Joker: folie à deux – una critica inaspettata
Un ritorno inaspettato
Nel mondo del cinema, le aspettative giocano un ruolo cruciale nel determinare il successo di un film. “Joker: Folie à Deux”[[https://trailers.movieetv.com/search/joker-folie-a-deux]sconvolge queste aspettative, portando i fan del controverso “Joker” del 2019 in un territorio completamente nuovo. La caratteristica nota del primo film, che ha conquistato critici e pubblico con la sua rappresentazione cruda e inquietante del celebre antagonista di Batman, subisce un cambiamento drastico nel sequel.
Una narrazione divergente
Se vi aspettavate un’esplorazione delle conseguenze della rivolta che Arthur Fleck ha innescato in “Joker”, preparatevi a una sorpresa. Invece di proseguire con un crescendo di caos a Gotham City, “Folie à Deux” si concentra principalmente su una lunga e intricata drammatizzazione giudiziaria. Le audienze in tribunale e le dinamiche all’interno dell’Arkham State Hospital dominano la trama, rendendo l’esperienza alquanto differente rispetto al predecessore.
Analisi tecnica della pellicola
Phillips, regista della serie, opta per uno stile narrativo che si allontana sia dalla crescita esponenziale di una saga, come ne “Il Cavaliere Oscuro”, sia dalla ripetizione amplificata di successi pregressi, come visto in “Una notte da leoni 2″. Invece, ”Folie à Deux” trae ispirazione dall’ultimo momento del primo “Joker”, dove Arthur canta “That’s Life” di Frank Sinatra, per realizzare un film che sembra un lungo sogno, ricco di numeri musicali che riflettono il suo stato psicologico disturbato.
Il dubbio morale e la delusione
L’esito totale del film solleva dubbi morali e lascia un senso di delusione nel pubblico. Ci troviamo di fronte a un Arthur Fleck che rifiuta la sua identità di Joker, scegliendo di non proseguire la sua scia di violenza. La scelta di non mostrare ulteriori omicidi, se non in sequenze di fantasia, rompe con l’azione e la tensione che caratterizzavano il film precedente.
Un cast impegnato
La performance di Joaquin Phoenix
Phoenix, premiato con l’Oscar per il suo ruolo di Arthur nel primo film, ritorna con un’intensità simile. La sua trasformazione fisica e mentale per incarnare nuovamente il personaggio è impressionante, sebbene questa volta la trama non gli consenta di raggiungere gli stessi picchi di terrore psicologico.
Lady Gaga come Harley Quinn
La presenza di Lady Gaga nel ruolo di Harley Quinn aggiunge un tocco di eccentricità e intrigo. Viene introdotta come un’eco di Angelina Jolie in “Ragazze interrotte”, ma si evolve in un personaggio altrettanto disturbante. Tuttavia, la sua presenza sullo schermo è minore di quanto ci si aspettasse, limitando il potenziale impatto del suo ruolo.
Temi e riflessioni
Phillips sembra voler sfidare gli spettatori a riflettere sul loro entusiasmo per le azioni violente di Arthur nel primo film. La domanda implicita del film è: ”Perché ci piace vedere Arthur Fleck trasformarsi nel Joker?”. Questo invito alla riflessione porta a una resa dei conti con le proprie aspettative e i propri desideri come pubblico.
Un’opera controversa
A prescindere dai gusti personali riguardo il cambiamento di tono e ritmo, “Joker: Folie à Deux” rappresenta senz’altro una sfida alle norme del cinema di sequenza. Non è un film per i fan della violenza adrenalinica, ma una meditazione sulla psiche disturbata del suo protagonista e del suo impatto sulla società circostante.
Considerazioni finali
Il film è una determinate sfida concettuale per un pubblico che si era affezionato al Joker come simbolo del caos e della rivolta. Che si tratti di una mossa geniale o di un errore, spetta ai singoli spettatori giudicare l’efficacia di questa nuova direzione artistica.
D’altro canto, il sequel, con la sua struttura peculiare e la scelta deliberata di non accontentare le masse, mantiene comunque una coerenza artistica, se non altro, allineandosi con uno dei principi più alti dell’arte: la provocazione e la riflessione critica. Risulta evidente che chi sperava in una mera replica dei momenti più crudi e violenti del primo film potrebbe restare deluso, ma essa rappresenta una sorprendente sfida narrativa che invita a una riflessione più profonda.# Un’analisi dettagliata di “Joker” e della sua critica
Una visione unica su Joker: tra sociopatia e risvolti sociali
Punto di partenza: un film oltre le apparenze
Quando si parla di Joker, non si può ignorare l’impatto che ha avuto sia sul pubblico sia sulla critica. Il film, diretto da Todd Phillips, è stato spesso descritto come una riproposizione dei temi di Martin Scorsese in “Taxi Driver” e “The King of Comedy”. Ma c’è molto di più dietro a questa facciata: una narrazione che esplora profondamente la psicopatologia del protagonista, Arthur Fleck, incarnato da Joaquin Phoenix.
La sociopatia di Joker: arte o pericolo?
L’approccio di Phillips è stato quello di creare un personaggio complesso, un sociopatico intrappolato nel caos di Gotham City. Questa città, resa in modo vibrante dalla cinematografia di Lawrence Sher e dalla straordinaria colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, serve come un vero e proprio personaggio aggiuntivo nella storia. Alcuni critici, tuttavia, hanno osservato che il film può essere visto come una glorificazione della violenza e della sociopatia, un punto di vista tutt’altro che inverosimile se si considerano altri film come “American Psycho” e “Natural Born Killers”.
La trama: Arthur Fleck e l’ineluttabilità del suo destino
Un’analisi delle origini del personaggio
Arthur Fleck è dipinto come una vittima dalla società sin dall’inizio, con episodi di violenza e abusi che ne forniscono le motivazioni psicologiche. Il film accenna a disturbi mentali come la schizofrenia e il PBA (pseudobulbar affect), evidenziando quanto la sofferenza individuale sia stata trascurata.
Per un ulteriore approfondimento, è possibile vedere il trailer di Joker.
Un’inedita chiave di lettura del sequel
Nel sequel, “Joker: Folie à Deux”, assistiamo a una continuazione di questa narrativa, ma con un tono ancora più meta-ironico. Phillips introduce elementi tipici del cinema musicale, un genere lontano dalle aspettative del pubblico di Joker, creando così una tensione tra ciò che i fan si aspettavano e ciò che il film offre.
L’approccio critico di Todd Phillips
Il regista come purveyor of tone
Phillips è stato chiaro nel definire uno dei ruoli chiave del regista: essere il “purché del tono” del film. Questo approccio si manifesta in maniera evidente in Joker, dove la narrazione è intrisa di provocazioni e satira. Il regista non manca di lanciare frecciate alla comunità degli “incel” e alle loro dinamiche sociali, facendo eco ai linguaggi e alle ironie che vengono usate su piattaforme come 4chan.
Una lettura psicologica della società
Phillips non si limita a criticare la società che ha creato Arthur Fleck, ma la utilizza anche come specchio per riflettere su problemi reali. Il film trasforma le sofferenze individuali del protagonista in una lente attraverso la quale osservare le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, sollevando domande importanti sul ruolo dell’arte e del cinema nel rappresentare il male.
Tendenze e riflessioni sul genere cinematografico
Le conseguenze di una rappresentazione controcorrente
Rappresentare personaggi complessi come Joker comporta rischi, tra cui quello di incoraggiare comportamenti emulativi. Tuttavia, è essenziale comprendere che il cinema, in quanto forma d’arte, ha il potere di esplorare le profondità della mente umana. Questo concetto è ben illustrato da autori come John Gardner, che nell’opera “On Moral Fiction” sottolinea come l’arte debba giocare contro il caos e la morte.
Il cinema e la moralità
Gardner argomenta che l’arte debba promuovere valori positivi, ma la stessa deve anche confrontarsi con la complessità della moralità umana. “Joker” appartiene a quel tipo di narrazione che esplora i confini tra bene e male, invitando il pubblico a riflettere sui propri valori e sulle proprie reazioni.
Una conclusione provocatoria
La satira e il pubblico
“Joker: Folie à Deux” non è solo una continuazione della storia di Arthur Fleck ma rappresenta anche una critica pungente verso il suo stesso pubblico. La scelta del regista di trasformare Arthur in un personaggio tanto adorato quanto temuto dimostra l’ambiguità della nostra società verso figure come Joker.
Una riflessione finale
Il tragico epilogo del film, con Arthur che cerca disperatamente di sfuggire ai suoi stessi fedeli seguaci, ci ricorda che il vero interesse sta nell’archetipo del Joker, piuttosto che in Arthur Fleck stesso. Ciò solleva un’ultima, scomoda domanda: quanto di ciò che apprezziamo nella cultura popolare riflette veramente i valori e le aspirazioni della nostra società?
Ecco il link a un’anteprima del film Joker: Folie à Deux per coloro che desiderano approfondire ulteriormente questo complesso e affascinante universo narrativo.