Una nuova commedia romantica su Netflix, ma con polemiche
La nuova serie comica di Netflix, Nobody Wants This, esplora una relazione nascente tra un rabbino (interpretato da Adam Brody) e una podcaster sessuale (Kristen Bell). Nonostante l’uscita il 26 settembre, la serie ha già suscitato critiche per la rappresentazione percepita come “stereotipata” dei personaggi ebraici. La creatrice della serie, Erin Foster, ha risposto alle polemiche in un’intervista, affermando che l’obiettivo dello show è “gettare una luce positiva sulla cultura ebraica”.
Una risposta alle critiche
Erin Foster, convertita all’ebraismo dopo essersi innamorata del marito, ha voluto portare la sua esperienza personale all’interno della serie. Ha difeso il suo lavoro, sottolineando l’importanza di rappresentare la cultura ebraica in maniera positiva e arricchente: “Volevo solo gettare una luce positiva sulla cultura ebraica dal mio punto di vista”.
La Foster ha anche ribadito che, nonostante le critiche sullo stereotipo, l’intenzione era di mostrare un rabbino giovane e moderno, che rompe i pregiudizi: “Abbiamo un rabbino come protagonista, un rabbino cool, giovane, che fuma erba. Questa è l’antitesi di come la gente vede un rabbino ebreo, giusto?”.
Voci critiche dalla comunità
Pochi giorni dopo l’uscita della serie, Jessica Radloff, un’autrice e redattrice presso una famosa rivista, ha pubblicato un saggio intitolato “Nobody Wants This di Netflix e il persistente stereotipo ebraico.” Radloff ha sollevato problemi relativi alla rappresentazione dei personaggi ebraici, descrivendoli come “donne controllanti e desiderose di matrimonio, che vogliono organizzare cene e alienare chiunque non condivida gli stessi sogni.”
Radloff ha anche criticato una scena specifica dell’episodio pilota in cui il personaggio della madre del rabbino si riferisce alla podcaster interpretata da Kristen Bell come “shiksa”, un termine dispregiativo per una donna non ebrea. “Questa scena al tempio è esattamente l’opposto di quello che noi ebrei siamo insegnati a fare – accogliere il vicino,” ha scritto Radloff. “In un momento in cui l’antisemitismo è ai livelli più alti che abbiamo visto dai tempi dell’Olocausto, scene come questa mi colpiscono duramente.”
Anche altre recensioni critiche hanno seguito, inclusa quella di un noto settimanale che ha denunciato la rappresentazione delle donne ebree come “tormentatrici e arpie”.
Il punto di vista della creatrice
Erin Foster ha risposto a queste critiche, difendendo la scelta narrativa dello show: “Se avessi fatto i genitori ebrei come due hippy di granola su una fattoria, allora qualcuno avrebbe scritto, ‘Non ho mai incontrato una persona ebrea così prima. Chiaramente non sai come scrivere personaggi ebraici, non sai cosa stai facendo e non ci rappresenta bene’.”
La Foster ha anche espresso quanto per lei fosse cruciale includere momenti educativi e divertenti nella serie: “Volevo solo spruzzare un po’ di divertimento e momenti educativi.”
Uno spazio di riflessione
La controversia che circonda Nobody Wants This offre spunti di riflessione sulla rappresentazione culturale nei media. Mentre alcune critiche sono rivolte alla possibile perpetuazione di stereotipi, è chiaro che la funzione narrativa e la complessità dei personaggi meritano una discussione approfondita e attenta.
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