Un futuro distopico toccante in “Happyend” di Neo Sora
La visione del domani attraverso gli occhi di Neo Sora
Neo Sora, nella sua prima opera di finzione “Happyend”, ci propone una visione distopica che colpisce per la sua inquietante realismo. Non c’è bisogno di un apocalisse tuonante per portarla in essere. In un futuro non troppo distante, quasi attuale, l’emergenza di problematiche quotidiane e un incessante senso di fine imminente guidano gli adolescenti ad affrontare la vita come hanno sempre fatto. Tuttavia, il loro percorso di crescita si intreccia con l’inizio di una potenziale fine del mondo.
Tokyo, una città denaturata
Nella Tokyo di domani, dove le consuete curve di cemento e i grattacieli sembrano leggermente alienanti (forse perché gran parte del film è stata girata a Kobe), un preside di liceo scopre con disappunto che la sua cara auto sportiva è stata capovolta durante la notte. Gli studenti ammirano l’opera, un vero e proprio monolito giallo in mezzo al cortile grigio della scuola. Potrebbe sembrare un’opera d’arte alla Banksy, se non fosse rapidamente definita come un atto di “terrorismo”, diventando il pretesto per l’installazione di un rigido sistema di sorveglianza.
La ribellione giovanile
L’intera comunità studentesca viene così punita. I sospetti si concentrano subito – e non senza ragione – su un gruppo di adolescienti di ultimo anno noti per il loro comportamento turbolento. I leader di questo gruppo, Kou e Yuta, sono amici fin dall’infanzia. Assieme a Tomu, Ming e Ata-chan, formano una cerchia strettamente unita. I ragazzi condividono la passione per la musica underground e vedono la sala musica della scuola, piena di attrezzature, come il loro rifugio e base operativa.
La musica come espressione di ribellione
Figlio del famoso Ryuichi Sakamoto, Neo Sora crede fermamente nel potere della musica come espressione di individualità nascente e costante minaccia per i regimi che si basano sulla conformità e obbedienza. In una scena iniziale, Kou e Yuta si infiltrano in un club techno, ma il posto viene presto raidato dalla polizia. Nel caos, il DJ che ammirano dona loro il resto del suo set su una chiavetta USB, affidando loro il compito di mantenere vivo il ritmo ribelle della cultura giovanile.
La forza della gioventù
Yuta, ribelle senza causa, sembra meno interessato a questo progetto. Sora, con la colonna sonora di Lia Ouyang Rusli – che alterna tra elettronica monumentale e pianoforte delicato – concentra gradualmente l’attenzione sul legame tra Yuta e Kou. Provenendo da una famiglia di immigrati coreani senza documenti, Kou ha molto più da perdere in caso di problemi con le autorità rispetto al suo amico privilegiato. Inoltre, l’infatuazione di Kou per Fumi, una ragazza studiosa coinvolta in un gruppo di attivisti, inizia a creare una distanza tra i due amici. Kou viene attratto sempre più da un risveglio politico mentre Yuta, più timido di quanto sembri, desidera che le cose rimangano inalterate.
La tecnologia come doppia faccia della medaglia
In questo futuro prossimo, non ci sono spiegazioni necessarie per tecnologie non ancora inventate o linguaggi alieni. Il mondo di Sora assomiglia molto al nostro, con l’unica differenza che i controlli sono un po’ più stretti. I telefoni cellulari sono onnipresenti e usati come dispositivi di tracciamento. Le facce sono identificabili come impronte digitali e, una volta catturate da un poliziotto di passaggio, tutti i tuoi dati appaiono con un tocco dello schermo. Tuttavia, Sora osserva che la stessa tecnologia utilizzata dai regimi dittatoriali per sopprimere l’entusiasmo giovanile è sempre meglio compresa dai giovani stessi. Non importa quali guardie ci siano, i giovani troveranno sempre una porta sul retro attraverso cui entrare di nascosto.
Un messaggio di speranza
La fede di Sora che “i ragazzi staranno bene,” accompagnata da una dolce malinconia per le persone che perdiamo lungo il cammino verso la nostra identità definitiva, conferisce a “Happyend” una certa ingenuità. Forse, un tocco di ingenuità è proprio ciò di cui abbiamo bisogno, considerando ciò che tutta questa sofisticazione ci ha portato.
Guarda il trailer di “Happyend”
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