amministratore delegato di UnitedHealthcare, Brian Thompson, a Manhattan.
Il manifesto e le ispirazioni
In un presunto manifesto, Mangione ha dichiarato che le sue azioni sono state motivate dalla frustrazione verso il sistema sanitario statunitense. Ha citato il lavoro di Moore come un’influenza significativa, insieme a quello di altri autori critici dell’industria.
Moore ha pubblicato un lungo articolo su Substack, intitolato “A Manifesto Against For-Profit Health Insurance Companies”, in risposta alle numerose richieste di commentare l’accaduto. In questo articolo, ha notato ironicamente come il suo lavoro abbia ricevuto una “recensione a cinque stelle” da un presunto omicida, sottolineando la quantità di chiamate ed email ricevute a riguardo.
La denuncia di un sistema iniquo
Sicko, uscito nel 2007, è un confronto incisivo tra le industrie assicurative e farmaceutiche americane e i sistemi sanitari universali di Canada, Regno Unito e Cuba. Il documentario è stato candidato agli Oscar come miglior documentario quell’anno e ha suscitato intense discussioni sui problemi strutturali del sistema sanitario americano.
Moore ha sottolineato come la rabbia diretta al sistema sanitario non sia nuova, ma piuttosto una conseguenza di decenni di frustrazione. Ha criticato coloro che chiedevano una condanna della rabbia popolare, dichiarando che non solo non la condannerà, ma che intende alimentarla ulteriormente.
L’analisi del sistema sanitario: dolore e diseguaglianza
Secondo Moore, la rabbia non è per l’omicidio in sé, ma per le conseguenze devastanti del sistema sanitario privato: sofferenza fisica, abuso mentale, debiti medici, fallimenti finanziari e richieste di risarcimento negate. Tale sistema ha vessato gli americani con deducibilità esorbitanti e premi in continua crescita, con poche o nessune restrizioni. Il tutto, facilitato da un governo ingessato composto da due partiti incapaci di arginare questo furto istituzionalizzato.
Moore ha anche affrontato il tema della moralità, condannando non solo il sistema, ma anche ogni CEO che lo dirige e ogni politico che ne accetta finanziamenti, perpetuando così un meccanismo che lui definisce immorale e rapace.
Proposte concrete per un cambiamento radicale
In chiusura, Moore ha rilanciato la visione di un sistema sanitario universale: libero, compassionevole e orientato alla vita. Ha invitato a smantellare completamente l’attuale sistema orientato al profitto in favore di uno che garantisca assistenza sanitaria gratuita e universale, come nei paesi più civili.
La sua proposta, in linea con quella di molti esperti del settore, prevede l’eliminazione delle assicurazioni private a favore di un sistema sanitario gestito dallo Stato, in grado di offrire cure di qualità indipendentemente dall’estrazione sociale o economica.
Ripensare il rapporto tra salute e profitto
La riflessione di Moore mette in luce problemi di fondo che affliggono il sistema sanitario americano, richiedendo un ripensamento radicale. Il dibattito tutt’ora in corso vede contrapporsi sostenitori del sistema privato e promotori di un sistema pubblico universale, aprendo una discussione necessaria sulla direzione futura della sanità negli Stati Uniti.
Per approfondire l’argomento, è possibile guardare Sicko, disponibile online, che offre uno sguardo critico e illuminante sui meccanismi della sanità americana rispetto a quella di altri paesi.