Amy Adams sorprendente in “Nightbitch”: Un’ode alla maternità ferina
L’industria del cinema non manca mai di offrirci interpretazioni memorabili e dirompenti. Una tra le più recenti e applaudite è la performance di Amy Adams in “Nightbitch”, diretto da Marielle Heller. Questo film esplora le sfide della maternità in un contesto originale e travolgente, riflettendo su quanto questa esperienza possa trasformare profondamente chi la vive.
Un’esperienza trasformativa
Amy Adams interpreta una protagonista senza nome, conosciuta semplicemente come “Madre”. Da quando ha rinunciato alla sua carriera per dedicarsi al figlio, quattro anni di vita domestica hanno iniziato a trasformarla profondamente. La sua esperienza di madre a tempo pieno sembra risvegliare in lei un’energia primordiale, una trasformazione che si manifesta con evidenti vibrazioni da film licantropico. La Madre, infatti, è convinta di trasformarsi in un cane.
Un omaggio alle madri
L’autrice del romanzo da cui il film è tratto, Rachel Yoder, dedica l’opera “per mia madre e per tutte le mamme”. Questa dedica risuona come un grido di solidarietà piuttosto che un’esclusione. L’obiettivo è fare luce sui segreti della materia della maternità, un legame istintivo tra uomo e animale, e un’esperienza condivisa ma misteriosamente solitaria.
Mentre molti autori e blogger dedicano la vita a demistificare la maternità, “Nightbitch” vuole parlare a tutte quelle mamme che si sentono sopraffatte e forse invisibili. La nostra protagonista è tra queste, esaurita tra notti insonni e la cura costante del figlio (interpretato dagli Emanuel e Arleigh Patrick Snowdon).
Isolamento e connessione
La Madre non riesce nemmeno a ricordare l’ultima volta che ha dormito bene. Passa il tempo a nutrire, pulire e accompagnare il figlio al parco o alla biblioteca, senza riuscire a connettersi davvero con le altre madri. Nonostante la cortesia di alcune (interpretate da Zoë Chao, Ella Thomas e Mary Holland), si sente isolata, sentendosi come un’estranea a un culto a cui non appartiene veramente.
Le rare conversazioni con altre madri spesso sfociano in argomenti “tabù”, come i cambiamenti cellulari della maternità, sollevando il dubbio se questi siano veri segreti o solo discorsi evitati da tutti. Le sue interazioni con il marito (Scoot McNairy) sono scarse e poco profonde, aumentando il suo senso di abbandono.
Un racconto fra memoria e magia
In “Nightbitch”, elementi di autobiografia si mescolano a quelli di una guida di auto-aiuto. La Madre si sente connessa alla propria madre e all’esperienza universale delle mamme, spesso rievocando o immaginando episodi dal passato. All’apice della sua identità di metamorfosi, la vediamo esplorare ricordi e miti con un fervore quasi primordiale.
Una delle scene più evocative vede la protagonista richiedere alla bibliotecaria (Jessica Harper) una guida su figure magiche femminili, un suggerimento che riflette il bisogno di riscoprire la sua forza latente.
La trasformazione fisica e psicologica
La narrativa di “Nightbitch” raggiunge un punto di svolta con la trasformazione fisica della protagonista in creatura ferale, espressione del suo conflitto interiore e del desiderio di fuggire dalle pressioni della vita domestica. Gli istanti in cui scopre peli bianchi e “baffi” che le crescono, oppure quando viene seguita dai cani nel parco, rappresentano simbolicamente il cambiamento irreversibile che sta avvenendo dentro di lei.
Un messaggio universale
Il film di Heller, più che una semplice storia horror, si configura come una potente allegoria sulle sfide materne e il desiderio di riconnessione. In una scena culminante, la Madre e il Padre discutono profondamente, arrivando a decidere di prendersi del tempo separati, permettendo a lei di riscoprire la propria creatività e senso di sé.
“Nightbitch” offre una finestra su una realtà spesso ignorata: quella delle madri sovraccariche e incomprese, la cui esperienza è tanto comune quanto misteriosa. Questo film si rivela essere non solo un ritratto affascinante della maternità, ma anche una riflessione su come questa possa riaccendere la nostra connessione con l’istinto animale e la creatività latente.
Per chi volesse approfondire ulteriormente, il trailer ufficiale di Nightbitch è disponibile qui.
Il cinema continua così a esplorare i lati più oscuri e affascinanti della condizione umana, offrendo interpretazioni che rimangono impresse nell’immaginario collettivo. “Nightbitch” è un esempio lampante di come un racconto possa diventare una potente metafora della realtà quotidiana, ricordandoci che dietro ogni madre c’è una storia di sacrificio, forza e trasformazione.