“Quisling – The Final Days”: un passato oscuro che ritorna
Il cinema norvegese ci ha regalato stavolta un’opera che fonde dramma storico e studio psicologico, in una narrazione potente e penetrante di un leader autoritario deluso. Parliamo di “Quisling – The Final Days,” firmata dal veterano regista norvegese Erik Poppe, noto per successi come “1,000 Times Good Night.” Questo film si configura quasi come un epilogo di “The King’s Choice,” affrontando un periodo storicamente significativo per la Norvegia – i primi giorni dell’occupazione tedesca nel 1940.
Cinque anni più tardi, “Quisling” ci riporta al tempo dell’occupazione e del suo inquietante seguito. Il film narra la storia di Vidkun Quisling, il capo fantoccio del governo collaborazionista con i nazisti, il cui nome è divenuto sinonimo di traditore.
Un approccio innovativo alla narrazione storica
Poppe e i suoi sceneggiatori ci propongono una visione innovativa, basata sui colloqui in prigione tra Quisling e il pastore Peder Olsen. Questi incontri, originati dal diario sconosciuto di Olsen, sono un toccante tentativo di far emergere la contrizione e l’assoluzione di un uomo che ha segnato in modo oscuro la storia norvegese. Con dialoghi intensi e interpretazioni magistrali degli attori principali, il film è una vera esplorazione della mente complicata di un leader autocratico. La cinematografia affascinante e il design d’epoca completano l’opera, rendendola una visione imperdibile per gli amanti del cinema d’essai internazionale.
Un contesto di tensione e rinnovamento
Con la fine dell’occupazione tedesca il 8 maggio 1945, l’arresto di Quisling segna un momento di giustizia fortemente atteso. La Norvegia è in cerca di vendetta e deve fare i conti con i crimini commessi in nome dell’ideologia nazista. Tra coloro che desiderano ardentemente vedere Quisling punito, emerge il giovane guardia carceraria Arvid, il cui fratello fu una delle vittime del regime di Quisling. Arvid non perde occasione per rendere la detenzione dell’ex politico quanto più scomoda possibile.
La missione di Olsen
Riconoscendo che la Norvegia deve confrontarsi con il proprio passato per guarire, il vescovo Berggrav incarica Olsen di agire come consigliere spirituale di Quisling. La missione diventa una prova per Olsen, che deve mantenere il segreto anche con sua moglie Heidi, rischiando di perdere la propria fede a causa delle conversazioni con Quisling.
Il processo e le implicazioni morali
Accusato di tradimento e altri crimini, Quisling cerca di giustificare le sue azioni come un atto per il bene del paese. Tuttavia, le sue affermazioni grandiose crollano sotto il peso delle prove in tribunale. Olsen si ritrova immerso in dubbi profondi non solo sulla propria vocazione, ma anche sui suoi credi e sulle decisioni tragiche prese durante la guerra per proteggere la sua famiglia.
Una dichiarazione di Quisling, in cui afferma di aver “aiutato più ebrei di chiunque altro in Norvegia”, richiama sinistramente alcune delle asserzioni più estreme di noti leader politici contemporanei. La dura testimonianza del sopravvissuto norvegese ebreo Leo Eitinger smentisce tali affermazioni, ricordando il terribile destino dei circa 1.000 ebrei deportati dal paese, di cui solo 12 sopravvissero.
Confronti tra diverse visioni del mondo
I luoghi di azione alternano tra prigione, aula di tribunale, casa di Olsen e quella della moglie di Quisling, Maria. Emergono così due visi diversi del matrimonio: mentre Heidi Olsen cerca giustizia e sostiene alla fine le difficoltà del marito, Maria Quisling incita il marito nelle sue convinzioni distorte.
Filosofo della fede
Essendo Quisling proveniente da una famiglia con quattro generazioni di clergyman, le sue discussioni con Olsen forniscono un affascinante duello filosofico sulla comprensione del Nuovo Testamento. Il superbo Eidsvold, al suo primo ruolo da protagonista, esprime rabbia e baldanza quando le sue motivazioni sono messe in discussione, mentre Lie, nel ruolo meno vistoso, riesce a trasmettere grande empatia.
Nonostante i numerosi dialoghi, Poppe e il suo team riescono a rendere l’esperienza visiva emozionante. Abbandonando toni seppia o blu freddi spesso usati per i film d’epoca, il film presenta una tavolozza visiva ricca di verdi e rossi che si adattano perfettamente ai luoghi. La fotografia ravvicinata di Jonas Alarik incornicia Quisling in spazi oscuri e angusti, come se le mura stessero per chiudersi intorno a lui. la colonna sonora di Jonas Colstrup contribuisce a creare la sensazione destabilizzante di un mondo che sta per finire.
Per gli amanti del cinema storico e del dramma psicologico, “Quisling – The Final Days” rappresenta un’esperienza cinematografica coinvolgente e stimolante, una finestra sulle complessità dell’autocrazia e sulle sfide della redenzione.