Un incontro travolgente: Spike Lee e il Red Sea Film Festival
Un presidente di giuria appassionato e simpatico
Spike Lee ha inaugurato la sua partecipazione al Red Sea Film Festival, dove ricopre il ruolo di presidente di giuria, con uno spirito gioviale, parlando di calcio e del suo amore per la squadra della Premier League inglese, l’Arsenal. Rivolgendosi ai presenti, Lee ha scherzato sul fatto che, alla veneranda età di 77 anni, spera di essere ancora vivo per assistere ai Mondiali di Calcio del 2034 in Arabia Saudita. “Se sarò ancora in giro, ci sarò!” ha esclamato con un sorriso contagioso.
Ricordi di un viaggio storico
Durante la sua permanenza al festival, Lee ha accompagnato Vin Diesel e Michael Douglas per assistere alla partita tra Al-Nassr e Al-Ittihad, club in cui milita Cristiano Ronaldo. Questo viaggio segna la terza visita di Lee in Arabia Saudita, la prima risalente al 1991 per ottenere il permesso di girare scene del suo biopic “Malcolm X” nella città sacra di Mecca, un evento storico essendo la prima volta che una troupe non-documentaristica otteneva tale permesso.
Un pellegrinaggio cinematografico
Sessant’anni fa, ad aprile 1964, Malcolm X intraprese il suo pellegrinaggio alla Mecca, iniziando il viaggio da Jeddah. Per commemorare questo evento, Lee ha condiviso su Instagram, lo scorso 18 novembre, un post per il 32° anniversario del film “Malcolm X” e ha invitato il pubblico a rivisitare questo classico, sottolineando come le figlie di Malcolm X abbiano recentemente intentato una causa legale da 100 milioni di dollari contro la CIA, l’FBI e il NYPD per il presunto coinvolgimento nell’assassinio del loro padre.
I sospetti e le accuse di Lee
Spike Lee è fermamente convinto della colpevolezza delle autorità implicate. “Nel film, dopo che Malcolm viene assassinato, mostriamo un ufficiale del NYPD che appare come se stesse passeggiando per Central Park. Quando Malcolm viaggia in Egitto, viene seguito dalla CIA. È tutto nel film!” afferma con decisione.
Il giudizio del FBI, CIA e NYPD
Mentre l’FBI ha dichiarato che è sua “prassi standard” non commentare su litigi in corso, la CIA e il NYPD hanno declinato ogni commento sulla questione. Nonostante ciò, l’impegno di Lee nel portare alla luce questi temi rimane palpabile.
Un presidente di giuria diligente
In qualità di presidente di giuria del festival, Lee ha visionato 16 film in competizione ufficiale, rimanendo colpito dalle diverse prospettive dei registi su varie parti del mondo. Pur senza rivelare i dettagli dei film premiati, ha sottolineato la qualità delle discussioni avute in giuria e la difficoltà nel selezionare solo otto vincitori, dichiarandosi comunque soddisfatto delle scelte fatte.
Un desiderio di conoscenza
Lee esprime il desiderio di trascorrere più tempo in Arabia Saudita per comprendere meglio la cultura e il popolo locale. “Ogni volta che vengo qui, imparo di più sulla cultura saudita. Mi sento sempre accolto a braccia aperte, e molte persone conoscono i miei film, il che mi fa sentire a casa.”
Insegnamento e futuro
Il regista è inoltre interessato a partecipare a future edizioni del Red Sea Film Festival e a visitare le scuole di cinema locali. ”Sarei più che felice di venire qui a parlare nelle scuole di cinema, perché possono fare una reale differenza,” afferma Lee. Ricorda anche con orgoglio come uno dei suoi ex studenti di NYU, il regista egiziano Abu Bakr Shawky, sia ora un affermato cineasta.
Progetti futuri
Riguardo ai suoi prossimi progetti, dopo aver completato “Highest 2 Lowest“, una reinterpretazione del dramma criminale del 1963 di Akira Kurosawa, Lee rimane criptico. “Sono molto superstizioso nel parlare dei progetti prima che si realizzino,” confida. “Preferisco tenere le cose per me finché non accadono davvero.”
Spike Lee continua a esplorare nuove frontiere, sia culturali che artistiche, mantenendo sempre alta la sua voce nei confronti delle ingiustizie e contribuendo attivamente alla crescita del cinema mondiale.