Raccontare l’epopea dei cavalli mongoli: uno sguardo dietro le quinte
Il mondo del cinema è spesso abitato da storie di eroi e avventure straordinarie, ma cosa succede quando la realtà si fonde con la finzione? “To Kill a Mongolian Horse” offre una risposta affascinante che ci catapulta nel cuore della Mongolia e ci fa vivere una storia di sacrificio, identità e legami inesauribili.
L’emozione dietro la performance
Quando assistiamo a spettacoli equestri, è facile lasciarsi incantare dalla magnificenza del momento. Tuttavia, come rivela la regista al suo esordio, Jiang Xiaoxuan, la vera magia avviene dietro le quinte. “Sono cresciuto in queste terre, e ogni volta che guardo questi spettacoli, mi sento emozionata. Sono straordinari, ma dopo un po’ ho cominciato a concentrarmi anche sui performer,” racconta Jiang. Incantata dal dietro le quinte, ha esplorato il percorso dei cavalieri mongoli che, attraverso trucco e costumi, si trasformano in figure eroiche.
Un’ispirazione dalla vita reale
La trama del film, ispirata da eventi reali e dalla vita di una vera amica della regista, Saina, racconta di un cavaliere mongolo che diventa performer mentre cerca di salvare il suo ranch. Saina, che interpreta il protagonista, rappresenta la lotta tra il seguire una passione e adempiere agli obblighi sociali e familiari. La madre del suo bambino preferirebbe che trovasse un lavoro stabile invece di dedicarsi alle esibizioni equestri. Jiang evidenzia come questa duplice esigenza rifletta un’esperienza comune: “Ho amici che hanno dovuto scegliere tra fare film per passione o lavorare in pubblicità per guadagnarsi da vivere. Questa lotta è molto reale”.
Produzione senza compromessi
Il film, presentato alla sezione Venice Days, è una coproduzione internazionale tra Malesia, Stati Uniti, Hong Kong, Corea e Giappone, gestita da Pluto Film per le vendite. “Siamo riusciti a realizzarlo perché il budget era estremamente basso. Abbiamo girato con un programma stretto e utilizzando non professionisti, che si sono rivelati una scelta vincente,” spiega Jiang. In pratica, per una sequenza onirica in una bufera di neve, dovevano aspettare la vera bufera. Questo modo di fare cinema, pur con le sue difficoltà, conferisce autenticità visiva e narrativa eccezionale.
La resistenza passiva del protagonista
Il protagonista del film, spinto ad agire per il bene del suo bambino, rappresenta la “resistenza passiva” di cui parla Jiang. “Sta vivendo una fase di transizione senza molta iniziativa propria. Fuori dagli spettacoli, non fa parte del grandioso ‘viaggio dell’eroe mongolo’. Quando finalmente fa qualcosa d’inaspettato, sembra che tu sia lì nel pubblico e un attore improvvisamente rompe la quarta parete”. Questa scelta narrativa offre una riflessione sul ruolo dell’individuo nella società e sulle aspettative che ci circondano.
La presenza costante del cavallo
Un elemento toccante è il legame tra il protagonista e il suo cavallo, una presenza costante che riflette lo stato emotivo del cavaliere. Jiang spiega: “Non era mai questione di mostrare esplicitamente quanto amasse il suo cavallo e quanto il cavallo lo amasse in cambio. Volevo che questo animale fosse parte integrante della sua vita e riflettesse il suo stato attuale. Il cavallo sta invecchiando e non è più utile, così come il modo di vivere del protagonista. Sono entrambi emarginati e fatti l’uno per l’altro”.
Il significato spirituale dei cavalli bianchi
Per il popolo mongolo, i cavalli bianchi hanno un significato spirituale speciale. Non solo appaiono magnificamente sullo schermo, ma evocano anche una profonda connessione culturale e spirituale che arricchisce ulteriormente la narrativa del film.
Per chi volesse approfondire ulteriormente, è possibile visualizzare il trailer del film “To Kill a Mongolian Horse” e immergersi ancora di più in questa affascinante storia.
Questa esplorazione del dietro le quinte, dei sacrifici personali e delle scelte artistiche ci offre un racconto autentico e ricco di sfumature. “To Kill a Mongolian Horse” non è solo un film, ma una finestra aperta su un mondo di bellezza, lotta e perseveranza.