Esplorando mondi distorti: “Altered Perceptions” di Jorge Ameer
Un’opera di fiction al confine della realtà
Quando si guarda “Altered Perceptions”, diretto da Jorge Ameer, si potrebbe pensare che sia il lavoro di un regista alle prime armi che non ha ancora padroneggiato i fondamenti. In realtà, questo film di fantascienza a basso budget è il dodicesimo lungometraggio narrativo di Ameer dal 1994. Sebbene meriti di essere valutato con un occhio di riguardo per le produzioni indipendenti a piccolo budget, rappresenta anche un passo indietro estetico per il creatore fai-da-te.
Il film si presenta come un’opera di finzione in un testo iniziale sullo schermo (insieme a un conteggio dei morti, da un virus non nominato, che cresce costantemente fino a 80 miliardi). “Altered Perceptions” si svolge con politiche del mondo reale chiaramente riconoscibili, nonostante presenti un agente patogeno fantastico che rende le persone violente. I film di Ameer, siano essi di fantascienza o meno, hanno sempre mostrato apertamente la loro natura queer, e il suo ultimo non fa eccezione, sebbene i suoi intrecci politici raramente vadano oltre una malvagità caricaturale.
Una trama intricata e attuale
Mentre la malattia virale si diffonde, una cospirazione politica correlata si sviluppa nei più alti ranghi del potere texano, narrata attraverso gli occhi dell’assistente senatorialista Alex Feretti, interpretato da Oran Stainbrook. Alex è il figlio di un neuroscienziato gay, Joseph DeMatteo (interpretato da Joseph DeMatteo stesso), e assiste anche il politico profondamente razzista e omofobo Ted Demarcos, interpretato da Danny Fehsenfeld. Ted Demarcos è una figura sottilmente velata del politico reale Ted Cruz. Una scena significativa vede Demarcos esprimere la sua avversione per le persone gay durante il matrimonio del padre di Alex, nonostante tutti i presenti sembrino ben consapevoli della sua bigotteria.
È intrigante seguire queste e altre lunghe sequenze dialogiche e ponderare chi si trovi dove e perché dicano ciò che dicono, anche se queste domande sono almeno divertenti da analizzare quando Alex viene visitato da una figura nuda, stile Terminator, sostentando di provenire dal futuro. Questa figura misteriosa, interpretata ancora una volta da Joseph DeMatteo, lancia avvertimenti sugli schemi di Demarcos che si allineano con ciò che già si sta verificando nel mondo.
Link al trailer: https://trailers-ita.movieetv.com/search/altered-perceptions
Un riflesso della realtà moderna
Questa presunta viaggiatrice del tempo avverte Alex di una cospirazione mentre nel mondo reale esplodono violenze localizzate che i politici conservatori attribuiscono a qualsiasi cosa, dalla Blackness alla Queerness sino al vaccino COVID-19. Il fatto che “Altered Perceptions” prenda una posizione così diretta contro la disinformazione dell’estrema destra è intrigante, ma la sua metodologia lo è meno, nonostante la promessa iniziale. Alcune prime scene lasciano intravedere qualcosa di inventivo in termini di inquadratura e montaggio, con trasmissioni di notizie da remoto che sembrano ripetersi e tornare su se stesse.
Purtroppo, questi presunti metafore sulla propaganda e la paranoia, annidati nella stranezza della fantascienza, cedono presto il passo a scene di dialogo banale che prolungano eccessivamente la loro benvenuta, ripetendo lo stesso contesto ad nauseum. La sceneggiatura, scritta dal neuropsicologo Wayne Dees, manca di intuizioni significative sul funzionamento della mente umana, limitandosi a vaghi riferimenti al virus che altera la percezione in maniera simile alla demenza.
Un’opera complessa e controversa
A due ore di lunghezza, “Altered Perceptions” diventa presto difficile da guardare, nonostante i tentativi di inserire diversivi comici (uno dei quali, che si spiega eccessivamente prima di sparire, vede la partecipazione di Eric Roberts). Dove le opere precedenti di Ameer almeno presentavano accenni di illuminazione motivata o mozzafiato, la sua ultima sembra aver rinunciato a qualsiasi decisione immediata, optando per un aspetto piatto e non impegnativo, con più sforzi posti nella musica inquietante che ricorda la fantascienza degli anni ’50. Il film è almeno efficace sonicamente in alcune occasioni, ma la musica è l’unico elemento del suono minimamente raffinato o professionale; i dialoghi sono, a volte, molto difficili da sentire.
Con i suoi punti sull’estremismo e la disinformazione stabiliti all’inizio, il film procede a rilento attraverso il suo plot con scambi ripetitivi che probabilmente faranno disconnettere mentalmente anche gli spettatori più indulgenti. È un peccato, poiché si avvicina a momenti di dramma caratteriale toccante nei suoi ultimi minuti, coinvolgendo Alex che passa del tempo con il nuovo marito di suo padre, interpretato dal precedente collaboratore di Ameer, Peter Cardenas, mentre il mondo crolla — ma a quel punto, è troppo poco e troppo tardi.
Forse, la vera domanda è se Jorge Ameer riuscirà, in futuro, a equilibrare l’intento politico forte con una narrazione più avvincente e un’estetica più curata. Solo il tempo e il prossimo progetto potranno dirlo…