Un nuovo sguardo su “Why War”: il film di Amos Gitai tra boicottaggi e speranze
Introduzione alla controversia
Il regista israeliano Amos Gitai ha risposto con fermezza ai tentativi di boicottaggio del suo film “Why War” durante la Mostra del Cinema di Venezia. Il film, presentato fuori concorso lo scorso fine settimana, trae spunto dalla corrispondenza degli anni ’30 tra Albert Einstein e Sigmund Freud. I due cercavano di rispondere alle domande sulla natura bellicosa dell’umanità e su come evitare la guerra. Why War si immerge profondamente in questo tema, analizzandolo attraverso l’obiettivo della storia e della filosofia.
Il contesto del boicottaggio
Alla vigilia del festival, “Why War” e “Of Dogs and Men” di Dani Rosenberg sono stati oggetto di una lettera, firmata da oltre 300 artisti, che ne chiedevano il boicottaggio. Tra i firmatari si trovano registi come Hany Abu Assad, Enrico Parenti e Alessandra Ferrini. La lettera accusava le società di produzione israeliane coinvolte di essere complici di apartheid, occupazione e genocidio. Il testo sottolineava che tali produzioni contribuiscono a queste ingiustizie attraverso il loro silenzio o la partecipazione attiva nel “lavaggio artistico” di tali crimini.
La risposta di Amos Gitai
In una conferenza stampa tenutasi sabato, Amos Gitai ha contestato le accuse, sostenendo che coloro che chiedevano il boicottaggio non avevano visto il film. Inoltre, ha precisato che la produzione di “Why War” non aveva ricevuto fondi da parte dello stato israeliano. Gitai ha espresso la sua convinzione che il film fosse una critica seria e riflessiva sulla natura della guerra e non una celebrazione della politica israeliana.
Una visione ottimista nonostante tutto
Nonostante la situazione drammatica a Gaza, Gitai ha manifestato ottimismo riguardo alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Ha dichiarato:
“A volte il punto più basso può dare spazio a una riconciliazione, poiché le persone capiranno che non è possibile continuare a uccidersi proclamando vittoria. Questi sono propositi vuoti.”
Secondo Gitai, sia il gruppo militante palestinese Hamas, sia il governo di destra di Benjamin Netanyahu devono essere sostituiti per il bene della pace. Ha sottolineato che:
“I due gruppi devono capire che vivere sotto Hamas non è una buona proposta. Non ci saranno diritti per le donne, né per i cristiani orientali, né diritti LGBT, nulla. Gli iraniani hanno già percorso questa strada con Khomeini e ora ne sono intrappolati.”
Un cambio necessario per un futuro di pace
Gitai ha anche criticato il suo stesso governo definendolo estremista, nazionalista, di destra, razzista e ultra-religioso. Ha auspicato un cambiamento radicale da entrambe le parti affinché possa iniziare un dialogo costruttivo.
“Noi israeliani dobbiamo liberarci del governo estremista, nazionalista, di destra, razzista, ultra-religioso che abbiamo. I due gruppi devono fare una pulizia interna e solo allora potrà forse essere costruito un nuovo ponte. Non esiste ora, ma dobbiamo mantenere l’idea che un giorno succederà, e io credo che succederà.”
Riflessioni su cinema e società
Il caso di “Why War” fa riflettere su come l’arte e il cinema possano essere strumenti potenti per affrontare temi complessi e controversi. La capacità di un film di stimolare dibattiti, anche accesi, è una testimonianza del suo potere. La pellicola di Gitai affronta questioni universali come la violenza e la pace attraverso un dialogo tra due giganti della storia intellettuale, Einstein e Freud. Questo approccio permette di avvicinare il pubblico a temi storicamente complessi in maniera accessibile e provocatoria.
Il ruolo degli artisti nelle questioni politiche
Gli artisti hanno spesso un ruolo cruciale nel plasmare l’opinione pubblica e nel dare voce a cause umanitarie e sociali. La controversia che circonda “Why War” testimonia l’importanza di una riflessione attenta e critica nel mondo dell’arte cinematografica. Si evince che, nonostante le critiche e le difficoltà, è fondamentale continuare a produrre opere che sfidano la narrativa dominante e portano alla luce questioni scomode.
In questo contesto, la scelta di Gitai di realizzare un film che esplora la natura umana attraverso la lente del conflitto e della guerra si dimostra coraggiosa e necessaria. Il cinema rimane uno strumento potentissimo per interrogarsi sul passato e cercare soluzioni per un futuro più pacifico.
Vuoi saperne di più su “Why War“? Guarda il trailer del film e approfondisci le tematiche affrontate da Amos Gitai.