Un nuovo sguardo su “I, the Executioner”: introspezione e azione
Un cambio di tono per un sequel
Ryoo Seung-wan, in “I, the Executioner”, ci offre un seguito decisamente diverso dal suo predecessore, la commedia d’azione del 2015, “Veteran”. Il regista ha scelto di ridurre le risate per concentrarsi maggiormente sulla violenza che caratterizza i protagonisti polizieschi della sua storia. Questo risvolto offre una riflessione più profonda sulla giustizia e il suo significato.
Ritorno di un protagonista amato
In “I, the Executioner”, troviamo Seo Do-cheol, interpretato da Hwang Jung-min, che ritorna con un’apertura dinamica in cui una retata della polizia si svolge in un casinò illegale. La sequenza è un’esplosione di azione che ricorda le scene più impattanti di “Veteran”. Sin dai primi momenti, il film mantiene la sua firma caratterizzata: il team di Seo è incredibilmente competente e al contempo esilarante, a seconda delle necessità della sceneggiatura.
Guarda il trailer di “I, the Executioner”
Una narrazione più cupa e introspezione
A differenza del primo film, che iniziava con temi di classe sociale per poi introdurre la trama centrale a circa 45 minuti dall’inizio, “I, the Executioner” si focalizza sin dall’inizio sull’idea di giustizia con un omicidio macabro motivato dalla vendetta. Sebbene in Corea del Sud sia stato rilasciato come “Veteran 2”, il titolo occidentale “I, the Executioner” prende spunto dal thriller neo-noir giapponese del 1968 di Tai Kato, condividendo solo il tema dell’indagine poliziesca su omicidi di vendetta.
Anche gli eroi possono avere ombre
Man mano che emergono nuovi omicidi perpetrati da vigilantes, il pubblico online inizia a chiamare l’angelo vendicatore segreto del film “Haechi”, ispirato alla creatura mitologica sino-coreana che giudica le persone peccatrici. Queste uccisioni si avvicinano pericolosamente alla violenza di Seo, mettendo in discussione la legittimità delle azioni che spesso vediamo nei film polizieschi.
Il film introduce anche un nuovo personaggio, il poliziotto novellino Park Sun-woo (interpretato da Jung Hae-in), la cui ossessione per Seo è esposta come un elemento disturbante. Park è conosciuto online come il “poliziotto UFC” per i suoi aggressivi abbattimenti, e sembra aver assimilato le lezioni sbagliate dalle imprese di Seo.
Rivedi le azioni di Seo Do-cheol in “Veteran”
Una risonanza con la cultura pop
La maniera in cui il cattivo del film riflette i difetti degli eroi, seguendo una logica da fumetto, è particolarmente interessante. Questa somiglianza con il mondo dei supereroi è accentuata da una rappresentazione di una metropoli coreana che ricorda le profondità sfrontate di Gotham City.
Il climax e gli sviluppi familiari
Nonostante l’introspezione e il tono cupo, il film non riesce a mantenere costante la sua intensità tematica fino alla fine. L’atto finale ricorre a una premessa simile a quella di “Saw”, che fatica a integrarsi con le motivazioni del killer. Tuttavia, è proprio in questi momenti che l’azione comica, marchio di fabbrica della serie, ritorna al centro della scena.
Una delle scene culmine, una lotta sul tetto sotto la pioggia, mostra ingegnosità e umorismo. Le scene più intime e cariche di azione riportano il film a un punto di partenza familiare dopo le sue tante deviazioni oscure, mentre Ryoo fa ciò che sa fare meglio: mescolare dramma e slapstick.
Commenti conclusivi e ulteriori riflessioni
“I, the Executioner” si presenta come un’evoluzione nella narrazione dei film polizieschi, spingendo il pubblico a riflettere sulla giustizia e la violenza. Il cambio di tono rispetto a “Veteran”, con l’introduzione di temi più gravi e introspezioni, offre un’esperienza cinematografica che si distingue.
Per gli appassionati di cinema, serie TV e musica, questo film rappresenta una combinazione perfetta di azione e profondità di contenuti, continuando una tradizione narrativa che ci porta a riconsiderare i limiti e le responsabilità dei nostri eroi.
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Con le sue riflessioni personali e la sua abilità di mescolare generi, “I, the Executioner” incarna un nuovo livello di sofisticazione per il cinema d’azione, ricordandoci che anche i film di genere possono offrire profonde introspezioni morali e sociali.