Ron Howard e il suo film “Eden”: Un’avventura controversa
Un regista versatile
Ron Howard è noto per essere uno degli autori più eccezionali del cinema contemporaneo, con una carriera che abbraccia oltre quattro decenni. Dai mermaid di “Splash” agli astronauti di “Apollo 13”, passando per il thriller religioso di “Il Codice Da Vinci”, Howard ha esplorato una vasta gamma di storie e generi. Tuttavia, durante la presentazione del suo ultimo film, “Eden”, al Toronto Film Festival, il regista ha dichiarato che il film rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto ai suoi lavori precedenti. E, sotto molti aspetti, aveva ragione.
Una trama oscura e intricata
“Eden”, basato su eventi realmente accaduti circa 100 anni fa sulle Isole Galápagos, è difficile da incasellare in un unico genere. Sebbene etichettato spesso come “thriller”, io lo descriverei più come una fusione tra “Robinson Crusoe” e “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, con un pizzico di follia ispirata a Friedrich Nietzsche. Non manca neppure un’assurda dose di sesso, omicidi e violenze sugli animali, rendendolo sicuramente un’opera atipica per Howard.
Immersi nella storia, ma a quale prezzo?
Howard, a differenza del solito, sembra essersi perso nella narrazione, dimenticandosi di mantenere una trama comprensibile e coinvolgente. Fin dall’inizio, ci si chiede: se i personaggi sono basati su figure storiche reali, perché risultano così caricaturali e artificiali? Jude Law, che recentemente ha dato una straordinaria interpretazione in “The Order”, qui interpreta il medico tedesco Friedrich Ritter. Ritiratosi sulla remota isola di Floreana per sfuggire alla società, Ritter sogna di costruire una nuova utopia lontano dalla civiltà decadente post-Primavera Viennese.
Gli abitanti dell’isola
La sua compagna, Dora (interpretata da Vanessa Kirby), lo accompagna in questo esilio volontario, ma il loro rapporto è complesso e carico di tensione. Nonostante il loro desiderio di isolarsi dal mondo, l’arrivo di un’altra coppia, Heinz Wittmer (Daniel Brühl) e sua moglie Margaret (Sydney Sweeney), mette alla prova le convinzioni di Ritter.
Gli Wittmer hanno portato con loro il figlio malato di tubercolosi, sperando che l’aria dell’isola possa curarlo. Ma invece di accoglierli, Ritter li respinge con ostilità, accentuando il suo isolamento.
Un terzo elemento di caos
L’arrivo di un terzo gruppo di stranieri rende il quadro ancora più complesso. Ana de Armas, nota per i suoi ruoli in “Knives Out” e “Blonde”, interpreta la baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn. Con il suo seguito di uomini, la baronessa annuncia il suo piano di costruire un hotel di lusso sull’isola, portando un’ulteriore ondata di caos e conflitti. La sua figura carismatica e amoralità intrigante inizialmente vivacizzano il film, ma ben presto la sua presenza diventa altrettanto opprimente quanto quella degli altri personaggi.
Un film ancorato alla malinconia
Howard ha basato “Eden” su due testimonianze contrastanti degli eventi accaduti, conferendo al film un velo di ambiguità e distacco. Gli spettatori osservano i personaggi come se fossero parte di una colonia di insetti, senza mai sentirsi davvero coinvolti nelle loro sorti.
Sydney Sweeney emerge come la figura più simpatica del film, grazie alla sua interpretazione di Margaret Wittmer. La sua umiltà e vulnerabilità la rendono un personaggio con cui si può empatizzare, nonostante le scene dolorose, come il parto, che è costretta a vivere.
Riflessioni finali
“Eden” è senza dubbio uno dei film più strani e controversi di Ron Howard. La sensazione dominante è quella di una narrazione che vaga senza scopo, con eccessi interpretativi che raramente trovano una giustificazione narrativa. Gli appassionati di cinema, tuttavia, potrebbero trovare interessante questo esperimento radicale di uno dei registi più famosi di Hollywood.
Per chi vuole approfondire il contesto storico della storia rappresentata o esplorare gli altri lavori di Ron Howard, consiglio di guardare il trailer e altre informazioni dettagliate su “Eden”.