Il fenomeno di Art the Clown: tra ultraviolenza e culto
Quando si pensa a personaggi iconici del cinema horror, è impossibile non menzionare Art the Clown. Nato dalle menti dietro la serie Terrifier, questo clown demoniaco ha ridefinito il concetto di slasher, portando la crudeltà su schermo a nuovi estremi. Se pensavate che Freddy Krueger, Jason Voorhees e Michael Myers fossero i vertici della violenza cinematografica, Art the Clown li rende quasi innocui per confronto.
Da Freddy a Art the Clown: l’evoluzione del cinema slasher
Nei giorni d’oro del cinema horror, i mostri mascherati come Freddy e Jason uccidevano con coltelli da macellaio e machete, offrendo un tipo di violenza quasi “romantica”. Con l’avvento di franchise come Saw, le torture meccaniche e i complessi giochi di morte hanno elevato il livello di brutalità. Ma cosa rende Terrifier una serie unica nel suo genere?
Il fattore della gioia dissacrante
La chiave sta nell’imperturbabile piacere che Art the Clown prova nel commettere i suoi atti orribili. Riprendendo un tema che risale al capostipite Psycho, il godimento sadico del killer è sempre stato un elemento essenziale del terrore. Ma Art the Clown porta questa idea a un livello di insania radicale.
David Howard Thornton, che interpreta Art in tutti e tre i film, incarna questo personaggio con una performance che sembra unire Marcel Marceau a Charles Manson, con un pizzico di Divine. Il suo trucco bianco, naso adunco, denti neri e cappellino minuscolo compongono una figura allo stesso tempo grottesca e affascinante. Prima di fare a pezzi le sue vittime, Thornton imita emozioni umane con una frivolezza stilizzata che fa gelare il sangue nelle vene.
La transizione dalla nicchia al mainstream
I film di Terrifier sono nati come fenomeno underground. Con il tempo, però, sono diventati un vero e proprio franchise con un seguito di culto. La premiere a New York di Terrifier 3 ha visto una commistione di celebrità cult e moda goth, segno che questi film sono ormai un marchio riconosciuto.
In Terrifier 3, seguiamo la protagonista Sienna (Lauren LaVera) che si riprende da un ricovero in ospedale psichiatrico. Si stabilisce con la zia Jessica (Margaret Anne Florence), il marito di lei Greg (Bruce Johnson) e la loro figlia Gabbie (Antonella Rose). Le conversazioni a tavola ripercorrono gli eventi precedenti, a volte forse in modo eccessivo. Damien Leone, il regista e sceneggiatore della serie, sa come orchestrare un’opera splatter nell’introduzione, ma il dialogo espositivo non è il suo forte.
Violenza all’eccesso e creatività macabra
Le filmografie di Art the Clown sono conosciute per la loro violenza estrema. Terrifier 3 non è da meno, introducendo Art come un finto Babbo Natale che semina caos durante le festività natalizie. L’effetto speciale di make-up, creato da Christien Tinsley, ricorda il mago della praticità Rob Bottin in The Thing.
La scena della motosega, per esempio, inizia con due studenti universitari nudi sotto la doccia. Art, travestito da Babbo Natale, irrompe con una motosega, portando la brutalità a livelli impensabili. Damien Leone svela dettagli che nessun film precedente aveva osato mostrare.
Una riflessione sul cinema horror contemporaneo
Se il climax di Terrifier 3 include ratti squirmanti e macabre mutilazioni, il vero orrore risiede nel pubblico. Il fatto che questi film siano ora considerati intrattenimento mainstream dice molto sulla nostra società. Io stesso, un fan dei film slasher dal Venerdì 13 Parte III a A Nightmare on Elm Street 4, non posso fare a meno di chiedermi cosa Art the Clown inventerà la prossima volta.
Con il proseguire della saga di Terrifier, una cosa è certa: il cinema horror ha trovato una nuova punta di diamante nella figura di Art the Clown, un simbolo di terrore che, per quanto ripugnante, continua a ipnotizzare e sorprendere il pubblico. Un fenomeno che riflette sia la maestria tecnica sia la capacità di intrattenere attraverso la pura crudeltà.
Per approfondire le follie di Art the Clown, puoi guardare il trailer di Terrifier 3.