Una storia d’amore a ritroso: “Super Happy Forever”
Il delicato equilibrio tra passato e presente
L’opera cinematografica ”Super Happy Forever” si distingue per la sua singolare narrazione a ritroso, una storia d’amore delicata e sottilmente complessa. Ambientato in un sonnolento resort balneare giapponese, il film non salta tra varie linee temporali, ma offre il passato come un retrogusto agrodolce del presente. La malinconica figura del protagonista, Sano, interpretato da Hiroki Sano, si trova a reiterare esperienze passate con la speranza che un semplice oggetto ritrovato possa colmare una perdita irreparabile.
Un resort che conserva memorie
Nonostante il tempo trascorso sembri breve, tutto è rimasto praticamente invariato nel resort: volti e luoghi sono gli stessi, sebbene per Sano ogni similitudine con il passato appaia ora come una crudele beffa. Nel film, diretto da Kohei Igarashi, l’atmosfera di lutto precede la nostra conoscenza del dolore specifico, creando un senso di tristezza che risuona all’unisono con quella del protagonista.
L’atmosfera malinconica di “Super Happy Forever”
Inaugurato nella sezione Venice Days del festival di Venezia, ”Super Happy Forever” rappresenta un cambio di registro per Igarashi, rispetto al suo precedente lavoro “The Night I Swam”. Questa coproduzione franco-giapponese, pur mantenendo un basso profilo, riuscirà sicuramente a consolidare la reputazione di Igarashi nei circuiti festivalieri, spingendosi ulteriormente verso piattaforme di streaming specializzate.
La ricerca di un passato inafferrabile
In una scena particolarmente significativa, Miyata (Yoshinori Miyata), il miglior amico di Sano, chiede: “Era questa la stanza?” mentre osservano la vista mozzafiato della costa della penisola di Izu. La risposta è affermativa: cinque anni prima, quella stessa stanza ha ospitato un viaggio meno carico di dolore. Testardamente intenzionato a ripercorrere i passi di quei giorni, Sano spera che rivivere il passato possa magicamente riparare il presente. È in quella vacanza che Sano ha conosciuto Nagi, interpretata dalla dolcemente affascinante Nairu Yamamoto, che diventerà sua moglie e poi, inaspettatamente, morirà nel sonno.
Guarda il trailer di “Super Happy Forever” qui.
L’evoluzione di un rapporto
La narrazione del film viene svelata gradualmente attraverso suggerimenti sottili e espressioni sfuggenti. Il dolore di Sano porta con sé un senso di colpa: seppur limitato nelle parole, emerge che Nagi non era felice mentre lui si descrive come “vigliacco ed egoista”. Miyata tenta di tirar fuori Sano dal suo abisso emotivo con seminari di benessere e incontri doppi, tentativi benintenzionati ma poco giudiziosi.
Il cambiamento nel tempo
Il film si svolge in due epoche distinte: il 2023 e il 2018. Sebbene la pandemia globale non venga discussa apertamente, il suo impatto è percepibile. Un caffè un tempo amato ora è chiuso, e l’hotel è destinato a chiudere dopo la stagione estiva. Anche la relazione tra Sano e Miyata sembra soffocare sotto il peso di una realtà mutata, incapaci di ripristinare un’amicizia che ormai appare forzata.
Un ritorno al passato senza segnali evidenti
Quando il film ci trasporta nel 2018, non ci sono segnali visivi esteriori ad annunciare il flashback. La cinepresa di Wataru Takahashi dipinge il mondo con la stessa luce vivida e luminosa. Tuttavia, si percepisce un sollievo nell’aria anche prima dell’apparizione di Nagi. In un altro contesto, l’incontro casuale di Nagi con Sano su un traghetto avrebbe promesso una tipica trama da commedia romantica; qui, invece, è imbevuto di un ineluttabile senso di fatalismo.
Guarda il trailer del film qui.
Un’attrazione destinata a finire
L’attrazione reciproca tra Sano e Nagi si sviluppa rapidamente ma senza troppa intensità, evocando ricordi di primi appuntamenti perfetti ma senza suggerire una connessione destinata a durare tutta la vita. La tristezza di “Super Happy Forever” risiede nelle tensioni invisibili, negli spazi negativi, e in quei cinque anni di interludio dove i personaggi credevano di avere tutto il tempo del mondo per ricreare quella felicità iniziale.
Riflettendo sulla transitorietà
Mentre il classico swing di Bobby Darin “Beyond the Sea” connette i personaggi e le linee temporali, la miniatura poetica di Igarashi ci esorta non tanto a cogliere l’attimo con un’evidente sentimentalità, ma a trattenerlo, per qualche anno o due o cinque, e lasciarlo andare quando è il momento.
In questo film, Igarashi esplora come la nostalgia possa essere sia un rifugio che una prigione, invitando gli spettatori a confrontarsi con il dolore della perdita e la bellezza delle memorie passate.
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