La vita di Ronald Reagan tra mito e realtà nel film di Sean McNamara
Un biopic che omaggia ma non approfondisce
Il film “Reagan”, diretto da Sean McNamara, ci propone una visione piuttosto celebrativa del 40° Presidente degli Stati Uniti. Scritto da Howard A. Klausner e basato sul libro “The Crusader: Ronald Reagan and the Fall of Communism” di Paul Kengor, questo biopic si sviluppa come una narrazione semplice e rapida, talvolta riducendosi quasi a un promemoria illustrato. Se non si fosse a conoscenza del passato hollywoodiano di Reagan, alcune scelte scenografiche potrebbero apparire incomprensibili, come il manifesto del film “King’s Row” nel suo ufficio durante il periodo in cui era presidente della Screen Actors Guild.
Dennis Quaid interpreta Reagan con un mix di carisma e determinazione, dal periodo come attore fino alla sua dura presa di posizione contro i comunisti a Hollywood e le negoziazioni con il presidente sovietico Mikhail Gorbachev negli anni ’80. Tuttavia, la rappresentazione è così rapida che persino eventi cruciali come il tentativo di assassinio del 1981 sono trattati in maniera sbrigativa e stilizzata con un mix di filmati d’archivio e ricostruzioni in slow motion.
L’umorismo e i riferimenti culturali
Uno degli elementi più interessanti del film è il modo in cui tratta i riferimenti culturali legati a Reagan. In una scena, un membro del suo staff politico incita un collega con la frase “Win one for the gipper!”, ripresa dal film “Knute Rockne, All American“. Questo richiamo, che per Reagan era più di un semplice slogan, potrebbe risultare incomprensibile ai giovani spettatori. Tuttavia, questo tipo di umorismo e nostalgia punta chiaramente a un pubblico che ha vissuto entrambi i periodi: quello dell’attore e quello del politico.
Il target del film
È evidente che il film si rivolge principalmente a persone che condividono e apprezzano la politica conservatrice di Reagan e che hanno una forte fede religiosa. I giovani spettatori potrebbero essere sorpresi dalle affermazioni di Reagan su un intervento divino nel suo sopravvivere al tentativo di assassinio, e potrebbero non avere lo stesso interesse per la narrazione della sua vita.
La performance di Jon Voight
Jon Voight offre una performance sorprendentemente efficace nei panni di un vecchio agente del KGB, Viktor Petrovich, che riflette sulla figura di Reagan da una prospettiva russa. Questo personaggio inventato aggiunge una dimensione narrativa intrigante, similmente a come Edmund Morris inserisce se stesso come osservatore fittizio nella sua controversa biografia “Dutch” del 1999.
Voight riesce a conferire al suo personaggio un’aria malinconica e riflessiva, alimentando la trama con osservazioni acute e un accento russo ben gestito, nonostante le difficoltà. Questo punto di vista privilegiato permette uno sguardo quasi intimo sui momenti chiave della vita di Reagan, tratteggiandone una figura complessa e influente.
La narrazione degli eventi
Il film copre una vasta gamma di momenti significativi nella vita di Reagan, dal suo ruolo di bodyguard e radiocronista fino alla carriera politica. La trama passa rapidamente da un evento all’altro, come in un elenco di punti salienti. Vediamo brevemente il matrimonio con la prima moglie, l’attrice Jane Wyman (interpretata da Mena Suvari), e l’importante incontro con Nancy Davis (interpretata da Penelope Ann Miller). L’ascesa politica di Reagan è trattata in maniera altrettanto rapida: dalla campagna per Barry Goldwater, alla nomina a governatore della California, alla fallita corsa presidenziale contro Gerald Ford, fino alla vittoria su Jimmy Carter.
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Dettagli tralasciati
Diversi aspetti controversi della presidenza Reagan, come lo scandalo Iran-Contra o la gestione dell’epidemia di AIDS, sono appena accennati o completamente omessi. Questo si allinea alla natura agiografica del film, che punta più a idolatrare che a spiegare in maniera critica la figura di Reagan.
Considerazioni finali
“Reagan” è un film che, se accettato per ciò che è, può risultare coinvolgente, soprattutto per chi ha vissuto l’epoca reaganiana o ne condivide i valori. Nonostante la mancanza di profondità e la tendenza a sorvolare sulle controversie, offre un ritratto colorito e nostalgico di un’icona del XX secolo. Per un’analisi più critica e temporanea, si potrebbe dover cercare altrove, ma per un pomeriggio nostalgico, questo film potrebbe servire al suo scopo.
L’interazione tra gli attori principali, le riflessioni culturali e la narrazione rapida offrono al pubblico uno spaccato della vita di Reagan che, pur se semplificato, risulta comunque significativo.