Dentro il mondo di Social Studies: Il documentario che esplora la vita degli adolescenti connessi
Uno sguardo autentico sulla generazione digitale
In una nuova serie documentaristica intitolata Social Studies, la regista Lauren Greenfield ci porta in un viaggio affascinante attraverso la vita degli adolescenti del ventunesimo secolo, cresciuti in un mondo dominato dai social media. Suddiviso in cinque episodi, il documentario ci immerge nel contesto scolastico e personale di un gruppo di giovani studenti, esplorando le complessità e le sfide che affrontano quotidianamente.
La premessa: Adolescenti e tecnologia
L’idea alla base di Social Studies è semplice ma potente: seguire un gruppo eterogeneo di studenti durante l’anno scolastico 2021-2022. Questi ragazzi, provenienti da contesti economici e razziali diversi, frequentano perlopiù la Palisades Charter High School di Los Angeles. Sono ragazzi che, appartenenti alla prima generazione cresciuta completamente immersa nei social media, hanno sperimentato un’interruzione significativa a causa del lockdown per il COVID-19.
Lo specchio della realtà virtuale
Greenfield ha avuto l’intuizione di introdurre la registrazione dello schermo come strumento principale del documentario. Questo metodo ci offre una finestra privilegiata nelle loro videochiamate, messaggi e sessioni di navigazione online. Un’esplosione di informazioni visive simula perfettamente la mente adolescenziale: dispersa e sovraccarica.
“Di persona non puoi mettere il muto e non puoi spegnere la fotocamera,” dice una ragazza nel documentario, catturando la difficoltà di presentarsi nel mondo reale rispetto alla vita online.
La trama intrecciata di vite adolescenziali
Greenfield non si limita a osservare gli schermi. La troupe ha avuto accesso anche alle scuole e alle case dei ragazzi, documentando momenti che vanno dall’uso di droghe alla discussione esplicita delle loro vite sessuali. Una delle forze di Social Studies risiede proprio nella sua capacità di mostrare, senza filtri, le sfumature della vita adolescenziale.
Ogni episodio ci avvicina a diversi studenti, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze. Jonathan, un aspirante documentarista, offre interviste ai suoi compagni di classe; Keshawn, un DJ in erba, si trova a doversi destreggiare tra la paternità e i sogni di carriera. Jack sperimenta con il business degli eventi, organizzando feste che toccano vette estreme di euforia e scompiglio.
Le sfide della narrazione
Nonostante la potenza del materiale, Social Studies soffre di alcune incoerenze narrative e di montaggio. Molti individui appaiono brevemente per poi scomparire, o emergono solo negli ultimi episodi, creando un senso di disorganizzazione. Greenfield affronta il problema delle tematiche troppo ampie, oscillando tra nuovi personaggi e storie già presenti che meritavano più spazio.
Ad esempio, Ellie, coinvolta in relazioni tossiche e sfide personali, riceve molta attenzione iniziale, mentre altri personaggi emergono solo verso la fine della serie, come Sydney, una studentessa universitaria che riflette sulle decisioni prese da adolescente.
Riflessioni e considerazioni
L’obiettivo di Greenfield era studiare una generazione che ha conosciuto solo un mondo digitale, ma Social Studies riesce anche a catturare il senso di perdita provocato dalla pandemia. Momenti commoventi emergono dalle discussioni tra i ragazzi, che spaziano dall’isolamento dei mondi virtuali all’importanza della connessione reale.
La serie culmina con il prom e le accettazioni al college, magari trascurando la primavera senza spiegazioni adeguate. Tuttavia, nonostante le imperfezioni, Social Studies offre uno sguardo duraturo sulla condizione esistenziale degli adolescenti moderni.
Guarda il trailer del film Social Studies e scopri di più sul documentario.
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