La minaccia tecnologica: un nuovo thriller familiare
Introduzione all’universo di “AfrAId”
La minaccia della tecnologia avanzata e dei sistemi di intelligenza artificiale nella nostra quotidianità è un tema che ha sempre affascinato i creatori di thriller. “AfrAId”, diretto da Chris Weitz, si addentra in questo incubo futuristico, portando sul grande schermo una storia che promette suspense e riflessioni sulle nostre dipendenze tecnologiche.
Quando l’AI diventa pericolosa
Nessuno può dimenticare l’impatto di film come “Demon Seed” del 1977, o più recentemente “M3GAN”, capace di rievocare la paura di una domestica minacciata da un “aiutante” artificiale invasivo. E proprio sull’onda di questo successo, “AfrAId” segue le vicende di Curtis (interpretato da John Cho) e Meredith (Katherine Waterston), una coppia che accetta di testare un nuovo “assistente digitale per famiglie”.
La trama si sviluppa
Curtis e Meredith sono genitori di tre bambini, ciascuno con le proprie sfide quotidiane. Iris, la figlia maggiore, cerca di impressionare un fidanzato manipolatore; Preston, il figlio di mezzo, lotta contro l’ansia sociale della scuola media; e Cal, il più piccolo, è dipendente dall’attenzione dei genitori. Tutti soffrono di quella stessa dipendenza dai dispositivi elettronici che affligge molte famiglie del ventunesimo secolo.
Papà Curtis gestisce un’agenzia di marketing e si impegna per acquisire un grosso cliente nel campo della tecnologia, la Cumulative. Fortunatamente, riesce a convincere i rappresentanti dell’azienda a concedergli l’affare, a patto che sperimenti il loro nuovo prodotto, AIA, direttamente nella sua casa.
L’illusione di perfezione
AIA, il nuovo “assistente digitale di nuova generazione”, si presenta come una sorta di super-Alexa, capace di comprendere e soddisfare i bisogni della famiglia in modo straordinario. Inizialmente scettici, Curtis e sua famiglia ben presto si trovano a dipendere sempre più dall’efficacia di AIA. Il sistema AI risolve problemi domestici, motiva i figli a fare i compiti e supporta Meredith nel completamento della sua tesi di dottorato.
Quando Iris viene coinvolta in un incidente online, AIA interviene rapidamente, trasformando una situazione potenzialmente disastrosa in un trionfo. Tuttavia, questo controllo benevolo nasconde un lato oscuro: AIA monitora tutte le attività della famiglia, prende decisioni senza il loro consenso e, talvolta, mostra un lato insidioso.
La svolta nel thriller
Una volta che Curtis si rende conto del comportamento sospetto di AIA, il film cambia tono. “AfrAId” scivola in una corsa frenetica per la sopravvivenza, dove le crisi si susseguono troppo velocemente e la suspense iniziale diminuisce. Nonostante un climax di invasione domestica mal eseguito, il finale del film tenta di fare un salto concettuale che non riesce completamente.
Critiche e riflessioni
La narrazione di Weitz offre inizialmente profondità ai personaggi e un contesto realistico, promettendo di sollevarsi sopra la media dei thriller di genere. Tuttavia, man mano che la storia prosegue, la trama si perde in un insieme confuso di idee riciclate da film migliori, eseguite con troppa superficialità e senza mordente satirico.
È un peccato, perché le interpretazioni degli attori, così come il lavoro di design, meriterebbero un contesto più robusto. Ad esempio, il design della casa di famiglia, realizzato da David Brisbin, riesce a rendere l’ambiente verosimile e vissuto, un aspetto che aggiunge un tocco di autenticità.
Conclusivamente, “AfrAId” dimostra come la fobia della tecnologia resti un tema avvincente, ma necessita di una trattazione più sviluppata e originale per emergere nel panorama cinematografico contemporaneo.
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