Il cinema si fonde con la realtà in Death Has No Master
L’ultima opera di Jorge Thielen Armand ci porta nel cuore di una Venezuela dilaniata dai conflitti e dai traumi del passato. Il film, intitolato “Death Has No Master” e con protagonista Paz Vega, promette di essere un thriller avvincente ricco di tensioni emotive e sociali.
Una trama di conflitti e introspezione
La storia segue Carolina, interpretata da Paz Vega, una donna che ritorna in Venezuela dopo vent’anni per vendere la piantagione di cacao della sua famiglia. Tuttavia, il suo ritorno si trasforma in una lotta di potere pericolosa quando si trova a confronto con i lavoratori che hanno occupato il terreno, costringendola a fare i conti con traumi passati, inclusi un rapimento e le sue stesse pulsioni violente.
“Death Has No Master”, già presentato al Venice Production Bridge’s Gap-Financing Market, sposterà ora le riprese in Colombia, mantenendo l’ambiente sudamericano cruciale per la sua narrazione.
Un’analisi tecnica sul film
Armand, che continua la sua indagine sull’identità venezuelana, utilizza il cinema come mezzo per esplorare temi complessi come la corruzione e la lotta di classe. La scelta di ambientare “Death Has No Master” in una piantagione di cacao non è casuale: il cacao, tesoro agricolo venezuelano, diventa un simbolo delle risorse contese e dei conflitti interni. Armand intende riflettere criticamente su come un sistema legale corrotto possa innescare un ciclo senza fine di violenza, rendendo la giustizia un concetto quasi irrangiungibile.
La regia di Armand promette di utilizzare un’approccio visivo realistico, facendo largo uso di riprese a mano libera per sottolineare il senso di caos e instabilità che permea la vita dei personaggi. La decisione di spostare le riprese in Colombia è probabilmente legata a questioni logistiche ma anche alla volontà di catturare immagini autentiche del paesaggio latino-americano, enfatizzando l’atmosfera oppressiva della storia.
Un’opera in evoluzione
Jorge Thielen Armand, già noto per i film “La Soledad” e “La Fortaleza”, mantiene una costante dialogica tra passato e presente, creando un ponte tra l’esperienza personale e collettiva. Nella sua terza opera, Armand cambia prospettiva narrando la storia dal punto di vista di una donna esiliata da due decenni. Attraverso il personaggio di Carolina, Armand esplora sensazioni di rabbia e malinconia, segnate dal desiderio di un luogo da poter chiamare casa – un sentimento familiare a molti venezuelani, dopo l’esodo di milioni di persone dal paese.
Le prospettive del settore cinematografico
L’interesse del produttore Stefano Centini per questo progetto testimonia la crescente attenzione internazionale per i temi sudamericani. Centini, che ha prodotto anche il vincitore di Cannes “The Settlers”, vede in Armand un talento capace di parlare di identità e politica attraverso le esperienze di vita quotidiana. La collaborazione tra Armand e Centini non si ferma qui; i due stanno sviluppando ulteriori progetti che esploreranno nuove frontiere narrative e geografiche, tra cui una co-produzione Italia-Venezuela e un film in lingua inglese ambientato in Canada.
Collaborazioni e distribuzione
Il team sta cercando di coprire l’ultimo 30% del budget da 1,2 milioni di dollari attraverso il Tokyo Gap-Financing Market di TIFFCOM, aprendo anche alla distribuzione internazionale. La recente co-produzione tra Giappone e Italia potrebbe fornire un’importante piattaforma per la diffusione del film, con Centini che vede potenzialità in mercati asiatici per ottenere finanziamenti finali e talento creativo.
Il futuro delle produzioni internazionali
L’opera dimostra come il cinema possa essere un veicolo potente per affrontare questioni globali attraverso narrazioni locali. Armand, con la sua esperienza internazionale, è in grado di rendere la storia di Carolina un riflesso universale delle sfide dell’identità e della corruzione. Con film come “Death Has No Master”, possiamo aspettarci di vedere esplorate nuove dinamiche socio-politiche che risuonano con un pubblico globale.
Come suggeriscono le collaborazioni in corso e gli accordi internazionali, il futuro del cinema indipendente sembra essere sempre più interconnesso, permettendo storie complesse e potenti di raggiungere nuove vette di comprensione e empatia.